Negli anni Settanta e Ottanta a Cuba andava per la maggiore il poliziesco “rivoluzionario”, promosso dallo Stato socialista.
Il poliziesco, con i suoi sottogeneri giallo, thriller e noir, è di sicuro uno dei modelli narrativi più amati al mondo; ma in certi casi è stato anche strumento politico al servizio di un’idea, spesso di un regime dittatoriale. È il caso del Ventennio fascista, che ha prima sfruttato il giallo per i suoi fini e poi l’ha bandito, almeno in via formale, per le sue presunte ricadute antisociali; ma è successo anche a Cuba tra la fine degli anni Sessanta e la fine degli anni Ottanta, quando si è sviluppato – ed ha avuto molto successo – il cosiddetto “poliziesco rivoluzionario”. Un fenomeno poco conosciuto e che, di fatto, non ha superato i confini nazionali.
A partire dagli anni Cinquanta il poliziesco, che fino ad allora era stato un genere tipico del mondo anglosassone e comunque europeo, ha cominciato a prendere enormemente piede in Messico, Argentina e Uruguay. Ed è sbarcato anche nella Cuba pre-rivoluzionaria con i romanzi “El ojo de vidrio” (1955) e “El asesino de la rosa” (1957) di Leonel López-Nussa. Dopo il trionfo castrista c’è stata una pausa durata alcuni anni, ma poi già sul finire degli anni Sessanta anche a L’Avana si è deciso di sfruttare al meglio questo tipo di narrativa popolare, tanto che durante il boom della letteratura poliziesca cubana sono stati pubblicati centinaia di romanzi di autori nazionali con tirature di milioni di copie. Una valanga che si è poi esaurita per motivi soprattutto economici con l’arrivo del cosiddetto “Periodo especial”, vale a dire la profonda crisi provocata dal crollo dell’impero sovietico e dalla fine del sostegno di Mosca all’isola dei Caraibi.
Ma negli oltre vent’anni che hanno caratterizzato gli anni d’oro del poliziesco cubano è stata creata un’estetica tutta particolare, e inimitabile, del romanzo di genere. Promosso, incentivato e finanziato dallo Stato rivoluzionario. A incoraggiare gli autori cubani sono stati alcuni premi letterari come il “Concurso aniversario de la Revoluciòn” (sovvenzionato dal Ministero dell’Interno e sostenuto dalla casa editrice Capitàn San Luis, che poi pubblicava le opere) e la comparsa di alcuni romanzi pionieristici come “Enigma para un domingo” di Ignacio Cárdenas Acuña (pubblicato nel 1970).
Nell’aprile del 1971, chiudendo a L’Avana il primo congresso sull’educazione e la cultura, Fidel Castro sostenne che «l’arte è un’arma della rivoluzione» e chiarì i limiti di ciò che era consentito, anche nella letteratura popolare come il poliziesco: «La nostra valutazione è politica. Non può esserci valore estetico senza contenuto umano. Non può esserci valore estetico contro la giustizia, contro il benessere, contro la liberazione, contro la felicità dell’uomo». Ecco allora la necessità di sviluppare un romanzo poliziesco adattato all’ambiente cubano […]
Articolo di Giorgio Ballario su Latin Noir
Fonti: Ignacio Iriarte, “Leonardo Padura. El policial, el archivo y la tradiciòn cubana” (CONICET – Universidad Nacional de Mar del Plata)
Claudia Gonzàlez Marrero, “La novela policial en Cuba en la década del 70”, in Rebeliòn, 2008
Lorenzo Lunar, “Estética y estática de la novela policial cubana” in Retóricas del crimen, 2011