Ling Ma – Febbre

2123

Editore Codice
Anno 2019
Genere Apocalittico
348 pagine – brossura e epub
Traduzione di Anna Mioni

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È il 2011.
Obama è presidente, le grandi banche d’affari sono state appena salvate, Zuccotti park è presidiato dal movimento Occupy Wall street, la globalizzazione delle merci ha raggiunto l’apice e la protagonista Candance Chen lavora alla Spectra, una multinazionale dell’editoria, al settore bibbie.
Poi il mondo collassa.

Dopo la Fine arrivò l’Inizio. E all’Inizio eravamo in otto, e poi in nove (contando anche me), un numero che da allora in poi sarebbe solo diminuito. Ci eravamo incontrati dopo essere fuggiti da New York verso i lidi più sicuri della campagna. Lo avevamo visto fare nei film, anche se nessuno sapeva dire esattamente in quali. Molte cose si erano rivelate diverse dal modo in cui erano state rappresentate al cinema.

Trasportato dagli oggetti prodotti in Cina e dal vento, un fungo mutato si diffonde sul pianeta e scatena una strana febbre negli esseri umani. Il decorso è devastante, non esistono cure, la pandemia è inarrestabile. I malati si ritrovano a ripetere una routine quotidiana terrificante, incapaci di pensiero complesso.

Aprii la porta d’ingresso. Dall’altra parte del pianerottolo c’era una vecchietta minuta. Era vestita in modo strano, con un cardigan di lana abbottonato e pantaloni di lino come se il torso e le gambe vivessero in due stagioni diverse. E continuava a fare sempre la stessa cosa. Cercava di infilare la chiave nella toppa e, armeggiando con la maniglia, faceva cadere le chiavi. Le raccoglieva e riprovava. Nei suoi movimenti c’era qualcosa di meccanico, a scatti. Attraversai il pianerottolo e le presi le chiavi di mano.

Gli infetti sono inoffensivi ma questa rimane una zombie apocalypse novel a tutti gli effetti. Collasso sociale, economico, della realtà del mondo come la conosciamo, lotta per la sopravvivenza.
Questa di Ling Ma è anche una soft apocalypse e ne rende bene il ritmo lento. La popolazione continua a lavorare, si protegge dalle spore con mascherine ma continua la propria vita, in una routine e un tempo che è della città e ancora di tutto il sistema economico. Lavoro, affetti, amicizie in un ciclo di azioni e reazioni che non è meccanico ma deterministico. Questo avrà delle conseguenze.

Guardai fuori dalle finestre. Per la prima volta notai che Times Square era completamente deserta. Non c’erano turisti, né venditori ambulanti o auto di pattuglia. Non c’era nessuno. Era in preda a un silenzio inquietante come fosse la mattina di Natale. Era diventata così senza che me ne accorgessi? Percorsi il perimetro dell’ufficio cercando di individuare un camion dei pompieri o una macchina della polizia ferma fuori, di scorgere dei lampeggianti in lontananza, qualcosa.
Non era solo il vuoto.

Il romanzo alterna scene classiche del collasso, di New York in particolare, una città che si spegne come le funzioni celebrali superiori degli infetti, a quelle di un gruppo di sopravvissuti di cui Candance fa parte con i loro riti, ripetizioni, mentre si dirigono verso la Struttura, un centro commerciale in cui stabilirsi. E provare a ricominciare.

Alla fine di ogni raid con i vivi, avveniva un altro rito. Tutti dovevano rispettarlo. Ci assiepammo sulla soglia della sala da pranzo. Dalla finestra si vedeva il sole al tramonto. Davanti a noi c’era la signora Gower che passava in rassegna i piatti con la sua french ormai sporca, le unghie spezzate o troppo cresciute. E il signor Gower e il figlio che leccavano i piatti. Paige si era seduta a tavola.
«Adesso che Candance ha partecipato a un po’ di raid con noi, mi rendo conto che dobbiamo spiegarle bene cosa facciamo dopo. Qualcuno la può ragguagliare?» esordì Bob.
«Se si tratta di un raid con i vivi, alla fine li uccidiamo» spiegò Todd.

Sono le scene e il racconto della vita prima dell’apocalisse che le migliori, le più potenti e capaci. Caratterizzano quello che è un soggetto creativo dello zombie outbreak costruendo pagina dopo pagina un terrore sottile, pacato, evocativo senza lirismi: il morbo è qui perché come umanità lo abbiamo evocato, la pandemia è inarrestabile perché ben si adatta alla vita dell’uomo contemporaneo.
Il ciclo di memorie e azioni sembra avere una capacità infettiva e tra i ricordi d’infanzia di Candance, la storia di amore con Johnathan, la lenta migrazione dei sopravvissuti verso Chicago, tra le pieghe del racconto ci si rende conto che la Febbre di Shen è qualcosa di più potente di un virus Z che per virulenza assomiglia infatti al virus de Alfabeto di Fuoco di Ben Marcus.
Lo straniamento di Candance dal suo corpo, dalla sua lingua madre, dall’ambizione, sembrano proteggerla: una città che muore ha bisogno di un testimone.

Aspettai che il modulo venisse inviato alla mia e-mail. La connessione era lenta e disturbata da quando l’ufficio si era svuotato, ma alla fine arrivò e, dopo aver scelto una nuova password, entrai nel blog e creai un post. Caricai la foto che avevo appena scattato :«Se un cavallo attraversa Times Square e nessuno lo vede, è successo davvero? Se New York cade a pezzi e nessuno lo documenta, sta succedendo davvero?»
Cliccai su Pubblica.

Al suo primo romanzo Ling Ma riesce in alcuni portenti: scrivere di una apocalisse zombie innovando sottilmente la portata creativa del sub genere, scrivere un romanzo originale del Tardo capitalismo e del’Antropocene, entrare in un piccolo club di romanzi catastrofici di qualità letteraria indiscussa.
Un club esclusivo quello della zombie novel creativa, Febbre insieme al già citato Alfabeto di fuoco, l’Estate dei morti viventi di John Ajvide Lindqvist e soprattutto Zona Uno di Colson Whitehead che Ling Ma onora in un pregevole finale.

Antonio Vena

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La scrittrice:
Ling Ma è nata in Cina e cresciuta negli Stati Uniti, è una scrittrice di fiction e nonfiction. I suoi lavori sono stati pubblicati su “Granta” e su altre riviste. Insegna scrittura creativa alla University of Chicago.