Editore Pushkin Vertigo
Anno 2021
Genere Fiction, Thriller, Crime, Crime Fiction, Noir, Hard-boiled
224 pagine – brossura e epub
[English text further down]
“A Man Named Doll” è un noir moderno con uno stile distintivo, che segue l’anatomia classica dell’hard-boiled. È uno di quei libri che puoi immaginare come un fumetto, stampato a mezzi toni su una pagina di giornale. La prima sequenza mostra un piccolo ufficio investigativo malandato con due uomini seduti di fronte a una scrivania illuminata da una lampada da tavolo. La scena successiva è una vista di un’umida L.A. attraverso una finestra sporca… e così via, riecheggiando la vecchia scuola dei romanzi di Chandler con un pizzico di Bukowski.
Happy Doll (Bambola Felice…e non è uno scherzo ) è un ex agente della polizia di Los Angeles che lavora come guardiano alla “Thai Miracle Spa”; è un mezzo ebreo, mezzo poliziotto e mezzo detective con un mezzo terrier/mezzo chihuahua come aiutante. Nonostante il suo aspetto alla Marlow, Doll ha un modo tutto suo di farsi strada tra i cliché ed emergere dallo stereotipo: non ama le donne, ama una donna (ma è timido e non si decide a fare il primo passo); è spalleggiato da George (il suo fidato cane e co-protagonista), è trasandato, sporco e disordinato come ogni altro detective, ma il suo nome è come un riflettore: trovami un solo uomo tutto d’un pezzo che porta un nome dolce e divertente senza sembrare ridicolo (ok, certo che sembra ridicolo, ma Doll saprà farti cambiare idea). Si affida anche all’analisi freudiana per trovare i nodi da sciogliere per risolvere almeno alcuni dei suoi problemi.
“A Man Named Doll” ha una struttura complessa e ben stratificata a metà strada tra noir e thriller con uno studio approfondito del gergo dei gialli californiani e una profonda consapevolezza dell’anatomia di un classico romanzo hard-boiled. Eppure questo è un libro moderno con una trama contemporanea (cellulari con batterie perennemente scariche, gps, PC…) e non un omaggio anticato, impolverato e unto ai fasti del noir del passato. Il romanzo è tutt’altro che una riuscita imitazione del noir di Chandler e anche se puoi trovare molto del suo mondo, questo mondo è più un riflesso diafano su una finestra che l’immagine speculare guardata attraverso lo specchio.
La trama è il nodo che lega la macabra severità dei delitti, il carattere bonario del narratore e l’umorismo sardonico del protagonista. Se non fosse stato per la peculiarità di Ames di far scorrere tutto senza soluzione di continuità attraverso una trama solida, per non menzionare l’ottima prosa e quella spruzzata di folklore, tutto il castello sarebbe crollato al suolo. Il risultato è una storia credibile, personaggi ben disegnati, un magnifico cane co-protagonista (se fosse per me, George sarebbe il vero protagonista) sempre pronto a dare la zampa quando serve. I lettori abituati alle azioni non rimarranno delusi: inseguimenti adrenalinici con le zampe sul cruscotto, uomini malvagi che rapiscono una bella donna e torturano Doll (il protagonista, non il giocattolo…) e una fuga all’ultimo secondo dall’alcova del cattivo di turno.
Se sei un fan delle storie poliziesche con la pennellata oscura del noir e il modo fumettistico di rappresentare le scene “A Man Named Doll” è un libro che vale la pena leggere. Non solo per la sua moderna rievocazione di vecchi romanzi hard-boiled, ma per l’esplosione di novità in un genere dove tutto sembra già scritto…forse.
[For English Reader]
“A Man Named Doll” is a well written traditional Hard-boiled detective story with a distinctive style. It’s one of those books you can figure out as a comic strip, in half-tones on a newspaper page. The first sequence draw a shabby little detective office with two men sitting opposite a desk illuminated by a table lamp. The new drawing is a view of a rainy L.A. through a dirty window…and so on echoing the old school of Chandler’s novels with a hint of Bukowski.
Happy Doll (it’s not a joke) is an ex-LAPD cop working security at “Thai Miracle Spa”, he’s a half-jewish, half-cop, half-detective with an half-terrier/half-chihuahua as a sidekick. Beneath his hard-scrabbled Marlow-like exterior, Doll has his own way to push through cliques: he doesn’t love women, he loves one woman (but he’s shy to take the first step); he’s backed by George his co-protagonist beloved dog, he’s unkempt, dirty and messy as every other detective, but his name is like a spotlight: find just one hard man carrying a sweet and hilarious name without sounding ridiculous (ok, of course it sounds ridiculous, but Doll has his way to make you change your mind). He also leans on Freudian analysis to find the knot to untie for resolve at least some of his problems.
“A Man Named Doll” has a complex and well layered structure halfway between noir and thriller with a deep study of the Californian detective story slang, and a profound awareness of the anatomy of a classical hard-boiled novel. Yet this is a modern book with a contemporary plot (cell phones with permanently discharged batteries, gps, PC…) and not an antiqued, dusted and oily homage to the past glories of noir. The novel is all but a copycat version of Chandler’s noir. Even if you can find much of his world, this world is a more a diaphanous reflex on a window than a specular image of a mirror.
The plot is the clasp that binds the macabre severity of crimes, the narrator well-tempered nature and the sardonic humour of the protagonist. If not for Ames peculiarity to make it all flow seamless through a solid plotting, for not mentioning the excellent prose and that splash of folklore, all the castle would have collapsed to the ground. The result is a credible story, well-designed characters, a magnificent dog co-protagonist (if it was for me, George would be the actual protagonist) always ready to give the paw when needed. Readers used to actions won’t be let down: adrenaline-pumping chases with paws on the dashboard, evil men kidnapping beautiful woman and torturing Doll (the protagonist, non the toy…) and an escape at the last second from the alcove of the villain on duty.
If you’re a fan of crime stories with the dark brushstroke of noir and the comic-way of depicting scenes “A Man Named Doll” is a book worth reading. Not only for its modern way of recalling old hard-boiled novels, but for the burst of novelty in a genre where all seems already written…or not.
Matteo Bordoni
Lo scrittore:
Jonathan Ames è un autore americano con all’attivo numerosi romanzi, e due serie televisive “Bored to death – Investigatore per noia” (HBO) e “Blunt Talk” (STARZ).
Due dei suoi romanzi sono stati riadattati per il cinema “Un perfetto gentiluomo” (The Extra Man) del 2011 e “A Beautiful Day – You Were Never Really Here” (You Were Never Really Here) del 2017.
Tra i suoi romanzi troviamo:
I Pass Like Night (1989)
The Extra Man (1998)
Wake Up Sir! (2004)
You Were Never Really Here (2013 and expanded version in 2018)
A Man Named Doll (2021)