Dario Crapanzano – La squillo e il delitto di Lambrate

2057

Editore SEM
Anno 2018
Genere Giallo
186 pagine – rilegato e ebook

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La Milano degli anni ’50 è un fil rouge dei romanzi gialli di Dario Crapanzano, autore che, dopo aver pubblicato per anni con l’editore Fratelli Frilli, ha proseguito con Mondadori e ora approda in SEM Libri con il suo ultimo giallo intitolato “La squillo e il delitto di Lambrate”. Se ci aveva accompagnato nelle varie storie il commissario Arrigoni, impegnato a risolvere i casi nel commissariato di Porta Venezia, compare oggi una improbabile e quanto meno originale investigatrice dalle forme sicuramente più armoniose di un corpo maschile.

Paragonato a Simenon, di cui lo stesso Crapanzano ne fa omaggio nel suo primo romanzo della serie dedicata al commissario, si distacca totalmente dal personaggio che ricorda vagamente Maigret per alcune caratteristiche e propone un’avvenente prostituta, Margherita Grande la quale, a causa dell’incarcerazione della sua amica Irene accusata di omicidio e sicura della sua innocenza, cerca di improvvisarsi detective per tentare di scagionarla. E se ne “La bella del Chiaravalle”, la casa chiusa è luogo di un delitto, in questo romanzo è quasi il punto di partenza di Margherita – Rita per tutti – che dopo un breve periodo di lavoro come cameriera in un locale, scopre i piaceri della “vita”, gli agi a cui può accedere sfruttando il proprio corpo, il tenore che può permettersi per sé e per la propria famiglia.

Stiamo parlando del dopo guerra, di un Paese che si stava lentamente rialzando dalle macerie, dalla povertà che ancora imperava. Rita è rimasta orfana dei genitori e deve prendersi cura dei due fratelli gemelli e della nonna, quindi non ha scelto a cuor leggero una professione tanto antica quanto disprezzata, ma ha capito velocemente che per guadagnare tanto e in fretta, la donna di quegli anni non aveva molte alternative.

Avvenente ma non sprovveduta, pratica e dalla spiccata curiosità, si aprono nuovi scenari con Margherita Grande nei gialli di Crapanzano, il quale modella come un sarto i tempi passati a cui può accedere alla memoria non solo di chi li ha vissuti, ma anche di chi ha già letto i suoi libri. Si parla della Ligera, come veniva chiamata la criminalità dell’epoca, non meno violenta di oggi ma con un preciso codice d’onore. Di Lambrate, oggi quartiere di Milano ma all’epoca un borgo molto antico delle cui discendenze si arriva fino ai tempi dei romani e che ispirò il nome della famosa “Lambretta”. Si parla di custodi e portinai, che all’epoca erano una precisa distinzione tra chi si occupava di stabili signorili anziché delle case di rango inferiore.

Delle case di ringhiera, fulcro di un microcosmo di appartamenti che erano poi una convivenza quasi forzata, di finestre che affacciavano sulle vite altrui, ma forse un’epoca in cui il vicinato era una seconda famiglia, al contrario di oggi che non conosci neanche chi abita sul tuo stesso pianerottolo. Si parla di una Milano non “da bere”, ma umile e – forse – ancora di sani principi. Chi mi conosce sa che i gialli non sono tra le mie letture di spicco, più avvezza a truculenze e trame adrenaliniche, ma sono sicura che lo stile pacato e nostalgico di Crapanzano piacerà a molti lettori, milanesi e non.

Cecilia Lavopa

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Dario Crapanzano è nato a Milano, dove si è diplomato all’Accademia di Arte Drammatica di Esperia Sperani e laureato in Giurisprudenza, e ha lavorato a lungo nel settore pubblicitario. Nel 1970 pubblica la guida sentimentale al capoluogo lombardo A Milano con la ragazza… e no e nel 2005 pubblica il romanzo ironico-epistolare Ciao ipocondriaco; ma è nel 2011 che raggiunge la notorietà creando il personaggio del commissario Mario Arrigoni con Il giallo di via Tadino, cui sono seguiti: La bella del Chiaravalle, Il delitto di via Brera, Arrigoni e il caso di piazzale Loreto, Arrigoni e l’omicidio di via VitruvioArrigoni e l’assassinio del prete bello, Il mistero della giovane infermiera, tutti editi da Mondadori. Nel 2018 esce La squillo e il delitto di Lambrate per SEM.