Editore Bollati-Boringhieri / Collana Varianti
Anno 2020
Genere
183 pagine – brossura e epub
Victor Frankenstein: «Cosa cercate?».
Sir Malcolm Murray: «Voglio riprendermi mia figlia. Per salvarla, ammazzerei il mondo intero. Unitevi a me, dottore. Con me, vedrete terribili meraviglie».
Victor Frankenstein: «E quanto mondo dovremmo ammazzare?».
Sir Malcolm Murray: «Ha importanza?».
Una citazione dalla serie tv Penny Dreadful, ci aiuta a inquadrare meglio un libro che fugge a ogni schema razionale per imbarcarsi illegalmente per i mari dell’immaginario a tinte fosche, su acque livide e spesse, dove la realtà è sommersa e dovrà lottare duramente per trovare una via di fuga per poter riemergere.
Ade Zeno e il suo “L’incanto del pesce luna” ci trasporta in un mondo di riflesso, concreto, spiazzante, pauroso, così tangibile anche nelle emozioni da risultare un bassorilievo dei sentimenti, che colpisce prima l’occhio e poi il cervello, che dialoga col cuore prima che con la ragione.
Ci ritroviamo così a piedi scalzi a contatto con una terra che odora di “Alice nel Paese delle Meraviglie” e luccica a intermittenza di allucinazioni che hanno la lisergia de “Il pasto nudo”. Camminiamo sopra un gotico gore in tinte pastello, a piccoli passi ci addentriamo in una favola per adulti dove è più importante lo scritto che non si vede, ma che si può leggere grazie alla bravura dell’autore che fa della scrittura non vanità, ma mezzo ermeneutico di decriptazione dell’illeggibile.
La storia.
Gonzalo fa un mestiere insolito. Impiegato come cerimoniere presso la Società per la Cremazione di una grande città, si occupa di organizzare e presiedere funerali laici nella Sala del Commiato dell’antico Cimitero Monumentale. Nel corso dei dodici anni passati al Tempio Crematorio gestisce con passione e professionalità migliaia di riti funebri. E sposato con Gloria, conosciuta fra i banchi universitari, e ha una figlia, l’adoratissima Inés, che all’età di otto anni cade in uno stato di coma profondo a causa di una misteriosa malattia. Confinato fra le mura di una stanza d’ospedale, il destino di Inés è appeso a un filo. Tra padre e figlia si instaura un dialogo silenzioso, fatto di presenza e di musiche ascoltate insieme. Tra queste, le canzoni e il tip tap di Gene Kelly, l’unico in grado di indurre sulle palpebre di Inés quello che sembra un accenno di vitalità. La speranza, sempre più labile, di trovare una cura in grado di svegliarla, un giorno viene inaspettatamente riaccesa da Malaguti, uomo equivoco e affascinante che propone a Gonzalo di lavorare per lui, o meglio per la sua anziana padrona. In cambio della promessa di ricoverare Inés in una clinica esclusiva, Gonzalo abbandona la vecchia occupazione per passare alle dipendenze della Signorina Marisòl. Capostipite di una potente famiglia, la donna vive in una grande villa in collina, senza mai uscire dalla sua camera da letto. Il suo aspetto è quello di una nonnina decrepita, ma una volta alla settimana la sua natura mostruosa le impone di divorare carne umana. Ormai troppo debole per procacciarsi cibo da sola, ha bisogno di un assistente in grado di cercare e condurre da lei le vittime sacrificali. L’impresa non è semplice, gli ostacoli sono molti, e Gonzalo dovrà fare i conti non soltanto con il desiderio di salvare la figlia, ma anche con il bisogno di redimersi.
“L’incanto del pesce luna” è un romanzo che si fonda sul binomio tenerezza e crudeltà, ma senza mai debordare in un trash sentimentale e dozzinale. Il “nuovo mondo” di Gonzalo è un incubo dei peggiori perché si sentono anche i respiri e si è costretti a un stretto contatto con l’orrore.
L’orrore è dentro alla monade dell’antropofaga signorina Marisòl. O è dentro allo stesso Gonzalo. Le pagine sono un forte richiamo alla conoscenza di noi stessi, alla conoscenza dell’oscuro che è radicato dentro di noi.
“La curiosità Gonzalo, che cosa stupida. Sapere troppo non ha mai portato nulla di buono. Il segreto della serenità sta nell’ignoranza” dice a un certo punto Marisòl.
E il libro di Zeno è un libro ignorante, in questo senso. Un bellissimo libro ignorante che attraverso l’orrore ci conduce a un’accettazione di chi siamo realmente. Non bisogna porsi troppe domande per conoscerci, ma viversi invece di lasciarci nascosti dietro convenienze anche pericolose.
Il finale de “L’incanto del pesce luna” è una sterzata così brusca che senza nemmeno un ragionamento, ma con un subitaneo lampo di associazione, ci fa vedere l’immagine di Tim Roth ferito sul sedile posteriore dell’auto guidata da Harvey Keitel nello spregiudicato e geniale “Le iene” di Tarantino.
C’è lo stesso infischiarsene del tempo e delle convenzioni e la forte volontà di spiazzare e sorprendere non in maniera graduale, ma traumatica.
È in questa cesura che sta il significato dell’intero romanzo, che sta il confine sempre più labile tra reale e immaginario.
La meccanica mentale delle illusioni e fantasie è caratterizzata proprio dal fatto che la persona si autosuggestiona a tal punto, da credere veramente alle cose positive che ha creato e immaginato per se stessa. Ciò che la sconvolge maggiormente, nel momento in cui prende coscienza di questi meccanismi, è il rendersi conto di come molte situazioni della sua vita siano rimaste stagnanti, proprio a causa di queste illusioni. Chi non riesce a distinguere nettamente il reale dall’immaginario cerca un rifugio alla propria verità, una prigione alle proprie reali sensazioni. Di conseguenza non farà niente per cercare di migliorarsi.
Si torna alla realtà, quando si smette di essere ignoranti e ci si ricorda che siamo pieni di errori, punizioni, tormenti, crudeltà. Come di fronte a un pasto nudo.
Andrea Novelli e Gianpaolo Zarini
Lo scrittore:
Ade Zeno è nato a Torino nel 1979. Ha esordito nel 2009 con il romanzo Argomenti per l’inferno, finalista al premio Tondelli, cui è seguito, nel 2015, L’angelo esposto. Come drammaturgo ha scritto Il tiranno (2006), Velvet Bunny (vincitore del premio Nuove Sensibilità 2010), Wonder Woman + Gesù Cristo (finalista al premio Scenario 2011), e Le ultime ore dell’umanità, per la regia di Jurij Ferrini.