Il libro:
Editore Corbaccio
Anno 2012
192 pagine – brossura con sovraccopertina
Trama e recensione:
Torna il personaggio di Emilio Martini, Gigi Berté, che ci aveva incuriositi con il suo precedente romanzo, La regina del catrame recensito sul blog. Potrebbe ricordare vagamente i metodi del tenente Colombo, o quelli del commissario Montalbano, intramontabili poliziotti che “fiutano” gli indizi, ancorché i colpevoli. Questo, in più, usa la scrittura come terapia e, nei momenti di maggiore tensione, si isola nella sua camera, accende il computer e comincia a scrivere racconti.
Ora è alle prese con un nuovo caso. E lo fa con questo romanzo uscito per Corbaccio a settembre 2012, in cui il vicequestore aggiunto è alle prese con l’omicidio della professoressa Adelaide Groppini, una sessantenne preside della Scuola San Giorgio di Lungariva, assassinata con un colpo alla testa. La donna proveniva da una famiglia benestante e conosciuta, un ambiente che mal si addice a Gigi Berté, il quale detesta la facciata di perbenismo che avvolge spesso questi ambienti borghesi. Ma è proprio con questi personaggi con cui si deve confrontare. E ad ogni interrogatorio, la voragine di vecchi rancori, tradimenti e pulsioni vendicative diventa sempre più inarrestabile.
Divertente ritrovare Gigi Berté; un uomo, prima di essere poliziotto. Con le sue debolezze, le sue passioni e le sue gelosie. Tutti sentimenti che deve reprimere dinanzi a Marzia, proprietaria della pensione Aurora che, nonostante non rientri nei gusti canonici del vicequestore – per le sue forme arrotondate – fa ribollire il sangue. Ed è la distrazione maggiore durante le indagini di un omicidio in odore di perbenismo, una patina che copre il marcio. Si sente un pesce fuor d’acqua, in mezzo a giocatori di golf, a ingegneri benestanti, ad una società di ricchi (o arricchiti) abituati a possedere tutto, a soddisfare qualsiasi capriccio.
Ma il suo intuito, del quale si accorgeranno anche i suoi colleghi, lo porterà sulla pista giusta.
Ed è proprio in questi momenti di pressione che questo strano personaggio, dalla coda crespa di cui non si vuole privare, dalla pancetta evidente a furia di mangiare focacce liguri, dal carattere burbero ma al contempo schietto, trova l’ispirazione per i suoi racconti, questa volta alle prese con Farfalla nera, dalla conclusione assolutamente inaspettata..
Emilio Martini ci conduce verso l’aspetto provinciale di vivere in un paesino come Lungariva, rispetto ad una grande città. La differenza sta nel voler salvare le apparenze a tutti i costi, negando l’evidenza, in qualsiasi modo.
Ma alla fine, come un tappo di bottiglia messa sotto pressione, la verità salta sempre fuori. Alcune volte provocando seri danni.
Una menzione particolare vorrei farla ai piacevolissimi haiku contenuti sia nel romanzo precedente, La regina del catrame, che in questo (e presumo saranno anche sul terzo), scritti da Marzia, così profondi in quelle poche righe. Per questo motivo, ho deciso di segnalarne uno contenuto nei romanzi:
Pioggia di primavera/ colui che non può scrivere/come diventa triste!
e uno ricevuto direttamente da Emilio Martini:
Il pennello è usato/la scrittura sfumata/il mio giornale in inverno
Masoka Shiki (1867-1902)
Lo scrittore:
Corbaccio ha creato una pagina su Facebook, in cui giocare e divertirsi, alla ricerca di tutti gli indizi che possano portare ad una soluzione del giallo nel giallo: