Adrian Tchaikovsky – I figli del tempo

1724

Editore Fanucci
Anno 2018
Genere Sci-fi
608 pagine – brossura e epub
Traduzione di Annarita Guarnieri


Uno straordinario romanzo alla pari, per le tematiche trattate, di quelli di autori al top del genere, come Stanislaw Lem, Philip K. Dick o Ray Bradbury. Facciamo, con l’ineguagliabile macchina del tempo che è la scrittura, un balzo in avanti di parecchie migliaia di anni. L’umanità ha colonizzato un considerevole numero di pianeti: grazie ad un nanovirus, che accelera esponenzialmente l’evoluzione, li ha prima resi abitabili, in seguito le scimmie hanno preparato il terreno e per ultimi sono scesi i coloni. Nonostante il “progresso” la razza umana non ha perso il suo vizio originale: la guerra; il movimento ecologista e terroristico “Non Ultra Natura” ne scatena una interplanetaria e la Terra, con tutte le sue colonie, distrutta! Solo la Gilgamesh, un’astronave arca con sopravvissuti ibernati, è in viaggio da migliaia di anni alla volta di un pianeta “terraformato”.

Entriamo ora nel vivo della storia, seguitemi e non vi svelerò nulla che possa rovinarvi il piacere della lettura. Ci vengono offerte tre angolazioni diverse per cogliere l’essenza più profonda della narrazione. Su un satellite artificiale troviamo la scienziata Avrana Kern, la creatrice del nanovirus, e il computer Elisa suo alter ego che continua ad inviare messaggi con problemi matematici per stimolare l’intelligenza degli esseri che popolano il pianeta di Kern, ma questi non sono scimmie: il nanovirus ha agito sui ragni che, di generazioni in generazioni, crescono in dimensione prendendo sempre più coscienza della propria capacità di apprendere e di relazionarsi con gli altri insetti molto meno senzienti di loro. Vivono in comunità molto grandi, in eterna lotta con le formiche che alla fine sottomettono con l’emissione di sostanze chimiche. Non c’è una precisa scala gerarchica, comunque le femmine dominano, mentre i maschietti sono sempre sacrificabili ed emarginati. Come dice Portia, la femmina a capo del Grande Nido, riferendosi a Fabian: “Non è semplicemente appropriato che un maschio vada in giro liberamente, ci si aspetta che quei maschi preziosi che si sono assicurati la protezione di femmine potenti siano a loro continua disposizione o che lavorino in disparte a favore di chi è loro superiore”.

Che strano, questo discriminante e sessista ragionamento, a parti invertite, non mi giunge nuovo… Torniamo agli aracnidi: la luce che vedono ogni notte transitare nel cielo buio viene venerata, le varie fasi dell’evoluzione sono intensamente dettagliate e complesse, iniziano le divergenze di vedute sulla “Messagera” ossia Avrana e con queste affiorano le prime crepe nella comunità dei ragni: eresie, ribellioni, lotta per le materie prime, presa di coscienza sulla propria identità a diversi livelli. La situazione non è certo migliore sulla Gilgamesh: il capitano Guyen la dirige con fermezza, gli scontri con gli altri membri del comando, tra repentini cambi di alleanze, si fanno sempre più frequenti. L’approdo sul Pianeta di Kern viene impedito con la forza da Avrana la quale teme che gli uomini possano inquinare e disturbare l’evoluzione degli abitanti del pianeta da lei creato. Guyen, che dopo aver represso nel sangue un ammutinamento, si ergerà a Messia, l’ultimo pastore della razza umana, anelando all’immortalità.

I viaggiatori sulla Gilgamesh sopravvivono grazie all’animazione sospesa e i protagonisti chiave, come il classicista Holsten Mason e l’ingegnere Isa Lain, dovranno adattarsi, ad ogni loro risveglio, ai mutamenti e alla cultura che si evolve anche nel micromondo dell’Arca spaziale. Per l’intera Umanità il lussureggiante pianeta di Kern rappresenta l’ultima ancora di salvezza, pena l’estinzione della specie, ma ancora una volta l’Uomo non ha imparato nulla degli errori del passato: nelle intenzioni dei viaggiatori interplanetari è sbarcare, annientare la popolazione del pianeta o quanto meno sottometterla riducendola in schiavitù. “Tanto cosa volete che siano quegli esseri striscianti privi di cervello che non avrebbero mai potuto conoscere le prove e le difficoltà che la povera Umanità ha sopportato?”
Vorrei porre l’accento su come Tchaikovsky sia riuscito a narrarci questo monumentale romanzo, che si svolge nel corso di migliaia di anni, senza perdere il filo conduttore della storia in perfetto equilibrio tra il mondo dei ragni e quello degli umani. Una scrittura solida, scorrevole, avvincente, profonda che offre molteplici visioni filosofiche degne di essere approfondite e discusse, che richiede un minimo di concentrazione, ma che sa donarti enormi soddisfazioni.

Aurelio Morandi


Lo scrittore:
Adrian Tchaikovsky vive insieme a sua moglie a Leeds, città in cui svolge la professione di avvocato. Autore della fortunata serie fantasy Shadow of the Apt, per i suoi romanzi è stato nominato al David Gemmell Legend Award e al British Fantasy Society Award. I Figli del tempo è il suo primo libro di fantascienza ed è stato opzionato da Summit Entertainment e Lionsgate per diventare presto un film.