Editore Longanesi / Collana La Gaja scienza
Anno 2018
Genere Thriller
360 pagine – rilegato e ebook
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“Non c’è persona meno libera di chi può andare dove vuole, ma non sa dove”.
Questa frase, nelle prime pagine del romanzo, rende l’idea del protagonista di questa bellissima storia.
Sante Moras, intrigante e tormentato personaggio, è un trentenne che porta dentro di sé “un bagaglio di pietre oscure”, come direbbe Neruda. Un episodio della sua travagliata infanzia pesa sulla memoria e sul cuore come un macigno, e fa capolino ad ogni occasione, come un fardello che non possa essere dimenticato, bisognoso di riscatto. Una cicatrice profonda ed ancora dolente, quel fatto lontano; ma a noi lettori verrà svelato solo a sprazzi, nel corso della vicenda, per darci un motivo in più di aspettativa.
Sante Moras trascorre la sua vita in carcere, ma “di qua”; non è infatti un carcerato, bensì un agente scelto, che, dopo anni passati nella Legione Straniera, dove è stato forgiato non solo nel fisico, ha deciso di svolgere questo lavoro. E proprio legato al suo lavoro è il fatto che gli sconvolge la vita, quando credeva di avere trovato un po’ di quiete ai fantasmi che lo tormentano; la sua è una solitudine abbastanza serena, perché voluta. Un uomo, “il Mostro”, viene portato in carcere nell’Area Nera, riservata ai peggiori criminali, sotto la sua sorveglianza.
E’ un ricco ingegnere, apparentemente irreprensibile, che ha tenuto prigioniera come una bestia un’adolescente per mesi, e che – quando la ragazza ha tentato di fuggire -l’ha uccisa, sparandole alla nuca a sangue freddo. Da qui l’appellativo di “Mostro”.
La ragazzina aveva sul corpo un tatuaggio marchiato a fuoco, come si faceva un tempo con gli animali: un uncino che termina con due punte, la Coda del Diavolo.
L’incontro con il Mostro non turberebbe più di tanto il nostro uomo, che troppe volte nella sua vita si è scontrato con la violenza e con la morte, se non accadesse subito dopo un fatto destabilizzante. Un distinto avvocato lo contatta, facendogli intendere di sapere tutto del suo (per noi ancora misterioso) passato, dei suoi debiti – Sante deve una grossa cifra ad una cinica capo clan di Calvi – e gli fa una proposta sconvolgente, in cambio di una lauta ricompensa. Sante è combattuto: accettare ed essere libero da debiti, ma non dai suoi fantasmi? Prima che abbia deciso, accade un altro avvenimento imprevisto che cambia il corso, non solo dei suoi programmi, ma di tutta la sua vita, perché da quel momento non avrà più tregua.
Lo attende infatti un tourbillon di avventure, di scoperte, di intrighi, che non avranno fine se non nell’ultima pagina, lasciando il lettore senza respiro, come se fosse lui stesso il protagonista.
Quando la lettura di un romanzo prende il sopravvento sulle altre occupazioni, perché la vicenda è così avvincente da non riuscire a staccarsene, vuol dire che l’autore ha fatto centro. Il personaggio di Sante Moras è uno dei più interessanti letti da tempo; il suo carattere tormentato è tratteggiato, con mille sfumature, in modo superbo. Pare quasi di conoscerlo, alla fine. Nei momenti di violenza – sempre per proteggere sé stesso o altri – in cui emerge l’ex legionario duro e senza scrupoli, il lettore riesce quasi a giustificarne le azioni. In quelli – rari – di dolcezza, intravvediamo un uomo che la vita ha costretto a ricacciare indietro la sua parte “fragile”, per mostrare solo quella cinica.
“Maria ed io ci lasciamo come quegli ex che si incontrano per caso, parlano tanto, come non hanno mai fatto prima, ma non di ciò che vorrebbero, e alla fine si salutano con una promessa di rivedersi presto che entrambi sanno di non poter mantenere e un vago senso di vuoto, come un bacio non dato”.
Sante Moras: un uomo da desiderare di ritrovare in una prossima avventura, chissà?
La seconda, indiscussa, protagonista del romanzo è la Sardegna.
Una Sardegna incantevole e selvaggia, ma senza luoghi ben definiti, che alterna cieli limpidi e mare blu a vento che increspa le onde, alza la sabbia e scuote gli arbusti della macchia mediterranea. Una Sardegna che passa da ville isolate di ricchi uomini dalla vita misteriosa a vecchie cave in disuso, a ex costruzioni minerarie, attraverso stradine tortuose percorse da placidi greggi. Una Sardegna che affascina e incanta.
Stile asciutto ed incalzante; scrittura che non lascia tregua al lettore, guidandolo sempre verso nuove scoperte; momenti di tensione altissimi. Tutto questo ci regala “La coda del Diavolo”. Maurizio Maggi merita un ottimo posto nella rassegna del thriller italiano, che – ancora una volta dobbiamo constatare con soddisfazione – nulla ha da invidiare a molti thrillers stranieri. Promosso con lode.
Rosy Volta
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Lo scrittore:
Maurizio Maggi è nato a Torino nel 1956. Ricercatore in un istituto di studi socioeconomici, si è occupato a lungo di musei, lavorando – in Italia, ma anche in Australia, Brasile, Cina – con comunità impegnate a raccontare la propria storia dal punto di vista locale: il terreno nel quale è maturato l’interesse per la scrittura in ambito narrativo. È stato finalista al Premio Italo Calvino 2014. Con Longanesi ha pubblicato
L’enigma dei ghiacci nel 2016.