Antonio Manzini – Fate il vostro gioco

1771

Sellerio Editore Palermo / Collana La memoria
Anno 2018
Genere Giallo
406 pagine – brossura.e ebook

[divider] [/divider]

Si chiedeva se le cicatrici di quelle colpe se ne sarebbero mai andate. Erano ancora lì, e ogni tanto i punti saltavano e ricominciavano a sanguinare. Per quanto tempo?, si chiedeva. C’è un giorno, una data certa in cui il dolore finalmente si attenua?
Ma una risposta ancora non l’aveva trovata”.

Se le cicatrici di Rocco Schiavone ogni tanto ricominciano a sanguinare, lo stesso accade a noi lettori, che aspettiamo ansiosi nuove storie, e quando arrivano siamo trasportati ancora nella sua malinconia senza fine, soffrendo con lui. Sì, perchè in realtà ciò che affascina maggiormente il “fan” di Rocco Schiavone non è il nuovo omicidio che dovrà affrontare, né i metodi che userà per venirne a capo, ma la sua persona, la sua storia, soprattutto. Alla fine, perciò, la parte noir della vicenda sarà un pretesto per conoscere altre sfumature del nostro amato vice-questore (NON commissario, precisiamo).

In questo romanzo, ‘Fate il vostro gioco’, la vicenda si svolge nell’ambiente del gioco d’azzardo, preso in considerazione come vera e propria malattia. La ludopatia è infatti una piaga dilagante, quanto l’alcolismo e le tossicodipendenze, con in più la connivenza dello Stato che lucra su questo vizio, e nulla fa per stroncarlo, pena la perdita di enormi introiti per le sue casse. Un ex-ispettore di gioco del casinò di Saint Vincent viene trovato ucciso nella sua casa, accoltellato, con una fiche stretta in pugno. E’ un morto che parla, pensa Schiavone. E’ convinto, infatti, che quella fiche sia un messaggio per comunicare qualcosa a chi lo troverà. Ed inizia ad indagare, circondato dalla sua ormai nota squadra, fra cui spiccano i due buffi Deruta e D’Intino, e Italo Pierron, che in questo romanzo ha molta parte.
Nel corso dell’inchiesta non mancheranno sorprese: persone inaspettate coinvolte nel gioco; inappuntabili gentlemen, che hanno però molto da nascondere; strozzini. Né mancheranno i momenti di tensione delle partite a poker, che faranno salire l’adrenalina non solo a chi gioca e rischia, ma anche a chi legge. Riuscirà il nostro vice questore a trovare il bandolo della matassa? E se…niente fosse come sembrava?
Lascio ai lettori la scoperta e rivolgo la mia attenzione alla persona di Rocco Schiavone.

Si sentiva vuoto.
Una vecchia scatola delle scarpe, una tazza da caffè sbreccata, un nido d’uccello che piogge e vento avevano devastato”.

Ecco: Rocco è tutto qui, in questi malinconici paragoni. La sua storia personale. I suoi rapporti con la moglie perduta. La sua amicizia interrotta con gli amici romani. Il suo difficile e nello stesso tempo tenero rapporto con Gabriele, il ragazzo vicino di casa. Le sue avventure con donne occasionali, per stordirsi e non pensare a nulla. La storia con Enzo Baiocchi, causa della morte di sua moglie, ancora in sospeso. Tutto gli dà tormento, e lo rende ruvido, quasi sgarbato a volte; sincero in modo spietato, senza preoccuparsi di ferire o offendere chi gli sta di fronte. Ma Rocco è anche capace di tenerezze, quando parla alla moglie Marina, come se fosse ancora vicina a lui, rivelando il grande amore che li legava. O quando si rivolge a Gabriele, quasi fosse un figlio, per aiutarlo nel difficile cammino della sua adolescenza e della sua situazione famigliare travagliata.

Rocco è capace di farci piangere, anche! C’è nella parte finale del romanzo un episodio struggente: protagonista l’alberello di limoni che sua moglie Marina curava con amore. Ci sono momenti in cui tutto il dolore, tutta la mancanza di ciò che ha perduto si colgono in modo tale, da fare male al cuore; eppure sono i momenti più intensi, più belli del romanzo. Anche la storia con Caterina è ancora una ferita: proprio quando Rocco sembrava guardare avanti e riprovare un sentimento “importante”, un’altra delusione è venuta ad aggiungersi alle molte ricevute, e da qui si comprende l’amarezza, lo sconforto. I dialoghi con la moglie però sono sempre più rari: è il tempo che passa, quel tempo che, volenti o nolenti, cura tutte le ferite, anche le più dolorose.

Una lode all’autore per riuscire ad attirare il lettore non solo per la storia “privata” di Schiavone , ma per trattare tematiche sociali di grande attualità. Se in un precedente (indimenticabile) romanzo, “Orfani bianchi” il tema era la vita delle badanti, sradicate dal loro paese d’origine, in questo viene toccata la problematica del gioco d’azzardo in ogni sua forma, e ne risulta, seppure in chiave narrante, una chiara denuncia. Il romanzo si conclude lasciando aperta, non una porticina sul futuro, ma un portone; fatti in sospeso, situazioni poco chiare, probabili errori di valutazione? Comunque sia, ottima notizia per i lettori di Antonio Manzini, che già pregustano la prossima puntata della storia, con nuovi risvolti, chiarimenti; con nuove avventure di un personaggio che ormai è entrato pienamente nelle nostre vite. E speriamo di leggere ancora molti punti nella graduatoria delle sue rotture di coglioni, che sono una caratteristica “unica”!

Rosy Volta

[divider] [/divider]

Antonio Manzini, scrittore e sceneggiatore, ha pubblicato i romanzi Sangue marcio e La giostra dei criceti, quest’ultimo pubblicato da Sellerio nel 2017. La serie con Rocco Schiavone è iniziata con il romanzo Pista nera (Sellerio, 2013) cui sono seguiti La costola di Adamo (2014), Non è stagione(2015), Era di maggio (2015), Cinque indagini romane per Rocco Schiavone (2016), 7-7-2007 (2016), Pulvis et umbra (2017), L’anello mancante. Cinque indagini di Rocco Schiavone (2018) e Fate il vostro gioco (2018). Nel 2015 ha pubblicato Sull’orlo del precipizio in altra collana di questa casa editrice.