Editore Ponte alle Grazie / Collana Scrittori
Anno 2025
Genere Giallo
368 pagine – brossura e ebook
“Il mio nome a mia madre piaceva tanto, anche se fin dai greci rimanda alla morte, al lutto e alla tristezza – Ciparisso e il suo bel cervo, poverino… Si dà però il caso che questo strano nome piaccia pure a me; col tempo mi ci sono affezionato, e poi con gli alberi mi sono sempre trovato a mio agio, soprattutto quando combattevo in collina e un bel tronco – persino quello dei cipressi svettanti lungo gli stradelli che conducono ai cimiteri – poteva salvarti la vita, beccandosi un proiettile al posto tuo.”
Ciparisso è un nome molto curioso. Così ho cercato l’origine di questo nome, che rimanda a un personaggio della mitologia greca.
La compagnia preferita del giovane Ciparisso era un cervo addomesticato, che accidentalmente uccise durante una battuta di caccia con il suo giavellotto. Il suo dolore fu talmente grande e inconsolabile che finì per trasformarsi in un Cipresso, l’albero della tristezza e classico simbolo del lutto.
E di morte, lutto e tristezza Ciparisso Briganti – soprannominato Briga – ne porta, nel cuore e nell’animo, con segni indelebili, per diversi motivi.
Uno legato alla sua professione, poliziotto prima, investigatore privato dopo.
Da poliziotto prima e da investigatore privato dopo, ha seguito le indagini relative all’uccisione di quattro bambini e di una bambina scomparsa. E un colpevole – il fornaio Federico Ronconi – che portava addosso tutti gli indizi e le prove contro. Un colpevole perfetto!
Il Briga ha pagato con le sue dimissioni forzate, il convincimento che quel “colpevole perfetto” fosse in realtà innocente, incastrato per bene e pronto per pagare colpe non sue. Ne è convinto. Quelle convinzioni che fanno parte del suo essere, quelle ricerche della verità che non può lasciare da parte, non gli consentono di chiudere gli occhi ma lo portano a tenerli invece ben aperti e a non farsi ingannare.
Ma intanto ha pagato a caro prezzo le sue opinioni e le sue certezze.
Quando verrà in possesso di alcune prove che potrebbero riabilitare la figura del Ronconi, non si tira indietro. E da investigatore si rituffa nelle indagini, cerca tutti gli indizi possibili. Lo fa con caparbietà, con risolutezza, non fermandosi davanti a nulla. Anzi, proprio quello che scopre man mano, gli dà sempre più forza, più energia e vigore.
Quello che scopre è terribile, spaventoso e orrendo. È devastante scoprire chi ha ucciso in realtà quei bambini, chi ha fatto sparire la bambina. E quali sono state le motivazioni, così meschine e vili.
Il Briga deve affrontare la cattiveria umana, un universo – legato a un passato disastroso – che vuole riportare a tutti i costi in auge un tempo trascorso e che, purtroppo, non ha fine. Le sue radici continuano a proliferare e a cercare sempre nuova linfa.
L’altro legato al suo essere stato partigiano. Un periodo della Storia che ha portato con sé morte e distruzione. Un periodo che Ciparisso continua a conservare nella sua memoria. E di quel ragazzo di allora una foto che tiene sul suo comodino “è l’ultima immagine sulla quale poso gli occhi quando mi metto a dormire, e la prima in cui mi imbatto riaprendoli al mattino.”
Ciparisso ama giocare alle bocce con i suoi compagni. Il movimento del lustrare le bocce, un movimento quasi ipnotico, sempre uguale, lo porta a rivivere il passato e a cancellare il presente. E quando colpisce il boccino, gli pare di spazzare via tutto: le ingiustizie, i morti, la bambina scomparsa e i quattro bambini uccisi.
A fargli compagnia i suoi romanzi preferiti: La storia di Elsa Morante, La pelle di Curzio Malaparte. Il sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino, La casa in collina di Italo Calvino, I piccoli maestri di Luigi Meneghello, Una questione privata di Beppe Fenoglio, L’Agnese va a morire di Renata Viganò. In quei libri anche la sua, di storia, anche la sua scelta, anche il suo coraggio. Il suo essere un partigiano gli è rimasto addosso, cucito a vita. Partigiani lo si è per sempre.
“Lascia stare i morti” è un libro che raccoglie e combina – tra le sue pagine – le storie personali dei protagonisti e la Storia con la esse maiuscola. È un intreccio obbligato, le nostre vite si sviluppano all’interno della Storia contemporanea e della Storia passata. Quella contemporanea è il seguito di quella passata. E dipende da noi. Dalle scelte che facciamo. Dalle nostre idee. Da quanto combattiamo o meno per le nostre convinzioni.
Ho apprezzato lo stile dell’autore, per come ha raccontato la Storia attraverso le persone, per come ha voluto sottolineare le ingiustizie che vengono commesse in nome di chissà cosa, se non cattiveria, malvagità e ferocia.
Dovremmo imparare dalla Storia e non ripetere gli errori. Purtroppo non accade, ma almeno nei libri mi piace ritrovare uno spiraglio di speranza, come accade in Lascia stare i morti e il trovare dei punti di contatto con la nuova generazione.
Cecilia Dilorenzo
Lo scrittore:
Claudio Panzavolta è nato a Faenza nel 1982. Dopo essersi laureato in Storia all’Università di Bologna e aver vissuto tra Roma e Milano, si è stabilito a Venezia, dove lavora come editor della narrativa italiana per la casa editrice Marsilio. Tiene corsi per la Scuola Holden e ha pubblicato i romanzi L’ultima estate al Bagno Delfino (Isbn, 2014) e Al passato si torna da lontano (Rizzoli, 2020).