Jessica Knoll – Bright Young Women

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Editore Ubagu Press
Anno 2025
Genere Thriller
350 pagine – brossura e ebook
Traduzione di Marina Calvaresi


1978, la lunga estate dell’amore e della morte continua.
È sabato sera, l’ora è tarda nello studentato della più prestigiosa confraternita femminile dell’Università della Florida. Alcune studentesse dormono, altre studiano, escono o si preparano a farlo. Camminando per i corridoi Pamela, la presidentessa della confraternita, intravede un uomo che, solo per un attimo, pensa di riconoscere. La sensazione che ci sia qualcosa di strano trova presto un’orribile conferma. Prima una, poi altre, nelle stanze e nei corridoi. Amiche, studentesse, consorelle brutalmente aggredite e uccise.

Dall’altra parte degli Stati uniti l’altrettanto brillante Tina è sulle tracce di un giovane uomo che ha ucciso di stato in stato giovani donne e fatto sparire una sua amica. Alla notizia della strage allo studentato Tina si mette in viaggio verso la Florida. È convinta che l’uomo che sta cercando sia lo stesso uomo che Pamela ha visto.
C’è un uccisore di donne, uno stupratore, un sadico, un serial killer per le strade d’America. Non è il solo in quegli anni e non è un’orribile, divergente mela marcia, un prodotto del caso.

Mi rendo conto di stare ringraziando l’uomo che potrebbe uccidermi, indignata, divampo subito di rabbia. Ripenso alle giuste mosse da fare se ti attacca uno squalo, una cosa su cui mi ero documentata parecchio tempo fa, pensando che mi tornasse utile. Per poco non mi ero trasferita nella cittadina costiera con il secondo tasso più alto di attacchi mortali agli esseri umani. Se ti morde uno squalo devi conficcargli le unghie negli occhi e nelle branchie. Devi reagire per dimostrargli di non essere una preda.

Comincia un viaggio attraverso gli Stati uniti, un’indagine e una caccia personale delle due protagoniste che si affianca e si scontra con le indagini della polizia di diversi stati e contee e il clamore mediatico che la strage scatena. È un viaggio lungo oltre 400 pagine e molti anni che scorrono intense e veloci, mentre i personaggi maturano e la vicenda si fa sempre più intricata, più terrificante se possibile. Le protagoniste cercano di fare ordine nel caos, cercano Ruth, l’amica scomparsa, elaborano il proprio trauma come pioniere. Sembra infatti che le donne non abbiano diritto a elaborare il dolore e le ferite subite e a cercare giustizia, questo è qualcosa che spinge le due diversissime protagoniste ad andare avanti, a lottare, ognuna a proprio modo.

La prosa di Jessica Knoll è immersiva, fluida. I dialoghi sono momenti di lucidità nella vicenda, oltre la cronaca e il bilancio del massacro. Il grande focus e la lucidità della narrazione emerge dalla pagina, un vero contraltare all’oscurità che sembra avvolgere vittime e protagoniste, sole quasi sempre contro il tempo, contro il sistema giudiziario e mediatico. Un sistema che è incapace lungo tutta la vicenda, se non in rare eccezioni, di comprendere le vittime. Come di fare un lavoro di polizia appena sopra la soglia della completa inettitudine. Alla fiducia violata e alle speranze di giustizia continuamente infrante Tina e Pamela rispondono con una brillante, tormentata, umanissima lucidità.

Le donne avevano un certo presentimento su di lui, quella strana sensazione che tutte proviamo quando sappiamo che qualcosa non va, eppure non riusciamo a districarci educatamente dalla situazione senza aggravare il rischio di subire violenza o aggressione. Non si tratta di una tecnica che viene insegnata alle donne, così come agli uomini non si insegna che è giusto lasciarci in pace se ciò che vogliamo è essere lasciate in pace.

Nella vicenda si innestano coincidenze, di date, morti famose, estremi statistici. La mente di Pamela sembra cercare qualcosa che spieghi l’inspiegabile della strage dove il caso sembra aver cospirato. Il serial killer come improprio cigno nero è una spiegazione iniziale e capitolo dopo capitolo la bravura della scrittrice offre qualcosa di meglio: non è un’anomalia statistica, il mostro è diffuso, sistemico. In tutto il romanzo, appena sotterranea nel flusso di un ottimo svolgimento e sottotesto, si svolge la dissonanza dell’orrore sistemico, l’altro mostro. L’assassino seriale non viene riconosciuto per quello che è e trattato come tale, un mostro, un mediocre, un pericolo per la collettività, ma per un giovane affascinante, intelligente, pieno di qualità che non possiede. Le vittime al contrario sono trattate come infantili, poco credibili, non davvero vittime anzi quasi complici degli orrori che hanno subito. Il maschilismo viene svolto come una forma di disastro cognitivo che permette a un assassino psicopatico di agire indisturbato. Un disastro che crea un disastro. Il mistero del male non è per nulla misterioso quanto frutto di un’immensa dissonanza. Le Bright young women sono vittime, indagatrici, e luce, quella dello svelamento, della verità orrifica oltre l’evento.

Liberamente ispirato al massacro compiuto da Ted Bundy, Jessica Knoll in questo romanzo svolge il punto di vista delle vittime all’interno di un sistema che non solo sembra incapace di proteggere le vittime ma che al contrario inconsciamente protegge i carnefici, in cui un serial killer è solo una punta estrema dello spettro della violenza di genere.
Bellissimo thriller e Jessica Knoll va oltre. Cosa sono i serial killer? Da dove vengono? Qualcosa lì evoca? In molti modi Jessica Knoll, con gli occhi e le gesta delle sue protagoniste, risponde.

Antonio Vena


La scrittrice:
Jessica Knoll (Philadelphia, 1983) è autrice dei romanzi La ragazza più fortunata del mondo (Rizzoli, 2015), libro di successo internazionale poi adattato nell’omonimo film Netflix con Mila Kunis, e La sorella preferita (Rizzoli, 2019). Bright Young Women, in corso di traduzione in numerosi paesi e opzionato per una serie tv, è stato finalista al premio Edgar e acclamato tra i migliori thriller del 2023 da molte testate, tra cui il New York Times e il Washington Post.