Editore Mattioli 1885 / Collana Frontiere
Anno 2019
Genere Narrativa Straniera
255 pagine – brossura e epub
Traduzione di Sebastiano Pezzani
Curatore Chiara Voltini
In un’estate calda, ai margini del lago Superiore, in una piccola cittadina del Michigan, Martin, trent’anni, ha ereditato la casa di una zia ed è intenzionato a restaurarla per poi trasferirsi lì, iniziando così una nuova fase della sua vita.
Qui conosce Hannah, che ha quasi venti anni e ne è rimasta indietro di uno a scuola per affrontare un problema personale che ha segnato la sua giovinezza.
I due s’innamorano all’istante e scivolano l’uno verso l’altra con passione e venerazione. Con l’aiuto del cugino di Martin, Pearly, un uomo di quarant’anni che ha sempre vissuto in quei luoghi, s’impegnano giorno dopo giorno al restauro di quella casa che nei loro sogni sta diventando parte del loro futuro.
Quando Sean Colby, ex ragazzo di Hannah, fa ritorno al paese in seguito ad un congedo improvviso dall’esercito per qualcosa che ha combinato quando era in servizio in Italia, ma di cui nessuno deve sapere niente, scopre della nuova relazione della ragazza e diventa ancor più consapevole del fatto che il sentimento che provava per lei non è morto ma si è trasformato in qualcosa di forte, distorto, potente, ingestibile, malato e velenoso.
“Hai fatto ciò che hai fatto. Quello che tu avresti voluto fare, non conta.”
Ovviamente Hannah e Martin si rendono gradualmente conto dell’atteggiamento di Sean che trasforma le loro giornate in un’attesa sfibrante carica di tensione in cui sembra inevitabile ciò che succederà. E non sarà niente di buono.
“Margine di fuoco” è un romanzo che ha l’ampio respiro dei romanzi americani. Segnato dai ritmi di un noir, qui si racconta di un luogo ben preciso che diventa emblema della storia e della società che lo vive. Una comunità fatta di individui diversi gli uni dagli altri che sono legati da origini comuni e che si dibattono, a volte senza speranza, per non avere anche il medesimo futuro. Un romanzo che ci mostra il tentativo di crescere, di migliorarsi. Il desiderio di molti di lasciare il proprio paese per le grandi città. Il coraggio di chi sceglie di restare. La presunzione di decidere quale sia la strada giusta da fare percorrere ai propri figli e la dimostrazione che spesso questa continua intromissione finisce per minarne l’equilibrio.
E’ un romanzo alimentato, non solo ma anche, da un’ossessione che minaccia d’inghiottirsi la sorte dei suoi protagonisti e che finisce per contagiare anche chi gli sta vicino.
Hannah che cerca di ritrovare il suo equilibrio dopo la situazione che ha affrontato. Martin che sta plasmando il futuro con le sue mani. Sean che non riesce a smettere di voltarsi indietro verso un passato che si ostina a trattenere con ogni forza e a volerlo riportare in un presente che non gli appartiene, servendosi della violenza. Pearly che dà a tutti un’immagine diversa di se stesso e che è convinto che per gli altri, purtroppo, conti molto di più ciò in cui credono piuttosto ciò che i fatti dimostrano. Il padre di Sean, un poliziotto locale che mette l’apparenza al di sopra di tutto e che intende dare alla verità il volto che preferisce.
Una lettura bella e profonda che mi ha trasportata sulle rive di quel lago; tra strade polverose; su un patio imbevuto di benzina; in un ufficio di polizia ad assistere impotente a come la realtà venga manipolata a beneficio di chi si identifica con l’autorità; sulle assi scheggiate di un pavimento a guardarsi veramente in faccia, come mai prima.
“A volte, è meglio finire ciò che si è iniziato.”
Federica Politi
Lo scrittore:
John Smolens insegna alla Northern Michigan University dal 1996. Ha pubblicato nove romanzi e una raccolta di racconti (My One and Only Bomb Shelter). È stato nominato per il premio Pulitzer e il National Book Award e il Detroit Free Press ha selezionato Margine di fuoco come miglior libro dell’anno.