Editore Crocetti
Anno 2023
Genere Giallo
240 pagine – brossura
Traduzione di Valentina Gilardi
Un quartiere elegante e benestante posto sul fianco di una collina, dal nome evocativo che deriva da una piccola e antica colonna al centro della piazza omonima, edifici eleganti in stile neoclassico e liberty, negozietti, piccoli caffè, attività commerciali, dove passeggiare e sedersi all’esterno dei ristoranti, sui marciapiedi, mangiando qualcosa o sorseggiando un ouzo e fumando, voluttuosi, una sigaretta.
Siamo negli anni Cinquanta, nella bellissima città di Atene, le vicende della guerra mondiale si sono concluse da pochi anni ma ancora qualche strascico rimane, la piazza è attraversata da artisti, intellettuali, sfaccendati, gli amici si incontrano, e a volte il sussurro dell’amore accarezza il volto e i cuori di donne e uomini che si riconoscono, si amano: “Era una giornata allegra. Due bambini giocavano a palla poco lontano. Era tutto bello e luminoso, come solo una mattina primaverile può esserlo ad Atene”.
È in questo distretto che ha luogo Delitto a Kolonaki (Crocetti) di Ghiannis Marìs (lo pseudonimo dello scrittore e giornalista greco Ghiannis Tsirimokos, 1916-1979), l’intrigante noir che ha dato il via al genere poliziesco in patria, pur riscontrando un grande successo solo anni dopo (grazie anche ad una serie televisiva con protagonista il suo Ispettore Bekas, poliziotto con tratti in comune col Commissario Maigret). E i paragoni con Simenon non sono mancati, e anch’io li ritengo inevitabili, soprattutto nella bravura e nell’immediatezza con cui Marìs, come lo scrittore belga, descrive, con pochi tratti ma molto incisivi, caratterizzandoli in maniera sublime, i suoi personaggi, sia del bel mondo raffinato, che, e soprattutto, dei bassifondi cittadini, quelli composti da piccoli criminali, delatori e trafficoni che si arricchivano durante l’occupazione e la guerra civile, come ha avuto modo di sottolineare il grande Petros Markaris, elevandolo a Patriarca della letteratura gialla greca.
Io non posso che condividere naturalmente queste opinioni, anche se, personalmente, le atmosfere del libro mi hanno fatto pensare di più a quelle create da Frédéric Dard (1921-2000), il prolifico autore francese noto per il suo Commissario Sanantonio, nei suoi brevi ma fantastici romanzi Gli scellerati (Rizzoli), o Il montacarichi (Rizzoli), gemme in bianco e nero proprio come quello di Marìs, con rimandi concisi ma idonei alla Storia più recente, ai sentimenti più meschini dell’alta società e ai vizi più nascosti.
Anche la trama è molto efficace, perché ha una partenza lenta, sinuosa, sul colpevole dell’efferato omicidio di un noto pittore sembrano non esserci dubbi né punti deboli, e solo l’intervento del figlio dell’agente di borsa arrestato per il delitto, arrivato da Parigi e convinto della sua innocenza, smuoverà a poco a poco le cose, grazie all’amicizia intessuta con il caporedattore di un noto quotidiano e di un intellettuale, che si mettono a disposizione per aiutarlo nella ricerca della verità, finché nelle indagini non verrà coinvolto anche il Comandante della Terza sezione di Polizia Bekas, appunto, tutti poco convinti della piega che è stata data alle indagini, troppo facili e scontate pur apparentemente prive di errori.
Mano a mano che ci si avvicina al colpo di scena finale, ci si fa carico dell’angoscia di essere vicini al risultato ma non avere sufficienti prove, all’idea che pochi tasselli manchino alla ricostruzione precisa, e si percepisce l’ansia per qualcosa o qualcuno che potrebbe sfuggire, il tempo a volte trascorre inesorabile ma senza risultati apprezzabili nonostante appostamenti, interrogatori, pedinamenti a piedi e in taxi, e nonostante la città appaia dolce dopo una pioggia leggera, fresca ma vivace, fino a “quando all’improvviso la matassa ricominciò a sbrogliarsi e districarsi”.
Mauro Cremon
Lo scrittore:
Con lo pseudonimo di Ghiannis Marìs, il giornalista greco Ghiannis Tsirimokos (1916-1979) è stato l’autore di oltre 40 romanzi brevi, che all’epoca non ottennero il successo che avrebbero meritato: scritti nel momento sbagliato e nel posto sbagliato (in Grecia i polizieschi erano considerati romanzetti pulp, un genere di serie B), sono diventati negli anni dei classici del giallo.
Paragonabile a Simenon per la straordinaria abilità con cui immerge il lettore nell’“atmosfera” sia dell’alta società ateniese del secondo dopoguerra sia, nello stesso tempo, del “sottobosco” criminale di informatori, avventurieri e borsaneristi, Marìs è stato a buon diritto definito da Petros Màrkaris il “patriarca” del romanzo giallo in Grecia, e secondo alcuni è stato il suo maestro.
Il commissario Bekas (che per modi di fare ricorda molto Maigret) è stato protagonista di un’omonima serie televisiva di successo in Grecia.