Editore Einaudi / Collana Stile Libero
Anno 2025
Genere Giallo
240 pagine – brossura e ebook
È autunno, tempo di funghi, il periodo migliore per girovagare nei boschi, all’aria aperta, e cercare di scovare queste prelibatezze e portarle in tavola, assaporando piatti profumati e carichi di gusto. C’è da fare attenzione però, non tutti i funghi sono commestibili, e alcuni di essi, se ingeriti anche in modica quantità, possono causare grossi problemi, addirittura la morte. Sempre consigliabile, perciò, farsi consigliare da esperti micologi per la sicurezza nel consumo e nell’utilizzo di questo prodotto squisito.
Ne sa qualcosa di tutto ciò il protagonista dell’ultimo romanzo di Giancarlo De Cataldo, magistrato e narratore, universalmente celebrato come uno dei maestri del noir italiano, capace di proporre stili e storie molto diversi tra loro, mantenendo una qualità letteraria di alto livello. Ne “Un cadavere in cucina. Un caso per Manrico Spinori”, il sesto caso del Pubblico ministero grande appassionato di opera, in cui scovando analogie tra i vari drammi e i casi che segue riesce meglio a identificare i sentimenti sotterranei che portano a gesti estremi. Gentiluomo di bell’aspetto e grande donnaiolo, l’uomo dei grovigli “di alta classe” proveniente dall’antica aristocrazia romana e perciò soprannominato “il contino”, infatti è alle prese con un’intossicazione alimentare causata proprio da funghi, accaduta in un celebre ristorante, costoso e alla moda, dispensatore di esperienze di “haute cuisine” che inizialmente sembra solo una burla di cattivo gusto, l’utilizzo di funghi allucinogeni che alterano i comportamenti in maniera anche sguaiata in chi li ha ingeriti, ma poi ci scappa il morto. E allora il discorso cambia e si fa molto più serio.
Quando poi diventano due, la situazione si complica ancora di più, anche perché sono coinvolti un colonnello dell’esercito italiano, una spia russa, i servizi segreti. Una realtà nebulosa, difficile da decifrare: “la verità è sopravvalutata”.
De Cataldo, da grande osservatore e narratore, con un linguaggio leggero e ironico, farcito di espressioni in dialetto romanesco, di piatti dai nomi altisonanti, di musica lirica che emoziona, dialoghi serrati, costruisce un romanzo breve, denso ma carico di analisi sociali.
In una grottesca caricatura della realtà il libro rivela in maniera spietata gli orrori quotidiani della società in cui viviamo, fatta di spettacolarizzazione di ogni evento, mancanza di rispetto e solidarietà, indifferenza per il dolore, assenza di ogni tipo di responsabilità, carrierismo spinto all’estremo.
Non ci si può non riconoscere nella cucina e nei loro interpreti più prestigiosi innalzati a divinità, nella crudeltà e nella banalità degli show televisivi fatti di gare in cui chi si mette alla prova viene trattato come carne da macello, nel giornalismo sensazionalistico che sbatte il mostro in prima pagina, approfittando di ogni debolezza personale, salvo dimenticarsi delle vittime e senza alcuna empatia per le sofferenze, nell’ipocrisia verso la diversità e la povertà, nel cinismo negli ambienti di lavoro, nell’illegalità accettata e benvoluta, nell’abitudine tutta nostra ad accettare compromessi e sopraffazioni.
Un libro da assaporare fino in fondo, preparato da un grande chef, sfizioso, curato, pieno di ingredienti diversi che si amalgamano e che lasciano un retrogusto un po’ amaro, sicuramente difficile da identificare al primo assaggio, ma che riempie di gusto il palato.
Mauro Cremon
Lo scrittore:
Giancarlo De Cataldo è nato a Taranto e vive a Roma. Per Einaudi ha pubblicato: Teneri assassini (2000); Romanzo criminale (2002 e 2013); Nero come il cuore (2006, il suo romanzo di esordio); Nelle mani giuste (2007); Onora il padre. Quarto comandamento (2008) ; Il padre e lo straniero (2010); con Mimmo Rafele, La forma della paura (2009);Trilogia criminale (2009); I Traditori (2010); con Andrea Camilleri e Carlo Lucarelli, Giudici (2011); Io sono il Libanese (2012 e 2013); con Massimo Carlotto e Gianrico Carofiglio, Cocaina (2013); Giochi criminali (2014, con Maurizio de Giovanni, Diego De Silva e Carlo Lucarelli); Nell’ombra e nella luce (2014); con Carlo Bonini, Suburra (2013 e 2017, diventato prima un film di Stefano Sollima, poi una serie diffusa in centonovanta Paesi da Netflix) e La notte di Roma (2015); con Steve Della Casa e Giordano Saviotti, la graphic novel Acido fenico (2016); L’agente del caos (2018) e il ciclo con protagonista il Pm romano Manrico Spinori: Io sono il castigo. (2020 e 2023), Un cuore sleale (2020 e 2023), Il suo freddo pianto (2021 e 2023), Colpo di ritorno (2023 e 2024), Il bacio del calabrone (2024 e 2025) e Un cadavere in cucina (2025); con Cristina Cassar Scalia e Maurizio de Giovanni, il romanzo a sei mani Tre passi per un delitto (2020) e La svedese (2022). Ha curato le antologie Crimini (2005) e Crimini italiani (2008). Nel 2019 sono usciti Alba nera (Rizzoli) e Quasi per caso (Mondadori). Insieme a Graziano Diana ha diretto il documentario Il combattente – Come si diventa Pertini, tratto dal suo libro omonimo (Rizzoli 2014).












