Fabio Pozzo e Roberto Centazzo Signor giudice, basta un pareggio

3625
Editore TEA
Anno 2013
336 pagine – rilegato con sovracopertina[divider]
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Luigi Centofanti, maresciallo dei carabinieri di Genova, riceve una soffiata da Pedro, sudamericano ex galeotto ed ex spacciatore, che gli conferma l’arrivo di una partita di droga via mare dalla Colombia. Il confidente gli indica anche i nomi di tre insospettabili affaristi, legati al giro delle speculazioni edilizie e alle campagne elettorali.

Pedro diventa irrintracciabile subito dopo e nel contempo si scatena una serie di delitti – spacciati per morti accidentali – per i quali viene avviata un’indagine capitanata da Lorenzo Toccalossi, procuratore capo appena trasferito a dirigere la Direzione distrettuale antimafia, Centofanti e Bartolomeo Bussi, caporedattore centrale dell’Informazione, il quotidiano nazionale. Ma è come scoperchiare il vaso di Pandora, dal quale fuoriescono appalti truccati, speculazioni edilizie, spaccio di droga e quant’altro. E tutto alla luce del sole.

Romanzo molto godibile, quello scritto a quattro mani da Roberto Centazzo e Fabio Pozzo, nel quale convivono tre personaggi che provengono da mondi completamente diversi, ma proprio per questo complementari: un maresciallo, un giornalista e un giudice. Bartolomeo Bussi nasce dalla penna di Fabio Pozzo, al quale trasmette carattere e professionalità, alla ricerca dello scoop che possa farlo emergere. Lorenzo Toccalossi e Luigi Centofanti, invece, sono creati da Roberto Centazzo, colleghi ma anche amici e uniti dalle stesse passioni, tra le quali il mangiar bene e il voler risolvere casi complicati. Sullo sfondo, una Liguria offuscata da appalti truccati, complici gli amministratori locali e le società prestanome che sembrano scatole cinesi.

Il libro è molto piacevole e la storia è un pretesto per poter puntare il dito sui rapporti fra indagini giudiziarie e inchieste giornalistiche. Quanto interferiscono gli uni con gli altri? Quanto possono essere utili o, al contrario, deleterie, le informazioni che vengono rilasciate?
Pesci piccoli – specchietti per le allodole – che vengono arrestati e pesci grossi inafferrabili, in una rete infinita nella quale la polizia non ha esche sufficienti per stanarli. Saranno in grado i tre protagonisti di arrivare al giusto epilogo?
Non avete che da leggere il libro, sotto l’ombrellone o davanti a un bel piatto di trenette al pesto.

Gli scrittori:
Roberto Centazzo di gavetta ne ha fatta parecchia, passando dalla laurea di giurisprudenza, all’esperienza in polizia. Sempre per un fine ultimo: quello di scrivere romanzi polizieschi. Dopo aver provato a pubblicare con editori molto piccoli, è approdato alla Fratelli Frilli Editori nel 2010 e non si è ancora fermato. Ha pubblicato tre romanzi per la casa editrice genovese (Giudice Toccalossi, indagine all’ombra della Torretta -2010,Toccalossi e il fascicolo del 44 -2011 e Toccalossi e il Boss Cardellino – 2012. Ora esce con TEA Libri il suo ultimo libro, scritto a quattro mani con:

Fabio Pozzo, genovese e giornalista della Stampa. Si è occupato di cronaca e di economia. Oggi è all’Ufficio Centrale di Torino. Segue da sempre i temi legati al mare, dall’industria nautica allo shipping, dalla storia della navigazione alla vela e alle grandi regate. Ha scritto I colori dell’Oceano con Simone Bianchetti (Longanesi 2003, Tea 2005), Ho sposato l’Oceano con Inbar Meytsar (Longanesi 2004), Assolvete l’Andrea Doria (Longanesi 2006, Tea 2008).