Editore Mondadori Collana Omnibus
Anno 2017
Genere Thriller
389 pagine – rilegato e ebook
Traduzione di M. Castignone
Un nuovo titolo Mondadori, un romanzo di J.P. Delaney, autore australiano? La prima pubblicazione è uscita per i tipi del continente australe. Oppure? E comunque molto probabilmente siamo davanti a uno pseudonimo. Ciò nondimeno che si tratti di una trama interessante ce lo spiega il fatto che il testo sia già stato scelto per essere portato sullo schermo dal regista Ron Howard.
Un thriller che vede come protagonisti una splendida casa, un suo strano e perfezionista creatore e due ragazze solo apparentemente incomprensibili. Ognuno di loro ha il suo ruolo preciso, ma il vero fulcro fondamentale di tutta la storia sarà la residenza di Folgate Street. Una casa straordinaria. Bella, austera, a prova di effrazione, coniuga l’avanguardia europea ad antichi e ieratici rituali giapponesi. Design minimalista, è costruita in pietra chiara, con lastre di vetro insonorizzate e sensibili alla luce e immensi soffitti. All’interno niente armadi o cornici alle finestre. Nessun interruttore, nessuna presa elettrica. Perché è un gioiello della romotica, governata da un dispositivo intelligente. Una specie di “Housekeeper” che controlla tutto, dalla pressione dell’acqua della doccia, all’accesso a Internet. Una meraviglia o un continuo trabocchetto in grado di trasformare il soggiorno delle due successive giovani inquiline in un vero e proprio test da incubo, e che finirà con stravolgere le loro vite. Chi l’ha progettata e perché? Si chiama Edward Monkford, si dice che sia un innovatore, un brillante architetto con un triste e oscuro passato. Oggi sarebbe un uomo riservato che mira solo all’autentica essenza dell’essere…
Ma per ottenere il diritto a occuparla bisogna passare un esame. Per cominciare scrivere una mail con un elenco di tutte le cose che, chi la desidera, considera essenziali nella vita. Insomma una specie di lotteria. Con per insormontabile ostacolo finale il diritto di veto dell’architetto. Perché è solo lui che deve approvare la scelta del vincitore, no scusate, del potenziale affittuario. Poi, come se non bastasse, per abitare la casa bisogna impegnarsi a seguire precise regole, niente tappeti, quadri, foto, ninnoli, piante ornamentali, animali domestici, né ricevimenti o feste con gli amici. Una quasi claustrale concezione di vita, fatta di austerità e di ordine. Perché Edward Monkford, l’architetto e padrone vuole così.
Jane, che esce da una traumatica esperienza personale, parlando con Monkford si è aperta e gli ha detto tutto di sé. Si è fatta plagiare? Forse, ma intimamente è consenziente perché mentre studia quell’uomo dall’espressione seria, con i capelli di un biondo indefinito, occhi azzurro chiaro e aspetto poco appariscente, pensa: «Con quest’uomo ci andrei a letto. Gli ho detto poco più che buongiorno, eppure la parte più segreta di me, quella che sfugge al mio controllo, ha già espresso il suo giudizio». E lei ha bisogno di ricominciare a vivere dopo un traumatico lutto personale e quale luogo migliore potrebbe essere quella casa, totalmente asettica e priva di ricordi?
Ma quando l’otterrà, scoprirà che è già stata abitata prima di lei da Emma, una ragazza della sua età, fisicamente quasi una sua gemella o almeno pare. Emma che, reduce da una rapina a mano armata nella sua precedente abitazione, aveva bisogno di sentirsi protetta. Aveva scelto la residenza di Folgate Street perché le dava sicurezza, ma poi è morta drammaticamente tre anni prima e proprio là. Tra bugie e segreti, in una casa completamente priva di porte ma piena di ombre che coprono troppi segreti, le vite di due donne hanno finito con intrecciarsi. Forse anche Emma, come Jane, non era insensibile al fascino di Edward Monkford. E forse anche Emma, come Jane, assomigliava molto alla moglie morta dell’architetto. Quante e quali sono le possibili verità e spiegazioni?
Ma non sarò certo io a dire di più, senza distruggere la suspense creata da Delaney. Per buona parte della storia infatti tutto sembra chiaro, facile da capire. Un thriller psicologico piacevole, abbastanza prevedibile… Ma poi zac tutto cambia. 1, Folgate St. diventa un edificio fragile, a rischio, e quando ci si avvicina alla conclusione si trasforma in un involucro pronto a crollare sotto il peso delle sue illusioni. Una fine del romanzo, teatrale e spiazzante, che pur non convincendomi completamente, ha senza dubbio la sua perversa logica. E si trasformerà facilmente in una perfetta scenografia per una pellicola cinematografica, molto adatta all’esplosiva creatività di Ron Howard.
Patrizia Debicke
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Lo scrittore:
J.P. Delaney sembra essere lo pseudonimo di uno scrittore che ha già pubblicato diversi romanzi, ma non si sa nulla di più.