Giorgio Ballario: Latin noir e Imanol Caneyada – Litio

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Come da segnalazione che avevamo fatto qualche giorno fa sul nostro blog in merito alla sinergia tra Latin Noir, il blog di Giorgio Ballario e il nostro blog, oggi Giorgio ci parlerà di una scoperta interessante. Che dite, siete curiosi?

Approfittando della mia presenza alla Feria Internacional del Libro di Guadalajara, dato che non amo troppo leggere il formato ebook, ho colto l’occasione per far man bassa di alcuni libri in lingua originale non tradotti in Italia. Il primo che sono andato a comprare nel fantasmagorico stand di Editorial Planeta è stato Litio di Imanol Caneyada, il romanzo che l’estate scorsa ha vinto il Premio Hammett alla Semana Negra di Gijòn, il più importante riconoscimento per gialli e noir in lingua spagnola.

Ci tenevo a leggerlo perché in passato ho avuto occasione di conoscere Imanol di persona, perché di solito l’Hammett premia ottimi romanzi noir e infine perché l’argomento del libro è interessante e da noi poco conosciuto. A fianco del Messico ostaggio della terribile violenza dei narcos, c’è infatti un altro Messico, ricco di preziose materie prime, diventato riserva di caccia per società multinazionali d’ogni parte del mondo in cerca di metalli e terre rare a buon prezzo. E in un Paese dove la politica è debole, la corruzione endemica e la violenza pressoché impunita, come si evince dal romanzo, la caccia non ha regole.

Litio è un romanzo noir originale, che Caneyada delinea con una narrazione poco consueta nella quale non c’è un vero protagonista ma si muovono quasi allo stesso livello personaggi differenti, che intrecciano la loro porzione di storia vista da diverse angolature. Ad esempio il romanzo si apre con Guy Chamberlain, geologo della società canadese Inuit Mining Corporation, un uomo perbene, un tecnico serio e professionale che però non si fa troppe domande sui metodi usati dalla propria società per cercare ed estrarre il prezioso litio dal sottosuolo dello Stato di Sonora, nel nord del Messico. Il suo capo, Jonathan Ironwood, è invece il classico manager senza scrupoli, pronto a passare sul cadavere della sua stessa madre se servisse a incrementare il business; infatti ricorre spesso ai servigi clandestini di Marc Pierce, il funzionario preposto ai lavori sporchi, una specie di “Mister Wolf” che risolve i problemi con metodi poco ortodossi e che alla fine rimarrà inguaiato dai suoi stessi sistemi (ed è forse la figura più convincente del romanzo). E poi Margaret Rich, ambasciatrice canadese in Messico, una diplomatica a fine carriera stufa di dover obbedire alle ragioni degli affari che ormai prevalgono sulla politica, ma incapace di ribellarsi.

Sul versante messicano, Caneyada racconta la parabola di Maria Antonieta Ochoa, una donna di mezz’età fuggita dal marito possessivo e tornata a vivere sulla sierra, nella fattoria ereditata dal padre, trasformata in un’azienda florovivaistica che esporta fiori negli Usa. Maria Antonieta conduce una vita quasi monastica, condivisa con il suo braccio destro e amante Heriberto, un indio amante della musica e legato alla sacralità della terra; e l’anziana madre della donna, Ana Maria, offuscata dall’Alzheimer, che intreccia passato e presente nel suo mondo onirico e surreale. Ma il loro desiderio di pace e di lontananza dal mondo si scontra con un terribile “torto”: avere dei terreni sopra una zona ricca di litio. Quel che ne consegue è facilmente immaginabile.

Caneyada ha il pregio di presentare i suoi personaggi senza moralismo né ipocrisia, in una traiettoria verso un finale già scritto che tuttavia non lascerà sul campo vincitori e vinti, perché in definitiva da entrambe le parti rimarranno solo sconfitti. «L’obiettivo di questo romanzo», ha detto l’autore in un’intervista al quotidiano El Sol de Mexico, «era di esplorare dei personaggi che si trovano sull’orlo dell’abisso, con le loro amicizie, amori, delusioni e rapporti familiari. E anche capire come si può affrontare una macchina implacabile e senza volto che finisce per triturare anche coloro che in un primo momento sembravano carnefici, e non vittime». Una realtà che a noi europei può persino sembrare fiction esasperata, tanto ci appare inverosimile. Eppure è tutto vero, o quanto meno verosimile: Imanol Caneyada ha lavorato anche come giornalista e si è occupato spesso degli abusi delle multinazionali minerarie nei confronti dei piccoli proprietari terrieri e delle comunità indigene del Messico. E dietro questi giochi di potere, che muovono centinaia di milioni di dollari, alla fine compare sempre il volto spettrale del narcotraffico e della criminalità organizzata. Che non disdegnano di diventare il braccio armato – e prezzolato – dei grandi interessi stranieri se c’è qualche ostacolo da eliminare.

Giorgio Ballario


Lo scrittore:
Nato nei Paesi Baschi nel 1968, Imanol Caneyada vive in Messico da oltre trent’anni occupandosi di giornalismo e letteratura. È autore di molti racconti e romanzi di genere noir e non è ancora stato tradotto e pubblicato in Italia.

Imanol Caneyada, Litio, Editorial Planeta, 269 pagine, 2022