Andrea Santucci – Un’indagine privata

1192

Editore Clown Bianco / Collana I gechi
Anno 2023
Genere Giallo
286 pagine – brossura e epub


La II repubblica romana, nata a seguito dei grandi moti del 1848 che coinvolsero l’Europa, ebbe vita breve ma intensa e resse soltanto dal 29 febbraio al 4 luglio 1849. Breve ma che consentì l’incontro e il confronto di molte figure di primo piano del Risorgimento, come Garibaldi, Mazzini e Goffredo Mameli. In quei mesi Roma passò dalla condizione di uno Stato tra i più arretrati d’Europa a fulgido esempio di nuove idee democratiche, fondando la sua vita politica e civile su principi quali, in primis, il suffragio universale maschile, l’abolizione della pena di morte e la libertà di culto. Ma il 4 luglio le dimissioni del triumvirato composto da Carlo Armellini, Giuseppe Mazzini e Aurelio Saffi e la resa della città agli uomini del generale Oudinot consentiva di fare entrare le truppe francesi il giorno dopo.

Il Papa, Pio IX, dopo un esilio di diciassette mesi, fece ritorno a Roma il 12 aprile 1850, abrogò de facto la Costituzione concessa nel marzo di due anni prima e intraprese una profonda opera di restaurazione, annullando molti atti della Repubblica Romana. Ristabilì infatti la pena di morte che era stata soppressa, fece abbattere la statua eretta in memoria di Giordano Bruno e ripristinò l’isolamento degli ebrei nel Ghetto, con relativi balzelli e divieti. Il corpo dei carabinieri pontifici esistente dal 1816 negli Stati della Chiesa, venne disciolto e sostituito per decreto di Pio IX da un reggimento di veliti pontifici, a cui vennero demandate le stesse funzioni dei carabinieri poi sempre con decreto di Pio IX, alla fine dello stesso anno detto corpo assunse la nuova denominazione di Gendarmeria pontificia.

Nel 1854, proprio la Gendarmeria pontificia (nella quale è stato integrato con onore come ufficiale l’ex carabiniere Giordano Bruno Venettacci) è sempre più impegnata nella caccia ai liberali, tiepidi o più accaniti simpatizzanti dell’ex repubblica romana e dei moti rivoluzionari che fervono in tutta la penisola. Dopo i fatti della repubblica mazziniana e il ritorno al potere del cardinale Antonelli, essere liberali a Roma pare diventato un gravissimo crimine.

Sarà dunque in questo particolare clima politico sociale che una mattina di dicembre Oreste Garbati, un operaio che lavora alla vigna del conte Del Bue, denuncerà a Venettacci e al suo brigadiere che stanno pattugliando la riva, di aver rinvenuto, un cadavere a faccia in giù abbandonato nel fango vicino al Tevere.
Potrebbe trattarsi di un caso di annegamento provocato da una casuale caduta nel fiume, ma il capitano della Gendarmeria Giordano Bruno Venettacci, non si sente di chiudere il caso senza almeno qualche approfondimento. Forse e soprattutto perché quella morte assomiglia maledettamente a quella di suo fratello Italo, operaio specializzato e impiegato di fiducia, avvenuta proprio un anno prima nello stesso posto, il Ponte rotto dove una passerella di ferro appesa allo spuntone in pietra del vecchio Ponte Sublicio collega le due rive del Tevere.

Anche il caso di suo fratello era stato rapidamente chiuso come “incidente”. Ma la coincidenza dava da pensare E se invece dietro queste morti apparentemente accidentali si celasse un delitto? Venettacci e Scaccia daranno il via a un’inchiesta non autorizzata.
Non resta che provare a metter insieme e riunire tutti coloro che, come potenziali testimoni o assassini, risultano coinvolti nel caso.

Una trama arricchita da una calibrata, precisa e quasi tangibile ricostruzione storico ambientale che ci rimanda a una Roma tardo ottocentesca pesantemente ancora lacerata dagli scontri armati repubblicani e dominata da un’atmosfera clerical-codina che la governa con pugno di ferro. Persino le persone più semplici che fanno parte della piccola borghesia e del popolo appaiono condizionate dal giogo religioso. Una Roma pontificia tuttavia sotto un Pio IX dai toni politicamente, per sua fortuna, forse più sfumati e tolleranti che non della realtà.
Protagonista della storia è l’ufficiale pontificio, idealista e maniacale vegano ante litteram (con una dieta non tanto facile da seguire in una Roma ottocentesca e dalle ben diverse tradizioni alimentari), Giordano Bruno Venettacci. Gli altri personaggi, a parte il suo superiore diretto, maggiore Antonio Pavignani e il sempre affidabile bonario, e sanguigno brigadiere Scaccia appaiono solo abbozzati, tratteggiati con poche caute pennellate che non li definiscono veramente.
Un’indagine che all’inizio appare molto complicata, poi in seguito resa più ardua da complesse connessioni politiche e non, pronte a falsare le piste da seguire ma che in realtà alla fine si rivelerà semplice, quasi lineare nelle sue motivazioni.

Patrizia Debicke


Lo scrittore:
Andrea Santucci, giovane autore milanese, torna con un nuovo noir storico che conferma il suo talento. Dopo In morte di Anita Garibaldi, la coppia di gendarmi formata dal capitano Venettacci e dal brigadiere Scaccia affronta un’indagine nella Roma del 1854. Presentato in anteprima al Salone di Torino, è stato il libro più venduto del nostro stand.