Mirko Zilahy – La stanza delle ombre

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Editore Mondadori / Collana Omnibus
Anno 2025
Genere Thriller
372 pagine – cartonato e ebook


Mirko Zilahy torna in libreria con “La stanza delle ombre” , un nuovo, enigmatico thriller ambientato tra le luci e le ombre della più enigmatica, misteriosa e ingannatrice fra le città: la sua bellissima ed oscura Roma.
Il cadavere di una donna riemerge dalle acque del Tevere, nel quartiere Marconi, a due passi dalla Basilica di San Paolo. Giordano Zuliani, commissario alle soglie della pensione in forza al comando San Paolo, intuisce subito la particolarità del delitto e chiama il professor Nemo Sperati, suo protetto, nonché grande esperto d’arte e saltuario consulente della polizia in delitti a sfondo artistico.

Dinanzi alla scena del crimine, Nemo impugna matita e blocchetto: man mano che traccia linee e contorni aggiungendo sempre più dettagli, le sue palpebre si chiudono e lui scivola nella “stanza delle ombre”, il luogo di tenebra che ha dentro e nel quale riesce a vedere anche i dettagli invisibili dell’opera che ha di fronte. Sì, perché la donna uccisa è stata messa in posa per rappresentare un dipinto, l'”Ophelia” di Millais. Ad osservare il professore in azione c’è Miriam Tiberi, ispettrice di ferro che affianca Zuliani nelle indagini e che decisamente mal sopporta l’intervento esterno di quello che le sembra un dandy millantatore. E la Tiberi non sa ancora che Nemo è coinvolto anche in un’altra scena del crimine: quella che appena due settimane prima, a palazzo Barberini, aveva interessato Emilio Guidi.

Un altro delitto d’arte, un altro quadro, e sulla scena sempre Nemo, stavolta implicato ancor più profondamente: “Giaele e Sisara” di Artemisia Gentileschi, l’opera coinvolta in quel delitto, era un falso, realizzato dal più grande dei falsari al mondo: Rufo Speranza, suo padre. Tra i vicoli della capitale e le sponde del Tevere, la trama si infittisce quando altre morti – e altri quadri – si aggiungono all’elenco. Ma che ruolo ha, in tutto questo intrico, il nostro professore visionario?

“La stanza delle ombre” è un thriller complesso, sfaccettato, che presenta molti strati e molte chiavi di lettura. È certamente quello che definiremmo un thriller artistico – filone narrativo che spopola in questi ultimi anni e che naturalmente vede l’Italia grande protagonista – ma qui l’arte è analizzata da un punto di vista insolito e controverso. Cosa si può definire arte? Che prezzo ha la bellezza? Quanto di ciò che vediamo è vero e quanto è inganno, mistificazione, falso? Quanto di quest’inganno siamo disposti ad accettare in nome della bellezza? Che ruolo e che importanza dare alla verità? E naturalmente tutte queste domande non attengono solo all’arte in senso stretto, bensì alla nostra vita, al nostro agire nel mondo.

È in questo che si sostanzia, fondamentalmente, la contesa fra Nemo e Tiberi, il loro  fronteggiarsi con schermaglie sempre più ravvicinate: due facce dello stesso dilemma. E di queste contraddizioni Zilahy ne dissemina molte in questo libro: verità e inganno, arte e copia, genio e sregolatezza, languore e rigidità, abisso e rigore, ombra e luce. E sopra a tutto questo dibattere, regina delle contraddizioni, spettatrice attiva e perfetta, sta lei: Roma.
“Perché a Roma non v’è pietra, fontana ed obelisco che non abbia ricevuto il battesimo della violenza” – scrive Zilahy nell’approfondimento per il blog di Mondadori. ” E forse è proprio in questo connubio” – continua – “che dimora l’anima della città Eterna, il suo tenebroso mistero fatto di sangue e bellezza. Una bellezza che cattura, ammalia, vampirizza. Su questo sfavillante teatro a cielo aperto ogni monumento proietta la sua ombra oscura e sussurra le sue storie di amore e morte”.

Ed è questa, forse, l’ottica giusta per immergerci nel suo ultimo romanzo e comprendere queste complesse pagine fatte di chiaroscuri e contraddizioni. D’altronde, se è vero che l’ombra esiste perché esiste la luce, allora dobbiamo accettare che il genio abbia anche un lato oscuro, più o meno recondito, più o meno consapevole. E questo vale per Nemo come per Rufo. Lo diceva anche Jung, d’altronde, che l’ombra è un lato inconscio di se stessi.
Non abbiate timore, perciò, nell’affidarvi a Zilahy e lasciarvi condurre nei meandri di una storia tortuosa, inquietante, in cui la tensione la danno gli angoli ciechi più che le scene esplicite, in cui bisogna temere chi agisce e pianifica nell’ombra più che chi si mostra nella luce pur con tutte le sue imperfezioni ed asperità.

Rossella Lazzari


Lo scrittore:
Mirko Zilahy è nato a Roma. Ha conseguito un Phd presso il Trinity College di Dublino, dove ha insegnato Lingua e letteratura italiana. Collabora con il “Corriere della Sera” ed è stato editor per minimum fax nonché traduttore letterario dall’inglese (sue, fra le altre, la traduzione del Cardellino di Donna Tartt, premio Pulitzer 2014, e quella del bestseller Mystic River di Dennis Lehane). È così che si uccide, il romanzo con cui ha esordito nel 2016, è stato un grande successo internazionale di pubblico e critica. Sono seguiti La forma del buio (2017), Così crudele è la fine (2018) e L’uomo del bosco (2021), editi da Longanesi, e Nostra signora delle nuvole (2023) per HarperCollins.