Editore Piemme
Anno 2023
Genere Thriller
480 pagine – brossura e epub
Traduzione di Gaia Cangioli
La prima cosa che emerge dalle pagine di questo lavoro di Morgan Audic è che Chernobyl è prima di tutto una contraddizione, un luogo vivissimo nella memoria di chi ha vissuto la tragedia nucleare del 1986 e in tutti i libri di storia ma anche uno spazio morto dove il tempo si è fermato cristallizzando, come in una repentina glaciazione, tutto ciò che era stato fino al giorno della catastrofe.
Prima di addentrarmi nella sostanza del romanzo credo sia doveroso fare una precisazione geografica che riguarda appunto la ex-centrale nucleare che si trova a Pripyat a poca distanza dalla cittadina di Chernobyl, questo perché il mio consiglio sarebbe quello di andare a vedere le foto dei due siti facilmente reperibili in Rete per avere una vivida immagine delle non comuni ambientazioni del libro con una menzione speciale per la piscina Lazurny.
Un’altra scoperta che ho fatto, e che mi ha non poco impressionato, è che esistono tour organizzati in quella che viene definita “zona di esclusione” di Chernobyl ovvero in quella zona che, dal 1986, è chiusa a qualsiasi attività umana che non sia strettamente legata alla bonifica dell’area stessa.
Però, nonostante le durissime sanzioni previste, esistono continue e ripetute violazioni del divieto da parte di persone definite stalker (presenti anche nel romanzo) che si muovono con tecniche da commandos in missione all’interno del territorio interdetto gestendo traffici di varia natura ovviamente al di fuori della legge.
Ma i giri turistici della durata di un giorno che partono da Kiev, sono consentiti rispettando ben precise condizioni di sicurezza per gli ospiti, ed è proprio una delle guide di questi tour che, all’inizio del libro, scopre un cadavere con evidenti segni di torture appeso a uno dei palazzi istituzionali del villaggio fantasma, un evento che riapre una dopo l’altra ferite risalenti all’epoca dell’incidente alla Centrale che trascinano con sé ricordi dolorosi, personaggi ai livelli più bassi dell’umanità, vendette trasversali e un regista occulto degli eventi più tragici.
E non meno tormentati sono i protagonisti della storia a partire da Aleksandr Rybalko, ex-poliziotto moscovita dal passato piuttosto turbolento con una famiglia in disfacimento e un dramma personale che lo renderà ancora più cinico di quanto non sia già. Inoltre, è originario proprio di Pripyat e le sue origini unite a conoscenze poco raccomandabili per un poliziotto e a un passato di combattente in Cecenia, ne fanno l’uomo giusto per un’indagine parallela e per nulla autorizzata sull’omicidio iniziale finanziata dal padre della vittima, un potentissimo oligarca russo disposto a spendere milioni e conoscenze altolocate pur di conoscere una verità che secondo lui, vista la guerra in corso in Donbass, le autorità ucraine avrebbero tutta l’intenzione di insabbiare.
L’indagine ufficiale delle autorità ucraine è invece affidata al capitano Iosif Melnyk, veterano della polizia, burbero e disincantato il cui problema più grande è rappresentato da una moglie rosa dall’apprensione per il suo lavoro in una zona contaminata e un figlio combattente in Donbass dotato di molto patriottismo e nemmeno un giubbetto antiproiettile.
Melnyk è coadiuvato da Galina Novak una ragazza appena uscita dall’Accademia di Kiev della quale tutti si chiedono cosa possa aver combinato di grave per essere assegnata al primo incarico a un commissariato dal quale tutti cercano di fuggire.
Con questi personaggi inseriti nell’ambientazione quasi lunare della zona, in tutta l’opera aleggia una nota di tristezza per il presente e nostalgia per il passato nel quale i fasti, veri o presunti, del gigante sovietico erano fonte di benessere economico e orgoglio patriottico entrambi dissoltisi con la caduta dell’URSS e la frammentazione delle sue ex-repubbliche nel solco di nazionalismi molto radicati e causa ancora oggi di conflitti e tensioni.
E la narrazione di Audic, solida e cruda, non fa sconti al lettore nel descrivere le conseguenze socio-economiche del tracollo dell’ex superpotenza proiettandolo in un mondo popolato quasi più da fantasmi sopravvissuti al passato che da persone con una reale prospettiva di vita, tanto che risulta difficile al lettore immaginare i luoghi in una luce che non sia quella cupa e fosca di un crepuscolo post-apocalittico.
Coerentemente cruda è la descrizione dei personaggi che, dovendo vivere immersi in un non-luogo dove la vita è sempre sospesa su un filo sottilissimo, sono spesso caratterizzati da una visione dicotomica della loro vita contraddistinta da un fortissimo istinto di sopravvivenza intervallato da momenti di nichilismo più o meno consapevole.
Per confezionare una storia che tenga sempre desta l’attenzione del lettore gli ingredienti ci sono tutti, dalla storia che ne contiene altre e più drammatiche, ai protagonisti che spesso suscitano una forte empatia nel lettore fino a luoghi che richiamano eventi ben impressi nella memoria di tutti.
Elementi che l’autore dispone molto bene su una trama narrativa consistente e mai banale. Decisamente consigliato.
Mauro Bossi
Lo scrittore:
Morgan Audic, nato a Saint-Malo nel 1980, è uno dei più apprezzati autori di polizieschi in Francia. Omicidio a Chernobyl, il suo secondo thriller, ha venduto più di 70.000 copie e ha vinto l’Étoile du meilleur polar del quotidiano Le Parisien, il Prix Découverte Polars Pourpres e il Prix des lecteurs Le Livre de Poche Polar. Vive a Rennes, dove insegna storia in un liceo.