Artur Nuraj – La valle dei bambini perduti

990

Editore Marsilio / Collana Farfalle
Anno 2022
Genere Giallo
464 pagine – brossura e epub


“Nei paesi dittatoriali, se c’era una cosa scomoda più di tutte le altre, quella era la verità”.
Un mondo.
Questo giallo – superlativo! – mi ha aperto un mondo.
La maggioranza poco sa dell’Albania al tempo della dittatura: la realtà politico-sociale, la corruzione, i metodi investigativi sui generis; il Sigurimi, la tremenda polizia segreta.
E poi, ancora, le usanze della gente comune, le tradizioni, la mentalità arcaica. Tutto questo e molto altro in una storia che definire solo avvincente non rende giustizia.

Tirana, 1985.
Il detective Ludovik Lamani viene incaricato di occuparsi di un suicidio che scotta: la vittima è Albertina Basha, figlia di un alto funzionario del Partito.
Il suicidio, in una ragazza che non aveva alcun motivo apparente per commetterlo, incuriosisce subito Lamani, che individua dettagli sospetti, mentre la polizia si affanna a mettere fine alla faccenda per non compromettere la famiglia.
Quasi contemporaneamente, un altro caso si presenta: una coppia di nomadi viene a denunciare la scomparsa del pronipote, dichiarando inoltre che casi analoghi erano accaduti in tribù vicine nel disinteresse totale della polizia. Infatti, essendo una etnia non produttiva economicamente, i Rom erano trascurati e le loro richieste lasciate cadere nel vuoto.
Lamani, invece, prende sul serio la faccenda e si propone di investigare anche in questo senso.
Lo affianca, nell’indagine il collega Vasil e, soprattutto, riguardo al presunto suicidio, l’insegnante di danza della ragazza, Miha, affascinante donna ebrea.
Lavoro difficile e irto di insidie, ostacolato in ogni modo non appena si vengono a toccare personaggi di spicco nella vita sociale e politica del paese.

Il lato “noir” della storia è incalzante e molto originale: di quelle, per intenderci, che ti fanno terminare in pochissimo tempo un tomo di oltre quattrocento pagine.
La scrittura è scorrevole, piacevolissima; le descrizioni sono accurate e rendono perfettamente i luoghi (belli), i momenti, gli stati d’animo.
Ma il lato più interessante a mio parere è il mondo che traspare da tutta la storia, quello a cui accennavo più sopra.
La vita della popolazione durante il Regime, le privazioni. Solo i ricchi e i potenti politicamente potevano permettersi molti oggetti, anche di uso comune; vigeva il contrabbando e la corruzione era dilagante .
La gente viveva nella paura – bastava poco per finire in carcere o nelle mani del terribile Sigurimi.
Chi non si iscriveva al Partito, come Lamani, aveva ancora più probabilità di finire imprigionato per una qualsiasi mancanza, anche costruita a tavolino, per incastrare la vittima.
La conseguenza di questa situazione era un diffuso desiderio di lasciare il paese per cercare condizioni di vita migliori e più sicure, con tremende conseguenze se si fosse stati scoperti.

Altro aspetto interessante è lo spaccato di vita delle popolazioni nomadi, molto diffuse in Albania. Mettendo da parte alcune loro usanze, traspare in loro il senso della famiglia, degli affetti; in questi momenti nei loro dialoghi si vedono gli esseri umani, non gli “zingari” guardati spesso con disprezzo o indifferenza dalla gente.

C’è un altro particolare, in questa storia, inquietante. Ogni tanto alla narrazione in terza persona si intercala un capitolo in prima persona, che ci fa intravedere un mondo di incubi terribili, quasi onirico: chi sarà che parla? Che cosa c’entra con questo contesto?
Lo scopriremo solo alla fine.

L’autore ci presenta un protagonista che entrerà subito nelle nostre corde: Ludovik Lamani, determinato, onesto, deciso a costruirsi un futuro. A tratti forte, a tratti fragile e preda di sentimenti contrastanti. Un personaggio che attira simpatia! Un romanzo che piacerà sicuramente ai lettori, nonostante il contesto duro, a tratti crudele che ci fa ben conoscere la parte di storia drammatica e dolorosa della dittatura comunista sotto il tiranno Enver Hoxha. Un periodo oscuro, da dimenticare.
Romanzo bello bello. Mio voto: dieci e lode.

Rosy Volta


Lo scrittore:
Artur Nuraj è nato a Valona, in Albania, nel 1968, e vive a Verona, dove lavora come revisore di testi e consulente per alcune agenzie editoriali. Narratore, sceneggiatore e collaboratore di Albania News, è considerato uno dei pionieri del noir albanese moderno. Dopo alcuni romanzi pubblicati sotto lo pseudonimo di Anthony J. Latiffi, con “La valle dei bambini perduti” si presenta per la prima volta ai lettori con il suo vero nome.