Francesco Paolo Oreste, Ispettore di Polizia, responsabile della sezione investigativa e “codici rossi”, scrittore, laureato in Scienze Politiche con specializzazione in Criminologia.
Osserva il mondo e la società con occhio analitico, senza mettere da parte il lato più profondo dei sentimenti.
È autore di Il cortile delle statue silenti (ed. Pensa – 2015), Mi sono visto di spalle che partivo (Pensa – 2010), Dieci storie sbagliate. Più una (Il quaderno – 2014), L’ignoranza dei numeri (Baldini+Castoldi – 2019)
Il 12 marzo, l’autore torna in libreria con il suo nuovo romanzo “In un mare senza blu”, pubblicato da iDobloni, per la collana “Enigmi”. Una storia che ha il potere di raccontare la Napoli dei vicoli, degli emarginati, dei diversi e di chi non ha scelta, lì dove la vita diventa sopravvivenza.
Prima tappa del Blogtour è stata con la libreria Il Covo della Ladra e in questo secondo appuntamento con noi ci siamo fatti raccontare la trama del romanzo:
1. Raccontaci in poche righe di cosa tratta “In un mare senza blu”
In un mare senza blu è la storia di Ciro, Michele e Mario, tre creature della periferia della provincia di Napoli, una terra di vinti flagellati da un destino che sembra già scritto.
Tre vite difficili che, tra giochi e scoperte, si intrecciano e si fondono irreversibilmente come plastilina, e diventano una sola, la storia di un’amicizia.
Fino alla tragedia, un incendio in cui muore Mario e che trasforma il vico Stella in vico Nero, precipitando Ciro e Michele nel mondo dei grandi “per forza”, iniziando una estenuante lotta per la sopravvivenza che li vedrà naufragare in un mare senza blu.
Michele, sfregiato dall’incendio in cui non è riuscito a salvare Mario, diventa “mezza faccia”. Fa il palo per una piazza di spaccio, il rapinatore e poi il killer, una carriera che si conclude con l’arresto.
Ciro invece inizia il difficile viaggio verso l’affermazione della propria identità sessuale, diversa da quella che gli altri gli vorrebbero imporre a forza di “mazzate” e mortificazioni. Il suo sarà un cammino impervio in cui affronterà le necessità della fame, la solitudine dell’emarginazione e l’umiliazione della pena senza pietà.
Entrambi inizieranno una sanguinosa lotta per la sopravvivenza nella quale scopriranno la forza di avere qualcuno a cui tenere o che tenga a noi.
2. Da dove nascono gli spunti per la costruzione della storia /Quanto influenza il tuo lavoro sulla creazione delle tue trame?
Il mio lavoro – in certi momenti – mi concede di vedere oltre quelle porte che, normalmente, sono tenute chiuse dalla paura, dalla vergogna o dall’omertà. In quei momenti vedo una vita diversa da quella che si racconta nelle notizia di cronaca, contraddistinta da una complessità che normalmente sfugge a una narrazione che non la coglie o che non ha il tempo o la voglia di comprenderla o raccontarla. Una complessità in cui, alle ingiustizie di “default” di vite che crescono come fiori nel cemento, si aggiunge l’ingiustizia di sentenze che precedono o prescindono dalla conoscenza e dalla comprensione. Perché senza conoscenza non si può capire, e senza capire ogni giudizio è ingiusto.
3. Ciro, Michele e Mario sono reali? Ovvero, per crearli quanto hai tratto dalla tua diretta esperienza?
Sono tutti e tre personaggi composti di vero e reale, ogni personaggio tiene insieme storie diverse ma incredibilmente simili. Difficilmente racconto cose che non siano vere o che non siano una rielaborazione della realtà. Probabilmente è proprio per questo che scrivo, per fermare la realtà e provare a capire, magari insieme a chi mi legge, magari provando a illuminare qualche tratto in cui la disperazione si fa speranza. Sono queste le storie che conosco e che racconto.
Seguite le prossime tappe del Blogtour su:
Calamaio Elettronico l’11 marzo: Ciro, Michele e Mario: tre anime come plastilina
Luoghi di Libri il 13 marzo: Tra mare e periferia: i luoghi di “In un mare senza blu”
La Bottega del Giallo il 15 marzo: Non solo romanzo criminale: la storia nella storia