Editore Newton Compton
Anno 2025
Genere Giallo
256 pagine – brossura e ebook
Dopo aver molto apprezzato “Il morso del varano”, non vedevo l’ora di ritrovare Nico De Luca, quell’ispettore mio conterraneo in servizio a Bologna, profondamente umano e con quella tigna tipica di chi non si ferma finché i conti non gli tornano, di chi è abituato a ricercare a tutti i costi la verità. Ebbene, eccomi accontentata: l’11 luglio scorso è uscito per Newton Compton “Scacco al re”, la seconda indagine dell’ispettore De Luca, il salentino albino nato dalla talentuosa penna di William Bavone.
Stavolta Nico e la sua squadra sono impegnati in diversi casi che li portano in varie parti della città: sono svariati i delitti – alcuni passionali, altri più venali – che movimentano l’inverno bolognese e le giornate di De Luca, che peraltro è alle prese anche con altre novità con cui fare i conti: la neonata complicità con la nipote Giulia, le vacanze di Natale che gli provocano comprensibili nostalgie, le difficoltà di un suo collaboratore a cui Nico non sa come parlare… e poi l’arrivo in squadra di un giovane suo fan, salentino come lui e che l’ispettore trova francamente “irritante”.
E in tutto questo trantran, inspiegabilmente, Nico finisce sempre per imbattersi in un nome: Vincenzo Galimberti: che gli capiti di leggerlo una volta nelle carte di un’indagine è normale, che capiti due può essere un caso, ma quest’uomo sembra proprio far di tutto per farsi notare dall’ispettore che già è attento di suo… bisogna approfondire.
Noi, invece, lo conosciamo subito, Vincenzo Galimberti, ben prima di ritrovare De Luca: è un impiegato bancario, un uomo tranquillo che vive una vita tranquilla in una famiglia perfetta, composta da lui, la sua adorata moglie Monia e suo figlio Diego, un diciottenne a posto, con la testa sulle spalle. Non si sa come né quando, ma qualcosa cambia nella vita di Vincenzo, qualcosa rompe la routine, come una partita a scacchi che sembra gestibilissima finché, mossa dopo mossa, si arriva al punto che da un momento all’altro tutto sembra precipitare… e allora la partita, come la vita, diventa questione di astuzia, di controllo e nervi saldi. Ma come si fa se intorno tutto sta crollando?
L’avevo capito già leggendo il libro precedente, qui ho solo avuto la conferma: è bravo, Bavone, è bravo davvero. Bravo nel creare ambientazioni, nel curare dettagli, nell’entrare e farci entrare nei pensieri più intimi dei personaggi, nel descrivere la quotidianità che in un attimo si trasforma in orrore e follia, nel mostrarci con chiarezza le concatenazioni e scelte di gente normale che conducono al delitto. Gente normale, dicevo, perché qui non ci sono super criminali né super poliziotti: ci sono persone comuni che, per i motivi più disparati possono arrivare a commettere un crimine; poi ci sono i poliziotti comuni, quelli che incontriamo ogni giorno nelle nostre vite, più o meno intuitivi, più o meno empatici, ma sempre e comunque con una vita al di là del lavoro, con affetti, fragilità, passioni che somigliano alle nostre.
Basti pensare a De Luca, alla sua cattiva abitudine di consumare cibi precotti, all’impaccio di confrontarsi con i silenzi di un collega o con l’adulazione di un sottoposto, alla sua passione per le cose semplici come il sugo della domenica o una playlist su Spotify. E proprio la musica è l’altra bella novità di questo libro: anche il poco tecnologico De Luca si è convertito alla musica on-demand, perciò anche noi possiamo ripercorrere con lui i brani che lo accompagnano durante la giornata, da Syd Barrett ai Lynyrd Skynyrd, passando per i Rolling Stones, ed insieme a lui percorriamo le strade di una Bologna crepuscolare, bella, viva, vera, fatta di vicoli ed incontri, di mercati e locali notturni in cui perdersi e ritrovarsi. Ma se la città è il quadro perfetto per indagare, Bavone si supera nella descrizione dei luoghi chiusi: li fotografa, li riempie dell’aria che vi respirano i personaggi, dei loro umori, del profumo dei loro momenti di sana intimità, dell’afrore delle notti agitate. Così l’ufficio di De Luca si riempie delle angustie e dei travagli quotidiani, la sua casa è il regno di cui si è recentemente impadronita Giulia e perciò sa di buono e di affetto. La casa di Vincenzo invece è il più mutevole tra i luoghi descritti: il perfetto ambiente di design costruito nei minimi dettagli, la piccola reggia della famiglia perfetta, ben presto mostra delle crepe e cambia umore con l’evolversi delle vicende di chi la abita. E queste fotografie di parole non possono non imprimersi nella mente di chi legge e restare conficcate nella sua memoria.
Nel parlarvi di “Il morso del varano” lo definivo un noir avvolgente e caldo. Ebbene, anche “Scacco al re” lo è, ma è anche di più: avete presente quel vento freddo, sottile e penetrante di certe mattine d’inverno, quello che ci catapulta in un attimo alla dura realtà e che fa rimpiangere il calore delle coltri appena abbandonate? Ecco, proprio quella strisciante, crescente vena fredda scuote il lettore che fa presto ad abituarsi alla scrittura immersiva, elegante, accudente di Bavone e sta scomodo nella tensione che, sapientemente dosata, lo coglie all’improvviso, come peraltro accade ai protagonisti. In più, rispetto al precedente romanzo, qui la struttura narrativa è più complessa, più articolata: le vicende di Galimberti si sviluppano in parallelo con le molteplici indagini in cui è impegnato De Luca; ogni capitolo è identificato con un personaggio della scacchiera, a seconda del punto di vista da cui, di volta in volta, si sviluppa la trama. Se all’inizio questo può spiazzare, man mano che si imparano a conoscere ed associare i personaggi il tutto diventa avvincente e veniamo coinvolti anche noi nella partita – ideale e reale – che purtroppo non riguarda solo Vincenzo e le sue scelte.
Un’ultima considerazione personale prima di concludere. Da più parti, in questi giorni, ho visto definire questo noir come “la lettura perfetta per l’estate” et similia. Beh, non sono d’accordo: semmai – a volergli proprio trovare una definizione – lo definirei piuttosto un “noir della domenica”. Questo non è un libro da prendere e lasciare, da posare lì per poi riprenderlo sera dopo sera, stremati dalle fatiche della giornata. È un libro in cui immergersi, a cui affidarsi, da cui lasciarsi condurre con grazia; è un libro che sa di tempi lenti, di mattinate tra le mura domestiche cullati dal sottofondo musicale suggerito dalle pagine e con l’odore di buon cibo casalingo a solleticare il naso e l’appetito. Altro che estate… semmai ci vorrebbe un De Luca per ogni stagione dell’anno! Si fa presto ad affezionarsi alla scrittura immersiva, incisiva, empatica e accogliente di Bavone… appena finito un romanzo vorremmo cominciarne subito un altro. E a proposito, speriamo presto in un De Luca 3… su, forza, che qui ne abbiamo bisogno!
Rossella Lazzari
Lo scrittore:
William Bavone, classe 1982, è salentino di nascita e parmense d’adozione. Laureato in Economia, ha al suo attivo saggi di geopolitica, romanzi, novelle per bambini e vari racconti inseriti in diverse antologie e pubblicati singolarmente. la Newton Compton ha pubblicato Il morso del varano e Scacco al re.