Intervista a Maurizio de Giovanni

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Torna Maurizio de Giovanni in libreria con il nuovo romanzo dedicato alla serie dei Bastardi di Pizzofalcone, edito da Einaudi, dal titolo Angeli.
Con I Bastardi di Pizzofalcone (2013) ha dato inizio a un nuovo ciclo contemporaneo (sempre pubblicato da Einaudi Stile Libero e diventato una serie Tv per Rai 1), continuato con Buio, Gelo, Cuccioli, Pane, Souvenir, Vuoto, Nozze, Fiori, e Angeli, che segue le vicende di una squadra investigativa partenopea.
Qui la biografia completa.

Lo abbiamo intervistato per farci raccontare qualcosa di più su questa nuova storia:

1. Bentornato su Contorni di noir e grazie per la tua disponibilità. La mia domanda d’apertura è sempre la stessa perché una delle mie più grandi curiosità quando leggo un romanzo è sapere come, quando e perché la storia, in questo caso Angeli per i Bastardi di Pizzofalcone, è nata nella mente del suo autore?
M.: Piacere tutto mio di ritrovarvi. In realtà, come sempre mi succede, mi accorgo dell’idea quando è già germogliata ed è venuta a galla dall’inconscio. Nella fattispecie, credo che la scintilla sia stata la condizione degli artigiani, che riparano e ricompongono, che sistemano e aggiustano in un’epoca in cui tutto spinge a buttare quello che è rotto e ad acquistare qualcosa di nuovo. Dal punto di vista dei sentimenti questo è terribile. Che cos’è se non un angelo, chi ci aiuta a conservare un pezzo di cuore al quale non vogliamo rinunciare?

2. In ogni romanzo della serie la vittima ha una particolare connotazione all’interno del quartiere o comunque della zona sotto la giurisdizione di Pizzofalcone. Come s’inserisce Nando Iaccarino all’interno di questo tessuto sociale?
M.: Nando è un estraneo. Lo è nella sua vita precedente, sospeso tra un ruolo riconosciuto pubblicamente e uno nei sentimenti e nelle passioni; lo è nel quartiere di Pizzofalcone, dove arriva da silenzioso nuovo artigiano, in punta di piedi. Lo è nella sua famiglia, come emerge con chiarezza nel corso del romanzo. E lo è fino alla fine della sua vita, pur nel nucleo di sicurezza che aveva immaginato di essersi creato. Di più, per ovvi motivi, non posso dire.

3. Filo conduttore di questa nuova storia sono gli angeli. Potresti rappresentare con una pennellata fugace di poche parole, soprattutto per chi non lo ha ancora letto, a cosa corrisponde quest’immagine per ogni membro della squadra dei Bastardi?
M.: Come sempre per me, il titolo è la chiave di tutto il romanzo. I Bastardi sono angeli feriti, che esercitano la funzione di aiuto del prossimo ritrovando ancora più profonde le loro stesse lesioni. Palma e Ottavia e il loro complicato difficile amore, Alex e la montagna insormontabile di essere se stessa, Romano e la difficoltà di vivere due vite per lui che è univoco per natura, la Piras che vuole andarsene e Lojacono che vorrebbe rimanere, Pisanelli che vuole continuare ad aiutare il proprio quartiere e Aragona che resta se stesso nonostante se stesso.

4. Fa la sua comparsa in questo romanzo la professoressa di Marinella che per poco lascia intravedere un po’ di sé. Ritroveremo questo personaggio nel prossimo libro e si farà posto magari nella vita di qualcuno? Se puoi lasciare qualche piccolo indizio…
M.: Non posso dire molto. A volte si incontrano personaggi che sono molto interessanti, ma non è detto che si rifaranno vivi. Certo Lucia è molto simpatica, e arriva in un momento abbastanza particolare. Chissà.

5) C’è una frase all’interno del libro, che mi piacerebbe tu argomentassi per i nostri lettori, che mi è rimasta impressa “L’omicidio è uno strappo, non una semplice scucitura.”
M.: Non c’è nulla di più stupido di quello che si è detto per anni del nostro genere, che è consolatorio perché rimette tutto a posto con la cattura di un colpevole. Non si rimette a posto proprio niente, in realtà. L’omicidio è uno strappo, e la cicatrice che lascia si vedrà per sempre, ha effetti irreversibili e crea molte vittime, non solo il morto ammazzato. Ci vuole cura e rispetto anche per raccontarlo nella finzione, credo molto in questo.

6) Uno dei fattori che tanto appassiona nei romanzi che appartengono a una serie è seguire i suoi personaggi all’interno della propria vita privata. Chi secondo te è più cambiato e perché rispetto ai primi libri?
M.: Non saprei rispondere. Sono cambiati tutti, passando dall’iniziale diffidenza reciproca a un gioco di squadra che a volte, ma solo a volte, assomiglia all’amicizia. Forse Palma, che riteneva Pizzofalcone un intervallo provvisorio della sua carriera e che oggi non mollerebbe mai la posizione; ma anche Lojacono, che non vedeva l’ora di tornarsene in Sicilia e che adesso mi sembra nato e cresciuto nella città.

7) Altra domanda sui personaggi però in riferimento alla serie televisiva che è arrivata alla terza stagione. Chi tra loro incarna di più e chi meno il personaggio così come era nato nella tua mente?
M.: Sono due linee narrative profondamente diverse, le storie che racconto sono simili ma non uguali. Per questo anche qui non saprei proprio rispondere, i Bastardi dei romanzi sono diversi da quelli della TV che a me, sia detto chiaramente, piacciono molto e trovo veramente azzeccati. Rispetto alla mia immaginazione, devo dire che Lojacono corrisponde meravigliosamente ad Alessandro e Aragona è assai divertente. Su chi vedo di meno, non dirò nulla nemmeno sotto tortura.

8) Quale sarà il prossimo tuo romanzo che troveremo in libreria, se puoi anticipare qualcosa?
M.: Non sarà un romanzo nero. Ci sarà un nonno, un nipotino e molta matematica. Uscirà per Mondadori. Non posso dire altro, se non che vi abbraccio con tutto il cuore. A presto.

Intervista a cura di Federica Politi