Editore Altrevoci / Collana Altre Ombre
Anno 2021
Genere giallo
392 pagine – brossura e epub
L’anno dopo il thriller psicologico “L’ultimo rintocco”, Diego Pitea torna nelle nostre librerie con “La stanza delle illusioni”, un giallo dallo stile più classico, palesemente ispirato alla sua amata Agatha Christie.
Richard Dale, lo psicologo anglo-italiano specializzato in criminologia già protagonista del romanzo precedente, riceve la visita, inattesa e in quanto tale non particolarmente benvenuta, di un certo avvocato Calli, che ha intenzione di ingaggiarlo per conto del ricchissimo industriale Cesare Borghi il quale ha ricevuto qualche lettera minatoria, completamente anonima.
Sia pure con qualche esitazione, Dale accetta il caso e viene quindi invitato da Borghi, sotto false pretese, in una sua villa sulle Dolomiti per un fine settimana al quale partecipano anche la moglie di Borghi, una loro amica e convivente dal ruolo poco chiaro, il socio in affari di Borghi, lo stesso Calli, il medico personale dell’industriale e un paio di membri della servitù. Richard viene accompagnato, nonostante qualche iniziale resistenza da parte sua, dall’amata e bellissima moglie Monica.
Una terribile nevicata finisce per isolare la villa, in un riadattamento ben congegnato della mansione sull’isola di “Dieci piccoli indiani” di Agatha Christie, nella quale avvengono alcuni fatti tragici che preferisco non anticipare in questa recensione; fatto sta, comunque, che Dale si ritrova di fronte al più tipico mistero della camera chiusa, in una situazione che per lui, che ha la sindrome di Asperger e quindi predilige la routine e rifugge per quanto possibile le emozioni forti, a volte risulta essere molto stressante, soprattutto quando crede di avere perso i due mattoncini di LEGO con cui è abituato a giocherellare e allo stesso tempo è privo delle liquirizie che ama succhiare mentre riflette.
Diego Pitea, in questo romanzo, ci carica di sorprese. Quelle che, nelle mani di un autore diverso, forse più calcolatore, avrebbero potuto essere le trovate chiavi di una mezza dozzina di romanzi, sono qui invece incastrate l’una con l’altra in una storia appassionante, piena di colpi di scena e di sorprese del tutto inattese. Questo ci porta a un finale del tutto imprevedibile, in cui la colpevolezza e l’innocenza sono concetti relativi, confusi in una rete di dubbi e di mancanza assoluta di fiducia reciproca tra i personaggi.
Si tratta di un romanzo che si legge bene, scorrevole, anche nelle parti in cui l’autore decide di darci mezza pagina di respiro descrivendoci paesaggi incantevoli e allo stesso tempo angoscianti. È quanto di più vicino a un giallo classico, sulla falsariga dei capolavori di Dame Agatha Christie o di Sir Arthur Conan Doyle, sia uscito negli ultimi anni, almeno in Italia. Forse, verso il finale, si corre un po’ il rischio che le mille sottotrame che vanno tutte a confluire nel confronto conclusivo confondano un po’ il lettore, ma… basta un po’ di attenzione, e tutto si dipana. Basta fidarsi di Richard Dale.
Marco A. Piva
Lo scrittore:
Diego Pitea ha 45 anni e vive a Reggio Calabria, nella punta dello Stivale. Ha iniziato a scrivere a causa di un giuramento, dopo un evento doloroso: la malattia di sua madre. Il tentativo è andato bene perché il suo primo romanzo Rebus per un delitto è risultato finalista nel 2012 al premio “Tedeschi” della Mondadori, affermazione ribadita due anni dopo con il secondo romanzo: Qualcuno mi uccida. Nel 2020 è stato pubblicato L’ultimo rintocco, un thriller psicologico con il quale ha ottenuto un notevole riscontro di vendite e di critica. È sposato con Monica – quella del libro – e ha tre figli meravigliosi: Nano, Mollusco e Belva.