Gianni Gribaudo – Brividi e maiali

1883

Editore SEM -Società Editrice Milanese
Anno 2017
Genere Giallo
156 pagine – brossura e ebook

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Non è facile commentare questo romanzo.  Sembra un giallo , e un pochino lo è, ma non tanto; più un romanzo di costume, forse… Ha sfumature divertenti, in qualche personaggio particolare, ma ha nello stesso tempo un fondo amarognolo. Certo è che due fattori mi hanno “intrigata”: la trama, accattivante e l’ambientazione, non solo la mia regione, ma “le mie parti”  – come si dice in Piemonte – che vuol dire proprio vicino a me!

Lo scrittore (è uno pseudonimo) è dell’astigiano ed ambienta la sua storia nei dintorni, se non proprio nella città di Asti. Il protagonista è un giornalista di un giornale locale, che si trova invischiato dal direttore in un caso singolare. Pare infatti che in una discarica sia stata trovata una mano, spolpata dai maiali di un vicino allevamento (da qui il titolo). A questo punto il protagonista Gianni comincia ad indagare sulla vicenda quasi surreale, e incontra una serie di personaggi, uno più strano dell’altro. Hanno tutti soprannomi quasi in dialetto piemontese, e delle caratteristiche ben precise.

C’è il Gadan (trad.Sciocco), un baby pensionato che va a leggere a scrocco il giornale ed approfitta per fare una corte serrata alla segretaria. Maddalena , la segretaria, è l’oggetto del desiderio di Gianni, che soffre in silenzio, ma a poco a poco se la vede sfuggire dalle..mani, per opera del Gadan, appunto.Poi c’è il medico, Sgnacabugnun (trad. schiaccia- bubboni) che si occupa di questo caso, stile medico legale, in un certo senso.

C’è il Settegiacche, così chiamato perchè porta varie giacchette una sull’altra, ex maestro elementare, considerato un po’ picchiatello; infatti è convinto di vivere ancora ai tempi del Fascio. E poi il Ganimede, il Sausissa, il Pagliasso…un bel campionario di personaggi strani, che danno un tono pittoresco alla storia. Ma questa mano, a chi apparterrà? E dove sarà il resto del corpo?Eppure non è così surreale la vicenda, se poco dopo viene trovata anche una testa. Anche il commissario di polizia, meridionale trasferito in Piemonte (altra bella caratterizzazione), insieme a Gianni si dà da fare per venirne a capo, ma la strada è lunga e faticosa.

Inutile aggiungere che alla fine sarà proprio il nostro eroe alla buona che scoprirà la verità ; un triste finale, ma credibilissimo. Il bello di questo romanzo è che pur essendo una storia normale, senza eroi, nè imprese straordinarie, piace. Perchè i protagonisti sono così strampalati e simpatici, il modo di narrare così particolare, che si distacca dagli altri.

Gianni, poi, è quasi patetico, nel suo rapporto con la madre – donna tosta – che compiace sempre; con Maddalena, la segretaria tanto concupita. Per parlare in dialetto piemontese, e questo è un altro punto che volevo trattare, lo definirei “un BUNOM”, che qui sta per sempliciotto. E poi, alla fine tanto “bunom” non è, e lo dimostrerà.

Un appunto che vorrei fare sul linguaggio usato dall’autore. Ci sono nel romanzo molte parole, modi di dire dialettali, cioè quasi tradotti letteralmente dal piemontese. Qualche esempio: girano come galiciu nell’aia; oppure frustacadreghe; oppure gratapapè e molti altri. Se questi modi di dire danno una connotazione particolare al romanzo, d’altra parte lo rendono per pochi eletti, nel senso che uno che non sia piemontese si troverà spesso a non capire il significato di certi vocaboli.  Forse ci sarebbe voluto una specie di dizionarietto finale (stile primi romanzi di Camilleri)?
A parte questa caratteristica, lo stile è piacevole e il romanzo scorre velocemente – anche perchè viene la curiosità di capire questa storia dei pezzi umani mangiati dai maiali! Un romanzo, dunque, molto simpatico, ma che consiglio soprattutto ai..locali. Piemontesi e dintorni lo apprezzeranno di certo!

Rosy Volta

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Lo scrittore:
L’autore si firma Gianni Gribaudo, ma è un «nom de plume» (sul sito della casa editrice si legge «Non ci sono informazioni su questo autore»), dietro cui si nasconde qualcuno che ha frequentato il mondo del giornalismo astigiano, in particolare «La Nuova Provincia» e ne parla con cognizione di causa. Secondo indiscrezioni, si tratterebbe di qualcuno che ha lavorato nella redazione del giornale e ora non ne farebbe più parte, il che, sempre che non si tratti di un depistaggio, apre a un notevole ventaglio di possibili autori.