Chester Himes – Corri uomo, corri

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Chester Himes - Corri uomo corri 

Il libro:
Editore Meridiano Zero
Anno 2009
288 pagine – Brossura
Traduzione Luca Conti

La trama in sintesi:
Testimone involontario di un duplice, brutale omicidio a sangue freddo, il giovane studente nero Jimmy Johnson – che lavora come inserviente notturno in una tavola calda di Harlem – diventa a sua volta bersaglio dell’implacabile assassino, un agente di polizia corrotto e ferocemente razzista che vive in uno stato di perenne ubriachezza.
Spremendo fino all’osso uno dei più antichi luoghi comuni del thriller, l’innocente in fuga braccato dalle forze del male, Chester Himes confeziona in questo romanzo una delle sue messinscene più violente, i cui frequenti elementi di tragicommedia non fanno che rinforzarne la visione apocalittica e il nichilismo portato alle estreme conseguenze, soprattutto per quanto riguarda il perverso rapporto tra bianchi e neri.Pur nell’angoscia della caccia, Himes riesce a dipingere un minuzioso quadro della vita quotidiana nella Harlem degli anni Cinquanta: cabaret equivoci, bische clandestine, botteghe di barbiere e stazioni di polizia. Mentre una Manhattan mai così ostile e impenetrabile respinge chiunque bussi alle sue porte in cerca d’aiuto.

Scopro con piacere un altro scrittore ex detenuto, come Edward Bunker. Anche Chester Himes ha un passato da delinquente, come rapinatore di banche. Che la galera sia un ricettacolo di letterati? A parte gli scherzi, è il primo libro che leggo di questo scrittore e, lo devo dire, ha la capacità di creare una suspence nella descrizione della scena, che basta chiudere gli occhi per immaginare tutto. Io l’ho visto, non l’ho letto e basta, questo personaggio di colore perseguitato dagli eventi, ho visto la sua paura nel cercare di scappare, ho visto il terrore dei suoi occhi quando si è trovato di fronte alla morte.
Himes cerca di farci uscire dagli stereotipi della società, dove l’uomo di colore è per forza un ladro o un assassino e la polizia è per forza chi ci viene a salvare. In questo esce prepotentemente il passato dello scrittore, che ha dovuto allontanarsi da un’America poco accogliente, per non voler dire estremamente razzista (e in questo Himes mi ha ricordato molto Lansdale per la capacità di trattare tematiche sociali nei propri romanzi), e parliamo della metà degli anni 30.
Un romanzo duro, dove c’è poco spazio per i sentimenti, ma molto vivo e passionale nel contenuto.
Lo scrittore:
Nato nel 1909 e morto nel 1984, dopo aver avuto una vita turbolenta, passata in parte in prigione, in parte in giro per l’Europa, fino ad approdare a Parigi, dove incontrò Marcel Duhamel, Direttore della Série di Gallimard, che gli chiese di scrivere questo libro. Ebbe un successo strepitoso e tuttora viene considerato uno dei migliori noir scritti. All’interno del blog c’è la recensione dell’altro suo grande libro: Rabbia a Harlem.