Erica Arosio e Giorgio Maimone sono giornalisti e scrivono a quattro mani dal 2013. Innamorati di Milano e della sua bellezza discreta, assieme hanno pubblicato una serie di gialli ambientati negli anni Cinquanta e Sessanta, entrando a pieno titolo tra i cantori più appassionati della città. Li abbiamo intervistati in occasione dell’uscita del loro nuovo romanzo, Mannequin, pubblicato da Mursia Editore (2023).
1. Benvenuti su Contorni di Noir. Le vicende di Greta e Marlon sono ormai conosciute tra i lettori di noir, come è nata l’idea per creare i loro personaggi?
A&M: Nascono in modo casuale, come molti personaggi. In quanto funzionali al romanzo che si stava scrivendo. Non nascono come “seriali”. Anche perché nel 2013 non sapevamo ancora se avremmo potuto dare seguito alle attività di scrittura o meno. Era il nostro primo libro assieme. L’idea e i nomi sono di Erica, poi ognuno ha sviluppato meglio le caratteristiche del proprio personaggio. Greta è decisamente originale e quasi provocatoria nel suo genere. Una giovane donna degli anni 50 che fa un lavoro allora reputato “da uomo”, che ha problemi alimentari, problemi sessuali, che si ferisce per provare piacere, che ha ombre oscure dietro le spalle. Marlon, che deve il suo soprannome alla crasi tra nome e cognome (Mario Longoni) è invece costruito sul prototipo del detective alla Chandler, ma pesantemente spruzzato in salsa milanese. Nell’idea originale Greta era la protagonista e Marlon la spalla. Nel corso dei romanzi l’importanza dei due si è andata pareggiando.
2. Come si svolge la ricerca per quanto riguarda la storia di Milano e come la si adatta a un romanzo moderno?
A&M: Ci sono molti libri sulla storia di Milano che abbiamo letto e sfogliato, c’è su Instagram il bellissimo profilo di Milano scomparsa che raccoglie fatti stupendi del secolo scorso, ricchi di dettagli e spunti e poi, soprattutto, c’è la miniera dei giornali dell’epoca, fonte privilegiata delle nostre ricerche. Abbiamo visto molti film del periodo, qualche filmato Rai. Insomma, il materiale non manca, considerando anche i ricordi delle nostre famiglie. Come adattare tanti spunti storici a un romanzo scritto e letto oggi è un interrogativo che ci siamo posti fin dal primo giallo, Vertigine, uscito nel 2013. Le risposte sono state varie e dibattute. Di sicuro ci piace (e un po’ lo sentiamo come compito) mantenere viva la memoria, ma in agguato c’è il rischio della pedanteria. Quindi cerchiamo di non appesantire mai i riferimenti, di non “appiccicarli” ma di renderli interni (e necessari) allo svolgimento dell’azione. Anche sul linguaggio abbiamo riflettuto parecchio. Se, quando parlano i protagonisti, cerchiamo di ricreare i termini dell’epoca, ricorrendo a volte anche al dialetto, molto più in uso allora che oggi, quando è il narratore ad avere la parole siamo più moderni: scriviamo oggi per lettori di oggi.
3. Nei vostri romanzi mi colpisce molto il voler raccontare una Milano storica facendo conoscere al lettore il passato, perché è stata scelta questa ambientazione?
A&M: Il nostro sguardo rivolto al passato, ci piace ripeterlo, non è nostalgia, ma la necessità di salvaguardare la memoria. La memoria di una città soprattutto che non si è mai rassegnata a restare usuale a sé stessa, ma, che da fine Ottocento in poi, ha sempre avvertito la necessità di cambiare faccia. Non sempre con buoni risultati. L’ultima svolta si è avuta con la Milano dei grattacieli di Citylife e dell’Isola, due quartieri completamente reinventati. Ma la lotta per la modernità è passata attraverso l’abbattimento delle mura spagnole, l’interramento dei Navigli, il tentativo di creare un’autostrada urbana da Loreto al Sempione, l’abbattimento dei quartieri popolari nel centro, come il Bottonuto. Ecco, la nostra città non è mai stata una città museo, ma nervosa come un cavallo brado e pervasa da un’ansia di modernità che l’ha spinta più volte a rinnegarsi e reinventarsi. Fare sopravvivere la memoria significa anche cercare di non ripetere gli errori del passato.
4. In Macerie si presentava al pubblico la mondanità della Scala, in Mannequin le prime sfilate di moda internazionale. Quali altri passaggi sono obbligati per raccontare la storia di una città?
