Paola Barbato – Non ti faccio niente

1948

Editore Piemme Collana Narrativa
Anno 2017
Genere Thriller
420 pagine – rilegato e ebook

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Leggere il romanzo di Paola Barbato è come partecipare ad un rally, dove la scrittrice è la pilota e il lettore è il navigatore. Senza mappa, però!

E tu vorresti scendere, hai paura, non sai cosa aspettarti. Però non lo fai, perché sai che Paola è un’ottima guidatrice e tu sei curioso di sapere cosa c’è dopo quella curva. E dopo quella ancora. E ancora.

Alla fine da quella macchina scendi, con l’adrenalina a mille, ma contento.

Ha pubblicato su Whattpad i primi capitoli e, dopo che i lettori l’hanno incitata a continuare, ha proseguito a scrivere. Uscito per Piemme il 13 giugno 2017, la trama non è delle più facili: trentadue bambini rapiti durante l’arco di sedici anni da un uomo, Vincenzo, il quale li tiene in custodia qualche giorno per poi renderli alle famiglie senza aver torto loro un capello. Le sparizioni iniziano nel 1982 e fino al 1998 non si arrestano.
Poi, di colpo, quel gigante buono smette di praticare quello che considerava una missione per dedicarsi a una vita più tranquilla insieme a Nives. Anzi, la Nives.

Stanno insieme ormai da vent’anni e lei lo considera il suo “adorabile sociopatico”. E’ a conoscenza del suo passato, ma sa anche le motivazioni che hanno spinto l’uomo a rapire quei bambini. Nel 2015 sembra però che qualcosa sia cambiato: scompare una bambina e viene ritrovata morta assassinata. Guarda caso, è la figlia di uno dei rapiti. Possibile che Vincenzo sia il serial killer? Perché ora i bambini vengono uccisi?

Paola Barbato ci regala un thriller nel quale si ripropone il leit motiv tipico della sua scrittura: ritmo incalzante, scrittura semplice ma diretta, un plot narrativo che spinge all’azione seguente, al passo successivo. Protagonista è la colpa, Vincenzo è il mezzo. Genitori assenti, negli anni ’80 così come ora, ma in modo diverso. Prima potevi andare a giocare in cortile tutto il giorno – cari cortili ora vuoti e dimenticati… – senza che tuo padre e tua madre si accorgessero della tua assenza, se non troppo tardi e partivano i ceffoni o i battipanni.

Qual era il vero pericolo? Salire sull’auto o tornare a casa?

Vincenzo curava i bambini più trascurati, quelli lasciati soli e con una scusa li caricava in auto. Non usava la violenza per rapirli, ma sempre un pretesto, li attirava con la curiosità di un passerotto ferito o altro. Sperava che quei genitori disattenti si sarebbero resi conto che i figli non devono crescere così, hanno bisogno di cure e di attenzione. Ora siamo passati alla morbosità, alla cura maniacale, ma più superficiale. Bambini collegati h24 ai cellulari – “Così so sempre dove ti trovi.” – mentre mamme e papà in carriera non hanno il tempo neanche di respirare.

Non sei “in” se non sei una madre bella, in forma, lavoratrice, moglie esemplare, sempre con il sorriso sulla faccia e abile nel manovrare il tempo incastrando tutti gli impegni. Purtroppo il tempo non si fa manovrare ed è facile che l’ingranaggio faccia cilecca. Non è di molto tempo fa la notizia del caso della bambina morta in auto, dimenticata dalla madre. Provo una gran pena per quella donna, che si sentirà in colpa per tutta la vita per aver avuto un black out durato qualche ora.

La colpa è raffigurata da Vincenzo, che vuole fare del bene, a suo modo. Ma ciò che si innesca dipende da lui? O dipende dalla società, sempre più frenetica e stressante? Leggendo il romanzo di Paola, ci si accorge di quanto sia difficile prendere le parti di qualcuno, personaggi tutti border line, mai del tutto buoni e mai del tutto cattivi. Si parla di paura, di coraggio, di rivalità. Lo schema del romanzo non è tradizionale, non ci si concentra sulle indagini se non a latere – infatti anche l’ispettrice di polizia Pautasso e la sua vice Mariani non emergono dalla storia, ma volutamente.

Protagonisti sono i bambini e, per carità, ricordiamoci sempre che non sono dei “piccoli adulti”. E impegnamoci tutti per fare in modo di creare loro bei ricordi. Ma attenzione alle paperelle, dopo questo romanzo vi appariranno sotto altre spoglie…

Brava, Paola Barbato, quoto in pieno quello che afferma Giuseppe Genna: “La morbosa affabulatrice che mancava in Italia.”

Cecilia Lavopa
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La scrittrice:

Classe 1971, milanese di nascita, bresciana d’adozione, prestata a Verona dove vive con il compagno, tre figlie e tre cani. Scrittrice e sceneggiatrice di fumetti, tra cui Dylan Dog, ha pubblicato tre romanzi thriller per Rizzoli, Bilico, Mani nude (vincitore del Premio Scerbanenco), Il filo rosso. Ha scritto il soggetto e co-sceneggiato per la Filmmaster la fiction Nel nome del male, con Fabrizio Bentivoglio, per la regia di Alex Infascelli. Nel mese di settembre 2016 ha pubblicato su Wattpad il romanzo Non ti faccio niente, riscuotendo grande successo tra gli utenti.