Editore Rizzoli / Collana Narrativa straniera
Anno 2020
Genere Thriller
256 pagine – brossura e epub
Traduzione di Giulia De Biase
Notte. Una strada di campagna in inverno, un’automobile, il buio. A bordo della vettura due persone, la narratrice, che non ha nome, e il suo compagno, Jake, sono diretti verso la fattoria dei genitori di lui che la ragazza conoscerà per la prima volta. Sono giovani, laureati, si sono conosciuti tempo prima al bar del campus ed è scoccata una scintilla piuttosto potente. L’attrazione tra loro è forte, la ragazza di Jake ce lo racconta come un personaggio schivo, di poche parole, che sa ascoltare ma sa anche farla divertire. Un uomo giovane, non bello, ma affascinante. Lui, dal canto suo, le racconta sprazzi della sua adolescenza in quella campagna, la scuola, le ragazze, le difficoltà nei rapporti e compagnia bella.
Nella notte, tra loro inizia un dialogo e la ragazza ci fa capire che per la testa le è passata l’idea di piantarla lì, appunto, di interrompere questa storia per motivi tanto vaghi da essere messi continuamente in dubbio dal fascino che prova per lui.
Nel corso di questo dialogo che tende a prendere una piega metafisica, oltre al desiderio di arrivare alla fattoria dove li attende una buona cena, lei ci racconta diverse cose della sua vita delle quali non ha messo al corrente Jake, prima fra tutte le telefonate e i messaggi che riceve da un uomo misterioso, telefonate che partono dal suo stesso numero.
Alla fattoria la tensione aumenta. La famiglia di Jake e sufficientemente strana da mettere in allarme la ragazza e spostare la scena di diverse ottave verso la tensione. C’è una cantina misteriosa, una madre che sembra fuori di zucca, un fratello morto, fotografie inquietanti e tutto quanto il repertorio di questo genere di romanzi, tra il thriller e l’horror.
Finita la cena, Jake e la ragazza – che a questo punto è piuttosto sulle spine – decidono di non dormire alla fattoria, ma di rientrare a casa loro in città. E qui il lettore scivola sulla ripida discesa verso l’epilogo impensabile di questa storia.
Diversi capitoli sono separati da un dialogo tra due sconosciuti che discutono di un orribile incidente accaduto nella scuola, corsivi che hanno lo scopo di rendere confuse le sensazioni del lettore. Un po’ Lovecraft, un po’ Stephen King, fin troppo, forse, il romanzo di Iain Reid si snoda in un crescendo di ansia, più che tensione, dalla quale la narratrice si sente stringere senza apparente via d’uscita. L’abilità di Reid sta nello scambio emozionale che avviene attraverso dialoghi lenti e pensati, ma piuttosto coinvolgenti, dove le personalità e i desideri, ma anche le paure dei due protagonisti vengono poco per volta pervase da un’atmosfera di horror psico-filosofico, con alcune evidenti esagerazioni che non inficiano però il piacere della lettura.
Come spesso succede, Sto pensando di finirla qui è considerato uno dei migliori debutti letterari di sempre. Forse è un tantino esagerata, come valutazione, e può essere che il finale non sia all’altezza del resto (le recensioni della versione americana su Amazon sono divise tra entusiasti e detrattori), ma la capacità di Reid nel rendere interessante una serie di déjà vu quasi da manuale, fa sì che il romanzo abbia una sua particolare attrattiva. Copertina non proprio azzeccata, ma questo è spesso una pecca della nostra editoria, specie su questo genere letterario, ma ottima la traduzione di Giulia De Biase, che rende molto scorrevole la lettura. Da questo romanzo è stata tratta la sceneggiatura di un film prodotto da Netflix, di prossima uscita. Sono curioso di vederlo per capire come sia stato possibile farlo.
Enrico Pandiani
Lo scrittore:
Iain Reid ha esordito nella narrativa con il thriller Sto pensando di finirla qui, pubblicato in venti paesi e presto una produzione originale Netflix. Anche Foe, il suo secondo romanzo, ha riscosso un immediato successo diventando un bestseller internazionale di cui sono stati acquisiti i diritti cinematografici.