John Ajvide Lindqvist – Muri di carta

3179

Editore Marsilio Collana Farfalle

Anno 2012

480 pagine – brossura

Traduzione di Alessandro Bassini

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LindqvistI racconti non sono le mie letture preferite perché non si fa in tempo ad amare o odiare i personaggi che già si arriva alla parola fine. Un altro motivo, quando si tratta di una raccolta di uno stesso autore, è che è molto difficile che siano tutti belli: solo tre o quattro sono degni di essere letti, i rimanenti sono mediocri o addirittura pessimi. Anche quelli di Stephen King, autore per il quale nutro particolare simpatia, non sfuggono a questa regola anche se l’autore del Maine può vantare una media un po’ più alta di racconti piacevoli. Ci sono infine rare eccezioni come Raimond Carver: quelli che troviamo su “Principianti” sono tutte piccole perle. Fatta questa lunga, e forse noiosa, premessa passo senza indugio a “Muri di carta”.

Ciò che accomuna gli undici racconti è la solitudine dei personaggi; anche quelli che formano coppie felici hanno pochissimi amici ma fondamentalmente sono soli a gestire i loro fantasmi, a risolvere casi a cui hanno dedicato l’intera vita o trovare finalmente un riscatto dopo tante battaglie perse. Un altro aspetto che mi ha colpito è la professione dei vari personaggi: troviamo il muratore, il controllore dei treni, il bigliettaio alla metropolitana, il negoziante di ferramenta, il maestro d’asilo, la donna delle pulizie. Mi piace questo: finalmente liberi da avvocati di grido, da luminari della medicina, da detective famosi e imbattibili. Gente più che normale troviamo in questi racconti. C’è però una stridente contraddizione: nelle loro letture troviamo Borges, Dostoevskij, Simone Weill, Graham Green, più altri autori scandinavi. Tra i vari personaggi che amano leggere su tutti spicca Dolores, del racconto “Majeken”, addetta alle pulizie in pensione che per sua stessa ammissione non è andata oltre le scuole dell’obbligo. Tutto è possibile per carità, forse in Svezia insegnano ad amare e ad apprezzare la letteratura. Non voglio apparire classista o prevenuto ma mi sembra altamente improbabile che Dolores possa fare un’analisi critica raffrontando i personaggi di un romanzo di una giallista come Kerstin Ekman con quelli di un premio nobel come Eyvind Johnson.

Ed ora i racconti.

Lasciamo morire i vecchi

La poliziotta, che dedica tutta la vita a cercare di scoprire il colpevole di un brutale assassinio, non può non ricordare “La promessa” di Dürremmatt, ma il racconto di Lindqvist non ha lo spessore né raggiunge la drammaticità di quello dello scrittore svizzero. Il raffronto è impari pertanto la valutazione va fatta senza tener conto di ciò. Voto 3

Confini

Originale, con svolta finale imprevedibile. Tutto sommato i personaggi risultano simpatici. Un 4 più che meritato.

Villaggio in altezza

Forse il più “kinghiano” della raccolta. Questo riferimento è dovuto visto che lo stesso autore ne fa cenno (per tutti i racconti a dire il vero) nella postfazione. Ci lascia la curiosità di sapere quanto è grande l’essere mostruoso e la sua provenienza. Voto 3½.

Equinozio

Quando si dice che la curiosità uccide! Un cordiale rapporto di amicizia tra una giovane mamma e un morto stecchito degenererà in maniera violenta, ma a farne le spese, manco a dirlo, sarà… Molto surreale. Voto 3

Non si vede, non c’è!

Che cocente delusione per il protagonista! Peccato che il titolo anticipi la conclusione, altrimenti sarebbe stato un finale a sorpresa e inaspettato; sarebbe bastato intitolarlo “Paparazzo” per non toglierci il piacere della scoperta. A chi dare la colpa? Al traduttore o allo stesso autore? Nel dubbio devo penalizzare togliendo un punto. Voto 3

La supplente

A chi si è ispirato Lindqvist? A Elio delle Storie tese quando mette in scena uno dei suoi stravaganti travestimenti? Tale sembra infatti la supplente il cui ricordo ossessiona un ex allievo appena uscito da una casa di cura per malati mentali. Insipido e inconsistente. Voto 2

Eterno / Amore

Non coinvolge, nessuna suspense anche se l’idea è buona. Ma sì! Un po’ di pietà la ispira il protagonista anche se chi è causa del suo mal… Lo sanno tutti che con la morte non si fanno patti: ti frega sempre! Voto 2½

Poterti abbracciare a tempo di musica

Criptico e brevissimo. Letto tre volte, l’ultima dopo che ho scoperto il titolo che inizialmente avrebbe voluto dargli. Niente da fare: non c’ho capito nulla. Voto 1

Majken

Simpatica la nostra Dolores che, a modo suo, applica l’esproprio proletario tanto in voga negli anni di piombo; molto meno cruento però rispetto agli avvenimenti di quel periodo. Voto 4

Muri di carta

Un bimbo all’interno del suo guscio estemporaneo, dove trascorrerà la notte lontana da casa. Le sottili pareti di cartone lo proteggeranno dal peggior incubo che possa avere: la bestia feroce. Il sole nascente troverà un piccolo giovane uomo forte e determinato pronto ad affrontare tutte le difficoltà che la vita futura gli riserverà. Tenero, di ampio respiro. Come in tutte le regole c’è l’eccezione: nonostante la brevità del racconto non ci può non affezionarsi al piccolo John. Voto 5

La soluzione finale

L’unico dove si riscontra solidarietà tra i vari personaggi decisi a scoprire cosa sta accadendo in un laboratorio militarizzato dove le cavie sono “i morti viventi”. Molta azione, movimentato e una dolce storia d’amore. La dimostrazione che, quando i deboli riescono ad essere coesi e si prefiggono uno stesso obiettivo, possono combattere e sconfiggere le forze del Male. Voto 4

Concludo con la valutazione complessiva: 3/5

Aurelio Standbyme