Susan Hill – Sono il re del castello

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Editore Safarà
Anno 2025
Genere horror fiction
288 pagine – brossura e ebook
Traduzione di Lorenza Di Lella
Prefazione di Esther Freud


Era tanto che aspettavo una storia come questa, un tempo infinito abitato da commissari e ispettori, di cozy crime che distraggono ma non mi attraggono – parlo per la mia esperienza personale, ovviamente – di storie che non attingono dalla pura fantasia di chi le scrive, ma da fatti realmente accaduti.
Era molto tempo che cercavo una voce intonata in un coro purtroppo sempre meno assortito, un acuto che si elevasse sopra i tetti e mi facesse dire: “Che libro pazzesco!”.

Pubblicato dai tipi di Safarà editore, il romanzo di Susan Hill, Sono il re del castello mi fa sobbalzare dalla sedia e non mi fa trovare la posizione giusta, immaginando l’undicenne Charles Kingshaw mettere piede sul vialetto della casa di famiglia degli Hooper. Da quel momento in poi, il suo destino seguirà un percorso tormentato e inquietante.

Ambientato a Warings, un edificio tetro di mattoni rosso scuro, sgraziato e sbilenco nella campagna inglese nel periodo post-bellico, Joseph Hooper, vedovo da sei anni e il figlio Edmund abitano nell’austera e grande casa in attesa di assumere una governante. E visto che Helena Kingshaw, anch’essa vedova, aveva un figlio, Hooper era convinto che i due ragazzi si sarebbero fatti compagnia e sarebbero diventati amici.
Ma il messaggio che Charles trovò al suo arrivo fu esattamente all’opposto: “Non volevo che venissi qui”.
Comincia così la convivenza forzata tra i due ragazzi, nessuno dei quali avrebbe mai voluto essere lì. Ma se in fondo Charles sarebbe stato più cauto nel giudicare Edmund, al contrario Edmund lo vede solo ed esclusivamente come un nemico, un invasore. E farà di tutto per indurre il ragazzo ad avere paura di lui, con azioni crudeli e al limite dell’odio, senza temere conseguenze di sorta.
Come se il mondo degli adulti fosse un film nel quale i bambini possono solo esserne spettatori non protagonisti, come se ogni allarme scaturito da un undicenne debba essere ridimensionato, sfocato, perché si sa che gli adulti sanno sempre quello che devono fare.
Al contrario, non ci si immagina nemmeno quanto l’infanzia possa nascondere dei piccoli geni del male, incapaci forse di pesare le proprie azioni e quindi in grado di commettere gesti orribili.

Joseph Hooper dopo anni di vedovanza torna a sentirsi vivo, comincia a immaginarsi marito e non solo padre. Lo stesso per Helena Kingshaw, ai tempi una donna sola con un figlio aveva ben poche possibilità economiche, avrebbe potuto sistemarsi e mantenere un tenore di vita di tutto rispetto.
La loro cecità è palpabile, non si accorgono di quello che accade intorno, troppo presi da loro stessi. E poi si sa, i ragazzi esagerano sempre, prima o poi si abitueranno a questa nuova relazione. Quante volte abbiamo sentito questa frase?

Dalle atmosfere hitchcockiane e dai richiami gotici alla Shirley Jackson “Sono il re del castello”, acclamato per l’analisi psicologica dei protagonisti e incluso nella prestigiosa collana Penguin Decades, è un viaggio all’interno (e all’inferno) di una sfera quasi intoccabile in cui l’innocenza dovrebbe essere ancora parte di un’età al confine tra infanzia e adolescenza.
Susan Hill, con il suo linguaggio diretto e senza fronzoli, ci pone davanti alla drammatica veridicità della vita, al tortuoso distacco emotivo tra il mondo degli adulti e dei bambini, alla crudeltà che trova spazio oltre ogni più fervida immaginazione.
Era tanto che aspettavo una storia come questa.

Cecilia Lavopa


La scrittrice:
Susan Elizabeth Hill (Scarborough, 5 febbraio 1942) è un’acclamata scrittrice inglese le cui opere sono state oggetto di celebri adattamenti teatrali e cinematografici. Tra i suoi romanzi più famosi figurano La donna in nero e Sono il re del castello, per il quale ha ricevuto il Somerset Maugham Award nel 1971.