Håkan Nesser – Confessioni di una squartatrice

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confsquagrandeHåkan Nesser è nato nel 1950 a Kumla, cittadina della Svezia centrale. Dopo aver insegnato lettere in un liceo, con lo straordinario successo ottenuto dai polizieschi della serie del commissario Van Veeteren e dell’ispettore Barbarotti si è dedicato esclusivamente alla scrittura. Nel 1999 Carambole ha vinto il prestigioso premio Glasnyckeln come miglior romanzo poliziesco dell’anno di tutta la Scandinavia.
Definito come l’Andrea Camilleri svedese dal Corriere della Sera, abbiamo lasciato l’ispettore Gunnar Barbarotti con L’uomo che odiava i martedì nel 2010, ma ora arriva in Italia l’ultima fatica dello scrittore, tradotta da Carmen Giorgetti Cima e sempre con la casa editrice Guanda – per la collana Narratori della fenice. Il romanzo è la traduzione di Styckerskan från Lilla Burma, uscito in Svezia nel 2012 finora inedito in Italia, con il quale si conclude la serie dei cinque romanzi con Barbarotti.

Questa la sinossi:

L’ispettore Gunnar Barbarotti non è più lo stesso. Non è facile concentrarsi sul lavoro quando la mente è lontana, persa nel dolore di una tragedia personale dopo la quale sembra impossibile rimettersi in piedi. Forse per riguardo nei suoi confronti, il commissario Asunander gli affida un cold case, un caso all’apparenza semplice, vecchio di cinque anni: la sparizione di un uomo che si era allontanato in moto dalla sua casa di campagna per non farvi più ritorno. Il suo corpo non è mai stato ritrovato, e l’unica indiziata non ha mai confessato. Perché i sospetti si sono concentrati tutti su di lei, ovviamente: la convivente, una donna nota alle cronache come la Squartatrice, che in passato aveva ucciso e fatto a pezzi il marito violento. Un delitto per cui aveva pagato con undici anni di prigione.
Due uomini scomparsi, a vent’anni di distanza, legati alla stessa donna: è possibile che dopo aver scontato la sua pena ed essersi rifatta una vita, la Squartatrice sia tornata alle «vecchie abitudini», che sia dunque un’assassina seriale? E perché il commissario Asunander vuole rivangare proprio adesso, alle soglie della pensione, un caso che sembrerebbe già risolto? Solo per sgombrare la scrivania dal lavoro inevaso, oppure perché è convinto che a Barbarotti faccia bene tenersi impegnato? O invece la vecchia volpe è mossa da altri dubbi e da altri fini…? Incoraggiato dalla collega Eva Backman, che lo sostiene da un’amorevole e rispettosa distanza, Barbarotti inizia a fare domande, quasi svogliatamente, ed entra passo dopo passo nel cuore di una vicenda in realtà assai intricata, dai troppi lati ancora oscuri.