Editore St. Martin’s Press (Macmillan)
Anno 1981
Genere giallo/noir/comico
226 pagine – Paperback
Questa recensione si basa sulla lettura della versione originale, in inglese, del libro, che non è mai stato tradotto in italiano.
Qualche tempo fa mi è nata la curiosità di leggere questo romanzo, dal quale è stato (liberamente, molto liberamente) tratto il film “Chi ha incastrato Roger Rabbit” (il punto interrogativo nel titolo non c’è, non ci avevo mai fatto caso prima), che suppongo tutti conosciamo. Quello che mi aveva particolarmente stupito è il fatto che questo romanzo, in realtà il quarto uscito dalla penna dell’autore, non sia mai stato tradotto in italiano.
E ho scoperto che, in comune con il film, ci sono i personaggi principali e, più o meno, l’ambientazione. E basta. Anche i personaggi sono abbastanza diversi da come li abbiamo visti sul grande schermo.
Siamo nei primi anni ’80 del ventesimo secolo, in contemporanea quindi con la pubblicazione del libro, a Los Angeles. I personaggi dei fumetti (e non dei cartoni animati, come nel film) sono ghettizzati e vittime di razzismo continuo, anche se il movimento per renderli cittadini paritari agli altri comincia a mostrare i suoi risultati e vari personaggi si sono ormai trasferiti nelle zone abitate dalle persone “di carne”; cominciano a esserci i primi matrimoni misti. Insomma, è palese come i personaggi dei fumetti sono, nella mente dell’autore, un modo per parlare della situazione degli afroamericani e dei nativi americani (tanto che sono stati i fumetti ad accogliere i Padri Pellegrini con un tacchino, dando così origine alla festa del Ringraziamento). E questi personaggi parlano… a fumetti: dalle loro bocche escono, appunto, dei fumetti contenenti la frase pronunciata, scritta in grafie differenti a seconda del tono di voce. Alcuni, però, hanno imparato a inghiottire il fumetto, tanto da sembrare quasi (quasi) persone di carne. I fumetti che leggiamo non sono che dei fotoromanzi da loro interpretati, e quelli che chiamiamo “disegnatori” sono dei bravi fotografi.
In questo contesto, l’investigatore privato, burbero e squattrinato, Eddie Valiant viene ingaggiato da Roger Rabbit perché il coniglio insiste che i suoi agenti, i due fratelli DeGreasy, gli hanno promesso una parte da protagonista per poi rinnegare la parola data. Nel frattempo, la sua adorata moglie Jessica lo ha lasciato proprio per Rocco DeGreasy, il più intelligente dei due.
Parlando con le parti interessate (Roger, i DeGreasy, Jessica, la fotografa, Baby Herman il protagonista delle strisce nelle quali appare Roger), Eddie si fa l’idea che in realtà Roger abbia torto, che stia solo reagendo male alla separazione dalla moglie, bellissima ma superficiale e arrivista. Ben presto, però, accade una tragedia: Rocco DeGreasy viene assassinato. Eddie va a casa di Roger per parlargliene, ma anche il coniglio è stato ucciso (la parola che viene usata per i fumetti assassinati è “censurato”, da cui il titolo del romanzo). Ha però lasciato un suo doppio, cosa che i fumetti sono in grado tranquillamente di fare, per assistere Eddie nelle sue indagini. L’unica cosa è che i “doppi” non possono sopravvivere più di due giorni prima di dissolversi. Quindi, il tempo stringe.
Roger, Jessica, Little Rock DeGreasy (figlio del defunto Rocco) e Dominic, il fratello DeGreasy sopravvissuto, sembrano mettere anche un particolare accento su una teiera che è sparita dalla casa del coniglio. Ognuno di loro racconta una storia diversa al riguardo, il che picca la curiosità dell’investigatore.
Non possiamo negare che questo romanzo sia un vero e proprio hard-boiled, con Eddie Valiant nei panni di uno smaliziato, solitario Marlowe che si ritrova a dibattersi tra il senso del dovere nei confronti del defunto Roger (che, grazie al suo doppio, continua a sbraitargli nelle orecchie), il desiderio di guadagnare qualche dollaro, le minacce dei gangster locali e il fatto che la polizia è convinta di avere già risolto il caso mentre, secondo lui, Roger Rabbit è stato… ehm… incastrato.
Allo stesso tempo, naturalmente vista l’ambientazione, si ride. E si ride eccome. A volte sono risate un po’ amare, visto che capiamo benissimo a cosa si riferisce l’autore quando parla delle angherie subite dai fumetti, ma poi incontriamo Dick Tracy con una fila di poliziotti (di carne) che vogliono chiedergli l’autografo e ci viene di nuovo da ridere.
Si tratta di un romanzo davvero divertente, con le parti comiche e quelle noir molto ben bilanciate e connesse tra loro, con una storia effettivamente avvincente e ben congegnata che ci consente di sospendere l’incredulità fino alla fine del libro.
Mi stupisce il fatto che non ci siano state versioni italiane di questo romanzo, che sicuramente troverebbe lettori (e ancor più i suoi tre seguiti, più vicini alla versione dei personaggi presente nel film). Se potete leggerlo in inglese, non perdetevelo. Altrimenti… speriamo!
Marco A. Piva
Lo scrittore:
Gary K. Wolf (nato nel 1941) è un autore statunitense noto in particolare per avere firmato “Who Censored Roger Rabbit?” (1981), poi adattato nel blockbuster “Chi ha incastrato Roger Rabbit” (1988).