Sigge Eklund – Nel Labirinto

2564

Editore Marsilio Collana Farfalle
Anno 2017
Genere Giallo Psicologico
298 pagine – Brossura e ebook
Titolo originale In i labyrinten
Traduzione di Katia De Marco


Chi di voi non ama i labirinti? Il mio primo ricordo risale a quando avevo poco più di nove anni e con la scuola andammo a visitare le Ville Venete, lungo il Brenta e tra queste in particolare Villa Pisani a Stra. Qui c’è uno splendido labirinto che ricordo d’aver percorso in lungo e in largo con il piacere sottile di perdere la strada, ma con la gioia subitanea di ritrovarla e quindi raggiungerne il centro dove s’erge una torre da cui osservarlo dall’alto. Da allora, e per altre volte, il labirinto è rimasto una delle cose che maggiormente mi affascina e che ho cercato di trovare in ogni posto che ho visitato (vi consiglio, come lettura a parte, il bellissimo “Il Libro dei Labirinti” di Paolo Santarcangeli). Vi lascio dunque immaginare la mia reazione quando tra le novità librarie del momento Marsilio ha messo un libro di un autore nordico con un titolo come Nel labirinto. Ecco perché dopo un attimo il cellulare di Cecilia ha risuonato e si è ritrovata un messaggio telegrafico: MIO. Ed ecco perché ne andiamo a parlare di seguito.

Come già per un paio di libri ultimamente, anche in questo caso sono combattuto in merito a quale sia il vero ambito di questo romanzo: non è un thriller nella sua accezione più vera, ma di certo è un potentissimo psicodramma. Non fatevi trattenere da questa definizione, che come tutte le definizioni tende a livellare ciò che definisce, perché non è solo questo. Già dall’apertura capiamo che vivremo porzioni di vita di quelli che si sveleranno essere i protagonisti. Per prima tocca ad Åsa, che ci sorprende in un atteggiamento notturno tipico dei serial killer (spiare la casa e il circondario da un punto vantaggioso, ma nascosto – a me ha ricordato molto il comportamento del serial killer di Red Dragon di Richard Harris, n.d.r.), finché non capiamo che si tratta di una donna tormentata che cerca di capire come sia stato possibile che la figlia di 11 anni, Magda, sia sparita da casa. Una donna che si alza nel cuore della notte perché percorsa da un fremito che la spinge a mettersi nei panni di colui che ha rapito la figlia. Un comportamento al limite del paranoico. Proseguendo la lettura, e venendo introdotti a tutti gli altri personaggi – il marito, Martin, il suo collega Tom e la compagna di questi Katja – scopriremo che ognuno di loro ha un lato oscuro, una parte di sé che rifiuta, non necessariamente una parte cattiva, ma semplicemente qualcosa che preferiscono tenere celato.

Eklund rivela una dote notevole nell’essere in grado di intrecciare in periodi temporali diversi le esistenze dei protagonisti e, come sotto-traccia, la figura di Magda, figura che compare e scompare, ma rimane sempre sullo sfondo a monito: vi preoccupate di voi stessi e basta.
È di certo l’egoismo, e non solo, uno degli aspetti più evidenti che salgono agli occhi leggendo questo romanzo: ognuno dei protagonisti usa la vicenda per scavare dentro di sé o per agire in modo egoistico. Non c’è una situazione di conforto di mutua collaborazione. Di certo non aiuta il tutto il fatto che la polizia fin da subito abbia sospetti sui due genitori, sul padre in particolare, che scopriamo essere facile all’ira e alle percosse, ma si tratta – per tutti quelli coinvolti – di informazioni che non sono sufficienti e, soprattutto, non sono conclamate da prove tangibili o da confessioni definitive. Ci sono delle ammissioni, certo, ma non sono tali da suggerire pentimenti o dimostrarsi prove provate dei fatti.

Più ci inoltriamo nel racconto – e in questo la capacità narrativa di Eklund è fondamentale – più ci troviamo avviluppati nel labirinto: è il labirinto della mente, delle pulsioni e tensioni personali, delle proprie vite e di come si vorrebbe che andassero e non vanno, delle scelte errate, dei tradimenti consumanti o vagheggiati. È il labirinto in cui entriamo, ma dal quale non riusciamo a volte ad uscire, o magari non abbiamo voglia d’uscirne perché agisce quasi da luogo di sicurezza in cui rimanere nascosti. Nessuno dei protagonisti cerca scientemente la via d’uscita. Ognuno gira e rigira, qualcuno si perde, altri si ritrovano, ma troppo tardi.

Come mio costume non vi rivelo oltre. Vi dico solo che è un libro che mi ha messo difronte a un conflitto: in certi momenti mi è piaciuto tantissimo, in altri lo avrei lanciato fuori dalla finestra. Tipica dicotomia di chi cammina in un labirinto: per un po’ sei euforico perché ti sembra di proseguire senza problemi all’uscita, poi giri un angolo e sei assalito dall’ira e dalla frustrazione perché ti trovi davanti a un muro invalicabile. E devi ricominciare. Buona lettura.

Michele Finelli
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Lo scrittore:

Sigge Eklund, autore di cinque romanzi, è noto in Svezia anche come blogger, giornalista web e produttore televisivo. Dopo aver lavorato come sceneggiatore a Los Angeles, è tornato a Stoccolma, dove vive con la moglie e i tre figli. Nel 2017 pubblica con Marsilio Nel labirinto.