Edtore IDobloni del Covo della Ladra
Anno 2025
Genere Giallo
232 pagine – brossura e ebook
Che scoperta questo noir. Anzi: che riscoperta!
Perché il romanzo di cui stiamo parlando è stato scritto nel 1940 circa. Ora ripreso da una piccola Casa editrice milanese, I Dobloni, per farlo conoscere, e per dare giustizia all’autore, Augusto De Angelis.
Perché dare giustizia? Perché De Angelis, con i suoi romanzi noir ambientati a Milano, scritti nel tempo del fascismo, è considerato un “nonno” del Nero italiano. Il “padre” è Giorgio Scerbanenco, a cui è dedicato un noto premio letterario noir.
Al tempo di De Angelis i romanzi gialli erano proibiti, in quanto avrebbero dato un’idea contrastante con la propaganda di ordine sociale di quel momento storico. In piena dittatura non si poteva accettare che si narrasse di crimini e delitti. Perciò in un primo tempo i suoi romanzi furono ritirati dal commercio, e con essi tutti quelli del Giallo Mondadori.
In seguito, lo stesso De Angelis fu massacrato, nel 1944, da un repubblichino.
Ecco perché si parla di dare giustizia. Perché sia nuovamente letto, apprezzato, conosciuto, questo eccellente autore pioniere del noir moderno.
Il romanzo “L’albergo delle Tre Rose” è cupo, incalzante, ricco di sorprese: tutte qualità degne del miglior giallo.
La Milano che descrive non è ancora quella successiva di Scerbanenco, più “nera”, ma già cogliamo tutte le premesse perché lo diventi.
L’albergo delle Tre Rose è un alberghetto qualunque, modesto, senza pretese; un labirinto di corridoi, di scalette, di collegamenti tra un piano e l’altro. È frequentato da strani figuri, che giocano d’azzardo per intere notti, e da eccentrici stranieri.
In questo albergo arrivano un giorno alcuni ospiti, una rosa eterogenea di persone, accomunate da un testamento. Infatti sono stati convocati da un notaio per la lettura del testamento di un uomo che, in qualche modo o in qualche momento della vita, ha interagito con ciascuno di loro. Alla lettura devono essere presenti anche tre bambole di porcellana, identiche: tre persone fra loro le avranno con sè.
Subito, la prima morte. Forse suicidio? Uno dei potenziali eredi, inglese, viene trovato impiccato al terzo piano dell’albergo.
Arriva a indagare il Commissario De Vincenzi, definito da Oreste Del Buono ”umanissimo come Maigret, romantico come Marlowe, intellettuale come Philo Vance, eppure caparbiamente italiano”. Mai definizione fu più azzeccata.
De Vincenzi decide che dovrà risolvere il giallo prima della lettura del testamento, ignorando che sarà una lunga notte, piena di sorprese, di colpi di scena, e il giovane inglese non sarà l’unica vittima. Infatti, a peggiorare la situazione, viene trovato un bigliettino stropicciato, che riporta queste ambigue parole:
” Il primo. Il più giovane. L’innocente.
Non è un avvertimento.
È la serie, che comincia”.
Che parole enigmatiche, angoscianti.
Mi fermo qua. Si preparino i lettori a una storia movimentata, con scoperte a mano a mano che si procede con la lettura.
L’ambiente claustrofobico del piccolo albergo ben si presta: l’autore riesce a tenere sempre desta l’attenzione di chi legge, e ci si aspetta a ogni pagina qualche nuova sorpresa. Il linguaggio usato è preciso, ricco di aggettivi, tanto da risultare in molti passi quasi ampolloso: dobbiamo tenere presente l’epoca, lontana dagli stili asciutti e scarni dei giorni nostri!
Questa ricchezza di aggettivi e di particolari, però, ci dà delle descrizioni così precise dei vari protagonisti, tanto da immaginarli. Una serie di caratterizzazioni perfette; noi “vediamo” ciascuno di loro, le loro espressioni, i loro gesti.
L’ambiente chiuso e quasi tenebroso del piccolo albergo; la notte, fuori, con la pioggia che cade incessante e violenta; la sensazione che in ogni momento qualcosa stia per accadere…uniti ai vari personaggi, ci regalano una storia speciale, diversa, in cui ci caliamo affascinati, anche se con timore.
Una perla da rileggere e rivalutare!
Rosy Volta
Lo scrittore:
Augusto De Angelis (Roma, 28 giugno 1888 – Como, 18 luglio 1944) è stato uno scrittore e giornalista italiano, attivo soprattutto durante gli anni del fascismo.
Nella sua breve carriera scrisse poco meno di una ventina di romanzi polizieschi, nella maggior parte dei quali è protagonista il commissario De Vincenzi, capo della squadra mobile di Milano (cui la RAI ha dedicato, con il titolo di Il commissario De Vincenzi, fra il 1974 e il 1977, due serie televisive con Paolo Stoppa nei panni dell’investigatore), un personaggio arguto ma molto umano, attraverso il quale l’autore si svincolò presto dai cliché dell’investigatore di stampo anglosassone, creando una sorta di Maigret italiano ante litteram.












