Xue Xinran – Le figlie perdute della Cina

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Il libro:
Editore Longanesi / Collana La Gaja scienza
Anno 2011
252 pagine – rilegato
Traduzione Valentina Quercetti

La trama, che è anche la recensione:

Premetto che, effettivamente, questa è forse una delle più lunghe che io abbia mai scritto..ma chi avrà la pazienza e la voglia di arrivare fino in fondo, non ne resterà deluso!
Questa vuole essere una testimonianza sulla vita di quelle madri, un loro dono d’amore che io, in quanto figlia, potevo condividere con altre figlie.” 

Questo è quanto ha dichiarato la giornalista e scrittrice, XUE XINRAN che, dopo aver condotto, per svariati anni, un lavoro di ricerca sulle condizioni delle bambine in Cina, ha deciso di dare voce a questo fenomeno che può essere definito tranquillamente come “piaga sociale” all’interno di un sistema politico ed economico che, se da un lato, ha avuto uno sviluppo incredibilmente veloce e attraversato da innumerevoli trasformazioni, dall’altro ha conservato tradizioni millenarie, come sottoporsi ad esami ginecologici prematrimoniali, per le donne chieste in matrimonio, per confermare la propria verginità (metodo scomparso solo dopo la riforma degli anni 90), o come il metodo, adottato ancora – purtroppo – nelle desolate zone rurali, di uccidere le figlie femmine. 
Nel corso dei secoli, le donne sono state relegate nel gradino più basso della scala sociale. Subivano violenze e maltrattamenti e spesso, lungo le rive del fiume Yangtze, bambine ancora piccole venivano rapite e vendute ai contadini come forza lavoro o per diventare le loro mogli. I loro unici desideri, crescendo, erano di non avere figlie femmine e il secondo era non rinascere donna nella vita successiva. 
Fino al 1911, data del rovesciamento del sistema imperiale feudale, il divorzio in Cina era una pratica inimmaginabile..un uomo poteva tranquillamente sbarazzarsi della moglie, ma nessuna donna aveva il diritto di porre fine al matrimonio. 
Per una legge promulgata nel 1979 da Deng Xiaoping per il controllo delle nascite, la popolazione cinese aveva l’obbligo di avere un unico figlio. Possibilmente maschio. 
Questo perché le bambine, come spiegato anche prima, non vengono considerate “creature”. La gente di città riceveva il cibo dal governo, mentre nella campagna si ricevevano le razioni di grano in base ai componenti del nucleo familiare e le bambine non venivano contate. Nessun pezzo di terra viene regalato dallo stato in caso di figlie femmine. Questo stesso sistema risale a 2000 anni fa. 
Bisogna poi considerare che alcuni villaggi della montagna (Ymeng), erano isolati e le vie di comunicazione scarse. Alla fine degli anni 90, almeno la metà dei contadini aveva un reddito medio annuale inferiore ai € 20,00. La più alta concentrazione di povertà.. 
Se avveniva una “nascita d’incenso” (un erede – maschio – che avrebbe bruciato l’incenso agli antenati), la levatrice poteva chiedere 3 volte il compenso normale. Se la madre era moglie del primogenito, poteva chiedere anche 6 volte il compenso. 
Spesso le coppie venivano cacciate dalle campagne e non potevano tornare senza un figlio maschio. “Se la famiglia non ha un figlio maschio, non ha radici. Non puoi guardare il mondo a testa alta. Non vali niente”
Oppure, al contrario, erano le coppie che fuggivano dalle campagne (chiamate “guerriglieri delle nascite clandestine”) per cercare lavoro in città e cercare di dare alla luce un figlio maschio, per poter tornare fieri dalle proprie famiglie mostrando il risultato di tante fatiche. Ma, nel frattempo, l’alternativa era abbandonare le figlie femmine. 
Fu così che vennero istituiti gli orfanotrofi, in realtà luoghi dimenticati dalla società e privi delle adeguate strutture per ospitare i bambini. Lo stato non sovvenzionava questi enti, perché considerati “una vergogna” e perché non davano una “corretta immagine internazionale”. Nel governo cinese, di fondamentale importanza era (ed è) trasmettere un’immagine di facciata. 
Le adozioni di bambini cinesi ufficialmente iniziarono nel 1993 ma al sud della Cina si praticavano già nel 1990. 
Xinran si oppose al sistema e decise di dare voce alle donne cinesi che volevano raccontare la loro esperienza di figlie abbandonate o di madri colpevoli. Condusse, 1989 al 1997, un programma alla radio di Nanchino, “Parole nel vento della sera”. Ha inoltre fondato un’Associazione di beneficenza, “The Mother’s Bridge of Love”, letteralmente un “ponte” che collega le madri alle figlie che sono state abbandonate. 
La domanda che si è sentita porre spesso è: “Perché mia madre non mi ha voluta?”. Oppure: “Sa dirmi come si fa ad avere un figlio maschio?”.
Vi voglio riportare un passaggio tanto toccante quanto vero del libro: 
Una donna è come un sasso levigato e arrotondato dall’acqua e dal tempo. Il nostro aspetto esteriore viene modificato dal destino che ci è stato assegnato nella vita, ma niente può cambiare il cuore di una donna e del suo istinto materno. Le madri delle bambine hanno tutte lo strazio nel cuore.” 
Inutile farvi sapere che, come donna, è un libro che mi ha sconvolta. Un senso di impotenza e di rabbia di conoscere una realtà sottaciuta per troppi anni. Avevo già letto qualcosa in merito alla pratica (primitiva, barbara e allucinante) di rimpicciolire i piedi delle bambine cinesi, perché simbolo di femminilità e di erotismo. 
Ma questo va al di là di ogni comprensione di una mentalità e di una tradizione che non ha più ragione di esistere. Logicamente non doveva essere MAI esistita. Ma in un’epoca in cui il boom economico ha trasformato la Cina in uno dei principali Paesi al mondo è davvero inaccettabile. Una testimonianza, quella di Xinran, che deve farci riflettere, per rendere queste storie di dominio pubblico e per farci sentire orgogliose e fiere di essere donne, e libere.
La scrittrice:
Xinran, giornalista e scrittrice, è nata a Pechino e dal 1997 vive a Londra. Ha pubblicato numerosi libri, fra cui il bestseller La metà dimenticata. Per aiutare i bambini cinesi che vivono in condizioni di disagio ha fondato l’associazione benefica The Mothers’ Bridge of Love (www.mothersbridge.org).
Per chi volesse comunicare con l’associazione, questo è l’indirizzo emailadmin@mothersbridge.com
Sul sito di Longanesi troverete altre notizie sul libro e sulla scrittrice.