James Ellroy – Gli incantatori

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Editore Einaudi / Collana Stile Libero Big
Anno 2024
Genere Thriller
624 pagine – brossura e ebook
Traduzione di Alfredo Colitto


Freddy Otash, Freddy O. nel romanzo di James Ellroy Gli incantatori, è uno di quei personaggi esecrabili che non vorremmo mai trovare sulla nostra strada. Realmente esistito, totalmente privo di scrupoli e di qualsiasi etica, fu il principe degli investigatori di Los Angeles (il personaggio di JJ Gittes in Chinatown era in parte ispirato a lui) tra la seconda metà degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta, un periodo denso di eventi torbidi, di omicidi, legali e illegali, di fatti esecrabili che segnarono la storia della città e furono pane per gli sceneggiatori holliwoodiani. Gli incantatori, come ormai ci ha abituati Ellroy, continua il racconto violento e morboso di quell’America “segreta” che già abbiamo trovato in romanzi come L. A. Confidential, American Tabloid o Sei pezzi da mille. E lo fa tramite le indagini che Freddy O., per conto di Jimmy Hoffa, il discusso capo del sindacato Teamsters in odore di mafia, mette in piedi per spiare e intercettare l’attrice Marilyn Monroe e tutto il mondo che le gravita attorno, dai fratelli John e Robert Kennedy a Peter Lawford, da sua moglie Pat Kennedy a tutto quel mondo che nel racconto vasto e puntuale di Ellroy, rasenta il torrido, quando addirittura non cade nella Babilonia più degenerata.

Ed è proprio Marilyn il personaggio che attrae e sconvolge, un mito giunto a un punto cruciale della sua carriera, che conduce un’esistenza allucinante tra pillole di ogni genere, iniezioni di collagene, segni di morsi sulle braccia, valige piene di banconote sotto al letto e una federa di cuscino piena zeppa di monetine, con le quali chiama in continuazione i fratelli Kennedy dalle cabine del telefono (perché non sono intercettabili), senza più ottenere alcuna risposta. Ne viene fuori un personaggio triste e patetico, utilizzato da chi si finge amico o venduta come oggetto sessuale per accaparrare potere. Ellroy/Otash la segue nelle sue uscite, mentre guida ubriaca la sua Buick muovendosi quasi senza senso in giro per la città, cozzando contro marciapiedi e altri ostacoli, flirtando con i poliziotti che a volte la fermano e infine la lasciano andare. Perché forse non è più che l’ombra di se stessa, ma è pur sempre Marilyn, la Leggenda con la L maiuscola. Viene da chiedersi quanto ci sia di vero in ciò che, tramite le parole di Freddy Otash, Ellroy ci racconta su di lei, sul suo mito in declino, sull’incapacità ormai congenita di rimanere sul set per più di qualche ora, per lavorare nel suo ultimo film che non vedrà mai la luce. La sua morte, quasi annunciata, anche se tutti quanti la conosciamo molto bene, è forse il momento più malinconico del romanzo. Una stella che ormai ha smesso di brillare e si sta trasformando nel buco nero dal quale verrà inghiottita.

James Ellroy è un pifferaio magico che ti conduce lungo la vicenda senza lasciarti scampo. Qui la sua narrazione diventa quasi una raffica di mitragliatore, frasi brevi, incisive, feroci, scavano nel lettore come farebbe la lama di un coltello. Si ha la sensazione che ogni singola parola sia stata pesata, calibrata, scelta con estrema attenzione per creare l’effetto desiderato. Una in fila all’altra, perforano come proiettili quei pochi momenti di narrazione espansa che, senza permettere di tirare il fiato, immergono ulteriormente il lettore nella densità soffocante della vicenda. Ne risulta un Hard Boiled che si dipana, con momenti intricatissimi, frenetica girandola di nomi, personaggi, situazioni e colpi di scena che ti travolge trascinandoti nei meandri di una Gomorra che rischia di cambiare tutte le tue convinzioni.

Ancora oggi tendiamo a considerare John Kennedy e suo fratello Bob degli eroi senza macchia e senza paura. Ma Ellroy ci mette in guardia, ci racconta la loro parte oscura, fino a metterci nella testa il tarlo che dietro all’overdose che ha stroncato la vita di Marilyn Monroe in quella calda notte dell’agosto del 1962 ci sia la loro lunga mano. Nulla di nuovo, direte voi. Ma con Ellroy non è così. Nei suoi romanzi c’è sempre qualcosa di sconvolgente, a partire dall’idea che, in questo mondo dove denaro e corruzione fanno la parte del leone, l’innocenza non sia mai esistita.

Enrico Pandiani


Lo scrittore:
James Ellroy è uno dei maestri della letteratura americana contemporanea. Einaudi sta ripubblicando tutte le sue opere, tra cui la tetralogia di Los Angeles (Dalia Nera 2022, Il grande nulla 2022, L.A. Confidential 2023 e White Jazz 2023) e la trilogia «Underworld Usa» (American Tabloid, Sei pezzi da mille, Il sangue è randagio). Per Einaudi sono usciti anche Ricatto (2013), Cronaca nera (2019), Panico (2021), Clandestino (2023), Prega detective (2023), oltre a Perfidia (2015 e 2016) e Questa tempesta (2020), i primi due capitoli di una nuova tetralogia dedicata a L.A., Gli incantatori (2024), La collina dei suicidi (2024), Le strade dell’iinocenza (2024), Perché la notte (2024) e American Tabloid (2024).