Adriano Angelini Sut – Mary Shelley e la Maledizione del Lago

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Editore Giulio Perrone Editore Collana Biotón
Anno 2017
Genere Saggio
203 pagine – brossura con alette


La letteratura è ricca di quelli che vengono definiti “romanzi di formazione” (da tedesco Bildungsroman, definizione nata per il Wilhelm Meister di Goethe), ovvero quella categoria di racconti che presentano giovani descrivendone la loro maturazione verso l’età adulta. Ecco, parafrasando, i miei romanzi di formazione sono stati tre: Dracula di Bram Stoker, Alle Montagne della Follia di Lovecraft e Frankenstein di Mary Shelly. Ognuno di loro ha segnato un cambio, un addentrarsi verso nuove suggestioni, una ricerca di similitudini letterarie e di ambientazioni. Ognuno di essi ha una sua solida personalità che lo rende un romanzo di riferimento per i generi e sottogeneri, spesso anche ripreso in contesti non necessariamente di stampo orrorifico o fantascientifico. Tra tutti, però, Frankenstein è una sorta di antesignano, un racconto senza il quale molto di quello che è venuto dopo forse non ci sarebbe stato. Tutto questo preambolo per annunciarvi una anomalia: non parliamo di un romanzo questa volta, ma di un saggio. Un breve, ma intenso, racconto di chi sia stata la donna – Mary Wollstonecraft Shelley – che ha dato vita ad un personaggio così potente come quello di Frankenstein e come da lei sia nato un filone letterario che ha direttamente coinvolto anche l’italo-britannico John Polidori il cui Vampiro è uno dei motivi che portarono Bram Stoker alla realizzazione di Dracula. Come vedete, dunque, motivi per parlare di lei ce ne sono in abbondanza.

Adriano Angelini Sut costruisce un saggio come una biografia, usando le fasi travagliate della vita di Mary come spunto per ricondurci ai fondamenti della sua arte e alle suggestioni che hanno visto la genesi del Prometeo (titolo originale del romanzo), nonché tutte le conseguenze – letterarie e sociali – che questo romanzo totalmente innovativo portò nel mondo contemporaneo di Mary Shelley. Si parte dai prodromi, dalla madre di cui Mary porta lo stesso nome, e dal padre William Godwin simbolo del pensiero anarchico di fine ‘700. Entrambi sono animi e pensatori che precorrono i tempi. Vivono le suggestioni dei loro tempi che sono quelli della rivoluzione industriale e delle sue conseguenze sulla vita sociale dell’Inghilterra di fine XVIII secolo. Sono portatori di nuove idee: Mary scrive prima un testo – Vindication of the Rights of Men, poi, successivamente, The Vindication of the Rights of Women preceduto da un Education of Daughters. Sono libri che tracciano nuove rotte nella visione del posto che uomini e donne devono avere nella società e soprattutto scardinano il mito dell’uomo simbolo di virilità e della donna come ideale di bello.

Da queste radici nasce Mary, la seconda Mary così come la definisce, con correttezza, Angelini Sut. Mary nasce e sua madre muore nello stesso tempo a causa di un’infezione contratta durante il parto: così Mary prende il posto di Mary creando una sorta di passaggio del testimone. Fin da piccola vive in un mondo diverso rispetto ai coetanei, soprattutto per l’ingombrante figura paterna, ma anche con la fortuna di ascoltare, sebbene di nascosto, conversazioni che una fanciulla inglese giammai avrebbe dovuto sentire. Così, come la volta in cui il chirurgo Carlisle si mise nello studio del padre lasciando la porta aperta ed ella sentì per la prima volta il racconto di un esperimento nel quale al cadavere di un criminale erano state applicate “oltre duecentoquaranta piastre elettrificate a cui hanno dato voltaggio e la mascella del morto ha iniziato ad avere tremiti e la muscolatura a contorcersi con apertura di un occhio” (l’esperimento di galvanizzazione è realmente accaduto, a Bologna, fatto dal professore Giovanni Aldini nel febbraio del 1803). Oppure quando Samuel Colerdidge, altro amico del padre, declamava i suoi versi. Suggestioni, idee, fantasie, che rimasero nel subconscio di Mary per poi esplodere più avanti.

Ciò che più mi ha colpito, nella lettura, è stata la vita estremamente travagliata di questa donna, la giovane età che la vede preda del suo amore per Percy Bysshe Shelly, gli anni trascorsi con lui e quello che la vicinanza con quest’uomo dall’ingegno potente, ma folle, che hanno uno dei loro punti più estremi ed elevati al contempo in quella vacanza che li porta a Villa Diodati e a quella notte che stravolse la letteratura, sebbene ancora senza saperlo. Troverete tantissimi suggerimenti, scoprirete una scrittrice come poche ve ne sono state e soprattutto verrete messi a parte di tutte quelle sensazioni, belle o terribili, che forgiarono un animo tra i più fulgidi e moderni dei suoi tempi e non solo. Un libro corredato da un’ottima bibliografia, che scivola via con facilità e vi può aiutare ad amare ancor più colei che ha saputo aprire la strada all’arrivo di altri potenti scrittori e scrittrici, un’autrice talmente controcorrente che solo nel 1977 fu possibile far affiggere una targa in sua memoria citando quel “Frankenstein” che molti definivano ancora come “opera del demonio”.

Michele Finelli

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L’autore:

Adriano Angelini Sut,  romano, è traduttore e scrittore. Ha collaborato con Radioradicale.it, e Il Foglio. Il suo ultimo romanzo è Jackie (Gaffi 2015), una biografia romanzata di Jacqueline Kennedy Onassis. Traduzioni effettuate, fra le altre: Ogni cosa è maschera, Janice Galloway – Gaffi (2012); American Blood, Ben Sanders – Fanucci (2015); Virtnet Runner: Il Programma, James Dashner – Fanucci (2015).