Ingebjørg Berg Holm – La rabbia dell’orsa

1581

Editore Carbonio / Collana Cielo Stellato
Anno 2021
Genere Thriller
304 pagine – brossura e epub
Traduzione di Andrea Romanzi
Titolo originale Rasende binne


Dopo tanto tempo certe cose mi rendo conto di averle già dette o scritte, sebbene – seguendo l’abusato motto latino repetita juvant – rimarcare certi concetti non lo reputo così erroneo. La scrittura riguarda la capacità di usare parole, frasi, paragrafi e incisi per qualcosa di più che meramente raccontare ciò che sta accadendo. La conoscenza approfondita della propria lingua e il suo uso sapiente permettono di far emergere minuscole sfumature che il lettore di primo acchito difficilmente nota, ma che invece si depositano nel suo subconscio e – come parte del tutto – contribuiscono a creare un’atmosfera, una sensazione, un sentimento, una premonizione di qualcosa, qualcosa che c’è, ma ancora no… Ecco quando uno scrittore è in grado di seminare in questo modo nel subconscio del lettore ha già ottenuto un enorme risultato: si chiama dipendenza. Ci si sente attratti dal libro, dal racconto e lo si munge fino alla sua ultima stilla, insaziabilmente.

Il romanzo di Ingebjørg Berg Holm può benissimo essere usato come esempio di questo, di quanto l’autrice sia stata in grado di generare questa sorta di disagio emotivo, nascosto tra le sottigliezze della prosa – cosa che possiamo trarre grazie all’ottimo lavoro di traduzione di Romanzi – tra le pieghe minute quasi impercettibili che affiorano e che sono sufficienti a farci ritrovare dopo poco con un inspiegabile – o spiegabilissimo, a questo punto – senso di orrore profondo. C’è qualcosa di traballante, qualcosa di storto e  di malsano nelle relazioni e nella mentalità dei personaggi così come in quello che si fanno l’un l’altro. Questo senso di disagio è quello che crea un orrore che cresce e cresce man mano che si girano le pagine.

Il racconto è scandito da una serie di capitoli, ognuno dedicato a uno dei tre personaggi chiave: Nina, Njål, Sol, sempre con questa cadenza. Tre personaggi totalmente diversi, a loro modo raccapriccianti o troppo “umani”, differenti da quel “ferino” che il titolo si porta dietro (poi vi dico del titolo alla fine…). Partiamo dall’ultimo: Sol. Sol è la moglie di Njål, è un sacerdote (in Norvegia la chiesa protestante lo consente, ndr), ma è un sacerdote molto lontano dal nostro ideale: lei beve, fuma e vagheggia di portarsi a letto il marito dei vicini. Njål, invece, è un ricercatore ed è figlio della corrente “vichinga” che da qualche anno imperversa in Norvegia, coloro che vogliono rinsaldare i valori della loro cultura, e su questo è molto attivo. I due hanno una relazione che va a rotoli perché Njål vorrebbe un figlio suo, mentre Sol non può averne. Ed ecco entrare in scena Nina, collega di Njål. Hanno una relazione, nasce una bambina, Lotte. Mai nome fu più onomatopeico di quanto accade in seguito, cosa che vi lascio scoprire in toto.

Da questo momento in avanti la situazione si fa sempre più complessa ed inizia a delinearsi quel sentore nascosto di cui parlavamo in apertura che inerisce al lato psicologico del comportamento dei personaggi e che conferisce al resto del romanzo quel suo aspetto quasi spaventoso. Ci sono circostanze che vengono presentate in modo mai diretto, ma allo stesso tempo mostruosamente evidente: abuso, stupro, follia, antico maschilismo, prevaricazione, abbandono e narcisismo. Tutto viene raccontato attraverso i tre punti di vista di Nina, Njål e Sol, ciascuno in prima persona, e questa è una mossa geniale: perché tutti possediamo la nostra verità, ma è la verità assoluta? No, non lo è, ed è esattamente ciò che rende il romanzo ulteriormente interessante ed astuto.

Trovo che questo indugiare in quello che può apparire – in superficie – come un approccio più da “fiction” che non da “thriller” sia in realtà il vero “thriller”. La capacità letteraria con cui le sottigliezze, i nervosismi, le follie, le tensioni, sono descritte e lasciate sedimentare è quello che a me fa piacere quando leggo un thriller e me lo fa identificare come tale. Se ci pensate la parola stessa in inglese ha quel significato: brivido, fremito, passione. Permettetemi due parole al volo sul titolo (un mio vecchio pallino per chi mi legge da tempo): Rasende Binne è letteralmente “Femmina Furiosa”. Capirete leggendo il perché sia stata tirata in ballo l’orsa, ma a me piaceva già così (pignolino!!! ahah!).

Michele Finelli


La scrittrice:
Nata nel 1980 nella cittadina norvegese di Larvik, Ingebjørg Berg Holm è considerata tra le voci più interessanti nel panorama del thriller scandinavo. Laureata in Belle Arti, lavora come architetta di interni a Bergen. Nel 2015 esordisce nella narrativa con Stars Over, Darkness Below, bestseller pluripremiato in patria, a cui fa seguito il mystery a sfondo storico Barefoot over the Ice. La rabbia dell’orsa, uscito nel 2021, è il suo nuovo romanzo, in cui Berg Holm indaga le conseguenze devastanti dell’incuria verso la natura, il contrasto tra istinto animale e sovrastrutture culturali, le difficili dinamiche di coppia, il dilemma della maternità tra desiderio e rifiuto.