Sara Blaedel – Mai più libera

2669

Il libro:
Editore Fazi
Anno 2012
365 pagine – rilegato
Traduzione Bruno Berni

La trama:

Copenhagen è attonita a seguito di un efferato omicidio. La vittima era una prostituta dell’Europa dell’est, brutalmente assassinata con un profondo taglio alla gola. Un testimone era presente al crimine, un alcolista, ma verrà individuato e ucciso barbaramente, legato, squartato e lasciato agonizzante.
Lo stesso giorno, all’interno di una chiesa, viene abbandonata una neonata avvolta  in una coperta, scoperta per caso dalla giornalista di nera Camilla, che avvisa immediatamente l’amica Louise Rick, del dipartimento di polizia di Copenhagen, occupata nell’indagine degli omicidi.
Le tracce sembrano indirizzarsi verso il traffico di prostitute dell’Europa dell’est e ai loro sfruttatori..
Sono sempre attenta alle nuove uscite di autori nordici e, non per niente, ho creato un’etichetta a parte per discuterne. 
Quello che colgo, in prima analisi, è una voglia di caratterizzare molto i personaggi del romanzo: Camilla Lind, giornalista di cronaca nera, in una fase delicata della propria vita. E’ in cura da uno psicologo, anche se ogni tanto salta qualche appuntamento. Ha un figlio, Markus, di undici anni, che adora e che, scioccato, scopre quel fardello all’interno della chiesa.
Louise Rick, poliziotta della Squadra Omicidi, amica di Camilla e in perenne scontro con i suoi colleghi, che considerano l’omicidio di una prostituta di secondaria importanza, rispetto ad alcuni furti avvenuti di recente in città.
E poi loro, le prostitute, categoria di donne vessate, sfruttate, minacciate. Numeri che fanno rabbrividire..La loro scomparsa o la loro uccisione non interessa a nessuno, tanto meno in questo romanzo, in cui l’autrice racconta che la stessa polizia non reputa essere una priorità..
Donne di “seconda scelta” che si ritrovano a sorridere e chiacchierare tra di loro, in attesa dell’ennesimo cliente della giornata. “Qualcosa in quella leggerezza affettata la portò a immaginare che fosse l’istinto di sopravvivenza. Erano costrette a fingersi allegre per farcela: Louise non credeva al mito della puttana felice. Era stato inventato solo dal desiderio degli uomini di vedere le cose in quel modo.”
La storia si incentra prevalentemente sugli immigrati dei paesi dell’est, che arrivarono in Danimarca per sbarcare il lunario e non andarsene più. A quanti di questi mal riuscirono a trovare una collocazione e pensarono bene di cominciare a “trafficare” in droga e prostituzione.
Da mezzo secolo, qui nessuno provava nulla che si avvicinasse lontanamente a ciò che aveva colpito la popolazione musulmana dei Balcani, eppure gran parte di loro si permetteva ancora di sentirsi superiore e mostrarsi arrogante nei confronti di quella gente scampata al conflitto, che arrivava in Danimarca per cominciare una nuova vita.
Un romanzo che punta l’attenzione su temi difficili e sempre attuali. La difficoltà di integrazione con etnie diverse. La mercificazione delle donne e la considerazione delle stesse in serie B. Il rapporto complesso tra genitori e figli.
Su questo sfondo, un’accoppiata di donne che mi ha ricordato vagamente le famose Rizzoli&Isles di Tess Gerritsen, amiche e confidenti, che si aiutano nel lavoro e nella vita. Mai rivali.
Forse la trama viene penalizzata per l’eccessiva ricerca della psicologia dei personaggi e anche in questo caso non bisogna aspettarsi grandi colpi di scena o ritmi sincopati. Ma è proprio questo che caratterizza gli autori nordici e Sara Blaedel. Come a dire: “C’è stato un omicidio, e allora? Con calma lo risolveremo.”
La scrittrice:
Sara Blaedel è nata nel 1964 a Copenhagen. Dopo aver lavorato come cameriera ha iniziato la sua carriera nel mondo dell’editoria danese fino a fondare, nel 1993, la prima casa editrice interamente dedicata ai romanzi gialli e ai thriller americani, la “Sara B” edizioni. Nel 2007, nel 2009 e nel 2010 i lettori danesi l’hanno indicata come scrittrice più amata del Pease, è considerata la regina del crime danese. È la scrittrice più popolare della Danimarca.