Eva Clesis – Parole Sante

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Il libro:
Editore Perdisa Pop / Collana Corsari
Anno 2013
312 pagine – ebook
Trama e recensione:
L’anziana vedova Lucia Magnano – detta Lina – e suo figlio Santo – u’ anchitertu – affetto dal morbo di Paget (lo stesso del musicista Beethoven), vivono a Comasia, paesino dimenticato della Puglia. Un luogo nel quale – con la pioggia – le stradine si allagavano, i tombini sputavano veleni e le tipiche case a terrazza con gli usci a livello di strada finivano per assomigliare a palafitte.
Madre e figlio convivono all’interno di Villa Magnano, grande proprietà composta da casa e terreni, ereditata da una famiglia importante e oggetto di interesse da parte di don Felice, parroco e confidente della signora Lina, il quale vorrebbe convincerla a donare i suoi beni alla Chiesa, per conquistare il regno dei Cieli. Ma il figlio non si lascia convincere a firmare la donazione.
E i suoi dubbi sono ben riposti: dietro tanta bontà da parte del prete, si cela un obiettivo molto meno religioso e, insieme a Luciano detto Dieci, un sagrestano dall’oscuro passato, architetta un piano per impossessarsi di tutto ciò che appartiene alla famiglia Magnano.
La straniera dell’est Viorica, arrivata alla Villa per proporsi come domestica, creerà ulteriore caos, generando ancora più complicazioni e innescando una catena di tragedie da cui sarà difficile uscirne..
Potrei definire il romanzo di Eva Clesis “esilarante”, se non fosse poi per i contorni noir che ne definiscono il genere. Ed è proprio il connubio di queste due caratteristiche che lo rendono particolare nel suo dialogo. C’è un paese immaginario, che somiglia a tanti reali, ci sono personaggi di fantasia che potrebbero somigliare al vicino di casa. Lucia Magnano, vedova estremamente religiosa (oserei dire bigotta), trovava conforto nella preghiera e in don Felice.
Era talmente convinta di potersi guadagnare il Paradiso cedendo i propri beni terreni, mantenendo l’usufrutto per sé e per il figlio, da renderla cieca di fronte all’evidente manipolazione del parroco. Peraltro, il legame indissolubile tra religione e superstizione era racchiuso in Lina Magnano, così come negli altri abitanti del paese.
E questi due aspetti sono proprio il fil rouge del romanzo: religione e superstizione. Ignoranza, razzismo e ipocrisia si nascondono sotto un velo di apparenza che ricopre un paese distopico – quello di Comasia – che potrebbe somigliare a tanti altri. Ma l’animo umano, si sa, è spesso malvagio e la facciata si sgretola sotto il peso di una semplice piuma travestita da sassolino.
Seppur contorto, il rapporto tra madre e figlio emerge prepotentemente nella storia: due “campane di vetro”, entrambi inaccessibili ma nel contempo uniti dagli stravolgimenti della vita.
C’è spazio anche per l’amore, a tratti cupo e controverso; cieco nei confronti delle differenze e tanto forte da non vedere ostacoli.
Lo stile di Eva Clesis mi piace davvero e il libro ha carattere, sentimento e ironia. Da non perdere.
La scrittrice:
Chi diavolo è Eva Clesis? Il sito della scrittrice è tanto originale quanto divertente e Eva Clesis si presenta ai suoi lettori in una veste atipica rispetto ad altre biografie che mi è capitato di leggere.
Ma, appunto…chi diavolo è Eva Clesis? E’ colei che dichiara: Quello che scrivo non è facilmente catalogabile e Sicuramente amo il nonsense, il grottesco, e uno stile umoristico e scorrevole.
E’ nata nel 1980 a Bari. Con questo pseudonimo ha pubblicato il saggio 101 motivi per cui le donne ragionano con il cervello e gli uomini con il pisello (Newton Compton, 2010) e i romanzi A cena con Lolita (Pendragon, 2005), Guardrail (Las Vegas, 2008), E intanto Vasco Rossi non sbaglia un disco (Newton Compton, 2011), oltre a numerosi racconti su riviste e antologie.