Marco Gemma – Fuga di Gas

1086

Editore Unicopli / Collana La Porta dei Demoni
Anno 2020
Genere giallo
270 pagine – brossura e e pub


Credo che almeno una volta ognuno di voi si sia fermato a considerare l’incredibilità della musica che basandosi su sole sette note abbia generato e continui a generare melodie tra le più disparate. Ovviamente, e sarebbe una vera anomalia il contrario, vi è capitato di sentire melodie “simili”, la cui sequenza di note vi suonava (ahah!) familiare. Bene, i libri non sono da meno. Certo si fondano su una base decisamente più vasta che non sette semplici note, ma con maggior frequenza è possibile trovare in ciascuno di essi richiami e assonanze che già avete letto altrove. In certi casi queste assonanze sono veri e propri plagi, in altri la particolarità è che l’autore sia stato in grado di usare qualcosa di noto, ma rimodulandolo in maniera nuova o con un tocco originale. Così accade che ci si metta in ascolto, che si leggano le pagine con maggiore attenzione proprio perché si vuol cercare di cogliere quei riflessi e capire come lo scrittore sia stato capace di ripensare, riallestire e descrivere ciò che leggendo vi è parso di aver già sentito raccontare.

“Fuga di Gas” è uno di questi viaggi letterali. Sullo sfondo della borgata, del mondo di mezzo, si muovono personaggi che vestono panni che vi sono familiari, ma ai quali Gemma aggiunge un non so che: una parlata, un tic, una fobia, un’esagerazione, un linguaggio al limite del comprensibile. Il racconto non rallenta quasi mai, la lancetta dei giri staziona con pericolosità sempre al limite della zona rossa del tachimetro. Gerri, Nando e Gas (Gaspare) un improbabile trio di disperati invischiati loro malgrado nelle miserie dell’uno e dell’altro. Questo però non impedisce loro di mettere in piedi una solida amicizia che le vicende metteranno a dura prova, definitiva in un certo qual modo.

La loro quotidianità è scandita dalla violenza, a volte se non spesso assolutamente gratuita, ma sebbene crudo, diretto e quasi parlato nel suo incedere, il racconto svela profondità, vi mette di fronte a un mondo che non è consueto, e che Gemma apparecchia senza fronzoli, ma nemmeno senza esagerare nel senso opposto e scadere nella macchietta. Poi ditemi a chi dei tre vi sarete affezionati…

Il romanzo fila diritto filato, quattro quarti belli tirati che se fossero un rock sarebbero pezzi heavy metal uno via l’altro. Ed ecco, come dicevo all’inizio, che mentre leggete vi troverete a provare strane sensazioni e capirete che Gemma si è sparato un mondo di letture pregresse e che queste figliano e filtrano tra i suoi apostrofi e incedere paratattico. Salta fuori Lansdale, occhieggia Manchette, c’è Tarantino e Guy Ritchie e tanto altro, ma soprattutto c’è vivacità e novità, cose poco diffuse ultimamente.  Un giallo anomalo, che abdica alla solita suspence e che invece vi racconta una storia talmente strana da apparire incredibile con la stessa (a)normalità di un racconto da bar.

E come un bel racconto da bar anche il libro vi finisce davanti agli occhi che manco ve l’aspettavate. Bello farsi stupire dai nuovi autori.

Michele Finelli


Lo scrittore:
Marco Gemma (1973) ha lavorato come bagnino, imbianchino, pony express, operaio edile, elettricista, cameriere; si è laureato in Filologia moderna e ha un dottorato con una tesi di Filologia d’autore sulle varianti di prosatori contemporanei. Insegna italiano agli stranieri.