Editore Giunti
Anno 2017
Genere Giallo
416 pagine – brossura e ebook
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Gigi Paoli e il suo irresistibile protagonista – con la testa pelata alla Yul Brynner come diciamo noi dell’altro secolo – Carlo Alberto Marchi, dopo il successo di “Il rumore della pioggia” ricalcano il palcoscenico fiorentino con “Il respiro delle anime”, nuovo giallo ad alta suspense che ci accompagna in una misteriosa e piuttosto insolita e inedita Firenze.
Seconda puntata per il personaggio seriale di Paoli. Che non è un poliziotto, né un avvocato ma un disincantato giornalista di cronaca giudiziaria, incasinato col lavoro e la famiglia, ma in gamba e spiritoso lo stesso. Incasinato sia col lavoro, visto che deve convivere con il l’antipatico direttore del Nuovo Giornale, che con la famiglia, perché, da padre divorziato e single, deve arrabattarsi da anni a gestire acrobaticamente Donata, la figlia undicenne (per fortuna con l’appoggio della signora Anna, baby sitter di polso).
Luglio, lenzuola appiccicate addosso dall’umidità perché neppure un timido venticello mattutino è riuscito a sfiancare il bollore dell’attico pratese con vista, ma senza aria condizionata, del nostro eroe che, nonostante che le scuole siano chiuse da un pezzo, continua a svegliarsi come un orologio alle sette e dieci. E, come se non bastasse, con la partenza per le vacanze ancora lontana, Donata, oltre ad aver già cominciato a dare segni d’infantile insofferenza vuole un telefono tutto per sé in cambio della sfilza degli otto presi in pagella… Per fortuna quando è in fase vacanza, ronfa nel letto fino a mezzogiorno.
A Carlo Alberto Marchi non resta che mettersi in macchina con per meta “Gotham City’”, l’orrido e sproporzionato Palazzo di Giustizia a Novoli, dalle avveniristiche architetture cementizie – giudicato dai più uno dei dieci edifici più brutti del mondo – con per obiettivo tentare di scoprire cosa si nasconde dietro l’allarmante sequenza di morti per droga che negli ultimi tempi si è abbattuta sulla città.
Un’inchiesta con cui il direttore del “Nuovo Giornale” sta marcando stretti sia Marchi che “ l’Artista”, suo collega di magnanimi lombi che, con i loro schemi lavorativi e la loro abituale indipendenza, non riscuotono affatto la sua simpatia… E loro, in attesa della buona novella di un agognato cambio di direttore del quotidiano, devono adempiere alle sue voglie. Però a scombinare il ritmo dell’agenda arriva una notizia che farà subito drizzare le antenne di Marchi: la notte prima, proprio nella rotonda a pochi passi da “Gotham City”, un ciclista è stato ucciso da un’auto pirata, poi dileguatasi nel nulla.
Un incidente? Possibile. Ma l’investitore non si riesce a trovare in nessun modo. E se si aggiunge che la vittima era il giovane dirigente americano di una famosissima azienda farmaceutica campione mondiale nella sperimentazione di nuovi farmaci, e che pochi giorni prima l’uomo era finito in una retata in caccia di droga in un locale “hot” del centro, il caso non solo diventa interessante ma rischia di trasformarsi in una bomba.
Marchi sente lo scoop e ci si butta a corpo morto. Tante sarebbero le possibili piste da seguire e il Consolato americano preme perché si faccia luce sulla storia. La polizia stradale indaga a tutto tondo, il sovrintendente Rindi, non sente ragioni, annusa in giro e vuole vederci chiaro. Salteranno fuori un testimone, un barbone bugiardo, un navigatore che porta a una lugubre villa dalle finestre murate, un misterioso iPhone placcato d’oro e un mafioso albanese che, vedi caso, Marchi aveva conosciuto quando in passato aveva vissuto a Firenze giocando per anni nel calcio in costume con la casacca dei Rossi…
Insomma Carlo Alberto Marchi si troverà mischiato all’inchiesta più incasinata e… scottante della sua carriera.
Inchiesta che si muove sul piano dell’indagine pura, ricollegando con certosina pazienza il filo rosso che lega le tante morti, sia quelle per droga che per altro, e che offre un ampio e imparziale giro d’orizzonte sulla Firenze attuale e si fa ghiotta occasione per sviscerare le debolezze di certi profili umani e per scavare un po’ negli interessi e nelle zone d’ombra locali di questo terzo millennio che spesso si connettono strettamente – ma pare logico in questa nostra era di globalizzazione – a quanto si pensa e si fa oltreoceano.
Veritiere e empaticamente reali tutte le descrizioni: quali l’arrivo di notte sul posto dell’incidente dei medici e della polizia dopo la telefonata di un testimone, i funambolici appostamenti dei cronisti nei corridoi del Palazzo di giustizia, comprese le atmosfere dei quasi luoghi di culto fiorentini quali Paszkoswski e la Terrazza dell’Excelsior… Senza dimenticare il monumentale cimitero degli Inglesi e quello degli Allori, ancora fiori all’occhiello della città per merito delle chiesa riformata svizzera di Firenze.
E un grazie speciale a Gigi Paoli anche per avermi riportato indietro nel tempo, ai tavoli notturni e ai favolosi e indimenticabili e profumati “spaghettini” del Ristorante Pizzeria dei Fratelli Briganti di Piazza Giorgini, ai quali va ancora il mio più sincero plauso.
Patrizia Debicke
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Lo scrittore:
Gigi Paoli – (Firenze, 1971), giornalista, è stato dal 2001 e per 15 anni il responsabile della cronaca giudiziaria della redazione di Firenze del quotidiano La Nazione. Dal marzo 2016 è caposervizio della redazione di Empoli. Vive a Prato assieme alla figlia teenager, una gatta nera e tanti libri. Il rumore della pioggia è il suo primo romanzo.