A&M: Moltissimi e sarebbe troppo ambizioso pensare di abbracciarli tutti. Uno degli aspetti a cui prestiamo attenzione è il cambiamento urbanistico che ha segnato le tappe di evoluzione della nostra città. Ci sono stati nel corso degli anni quartieri spariti (pensiamo al Bottonuto che tanto spazio e ha in Macerie), i Navigli coperti, quartieri periferici entrati a pieno diritto nella città, la costruzione della metropolitana. Scrivendo immaginiamo di camminare nella Milano degli anni che stiamo raccontando e di vedere quello che si vedeva allora. Ad esempio la città era molto meno verde di oggi. Abbiamo deciso di ambientare ogni avventura di Greta e Marlon in un quartiere particolare, proprio per raccontarlo meglio.
5. In Mannequin si introduce la moda e un mondo che farà di Milano una capitale mondiale: come si acquisiscono conoscenze su un passato a noi forse lontano e poco conosciuto?
A&M: Ricerche, ricerche e ancora ricerche. Ogni romanzo storico si base sulle ricerche, sulla consultazione di libri, film, fotografie, musiche e giornali d’epoca. Quello a cui bisogna stare attenti poi è non riversare tutto il contenuto delle ricerche nei libri, perché così facendo diventerebbero noiosi. Bisogna distillare il sapere, darne la giusta spezia, all’interno delle vicende narrate, in modo che non sembrino cartoline d’epoca appese sopra. Utilissimi per il nostro scopo sono i quotidiani d’epoca, perché presentano un’immagine della realtà quotidiana non mediata dal passare del tempo. Sono cronaca in diretta di Milano e dei milanesi, dei modi di dire e degli stili di vita, dei programmi tv e dei film in circolazione. Una manna per ogni scrittore!
6. Vi immagino passeggiare per Milano quando leggo le descrizioni della città nei vostri romanzi; riuscite a descrivere l’ambiente solo tramite la vostra memoria o uscite effettivamente “sul campo”?
A&M: Usciamo sul campo, camminiamo, bussiamo ai portoni, entriamo nei giardini. Qualche volta divertendoci a dire: stiamo scrivendo un romanzo. Per Non mi dire chi sei ad esempio abbiamo visitato il magnifico Palazzo Castiglioni di corso Venezia, oggi sede della camera di commercio. L’unica porta che non ci è stata aperta è stata quella di una casa di via Brera. Stavamo facendo sopralluoghi per Macerie, ma ahimè il portiere è stato inflessibile. Non ci sono più le portinaie simpatiche e pronte a collaborare che incontra Marlon. Neppure quelle così preziose dei romanzi di Simenon. Ma grazie al cielo la fantasia viene sempre in aiuto e mai dimentichiamo di non essere cronisti ma narratori. Via libera all’invenzione, quindi.
7. I personaggi di Greta e Marlon si evolvono durante gli anni, e in questo ultimo romanzo vediamo soprattutto i cambiamenti dell’uomo: è davvero la fine di un detective così bravo?
A&M: Nelle nostre intenzioni “Mannequin” potrebbe essere l’ultimo romanzo in senso cronologico, che vede assieme, come soci, Greta e Marlon. Marlon si ritira a vita privata. Questo non vuol dire che finirà la serie, perché, ad esempio, stiamo già lavorando al capitolo successivo che si intitolerà “Gran Varietà” e che si svolgerà nel 1956, nel momento in cui il teatro di rivista cede il posto alla televisione, gradatamente, muore. Non escludiamo che vi siano anche avventure cronologicamente successive, magari nel ’68 e dintorni, ma Marlon e Greta vi parteciperanno separati. “Mannequin”, quindi, con le divisioni e i litigi tra i due soci, rappresenta il capitolo finale della loro vicenda comune. Ma solo cronologicamente.
8. Ringraziandovi per aver risposto pazientemente alle nostre curiosità, tralasciando questa serie, avete altri progetti per il futuro? Un anteprima per Contorni di Noir?
A&M: Sì, un progetto un po’ particolare c’è, un’esperienza nuova e interessante, non una nostra idea, ma una proposta alla quale abbiamo volentieri risposto: a gennaio uscirà su Audible Googleplay e tutte le principali piattaforme una audio serie originale sulla Male del Brenta: Faccia d’angelo, la storia di Felice Maniero. E’ stato un lavoro impegnativo ma interessante. Sono dieci puntate di un’ora ciascuna. Maniero di cui sapevamo poco e su cui quindi abbiamo fatto molte ricerche, è un personaggio pazzesco. Oltre a questo stiamo lavorando al nuovo Marlon e Greta, come detto sopra, mentre Giorgio da solo sta per ultimare la quadrilogia di Brera, con un nuovo detective, Filippo Marro, che vive e lavora nella Milano di oggi. Dopo “Sole su Brera”, “Pioggia a Brera”, “Nebbia su Brera”, sta per uscire “Neve a Brera”.
Intervista a cura di Adriana Pasetto