Nicoletta Vallorani – Avrai i miei occhi

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Editore Zona 42
Anno 2019
Genere distopia/fantascienza
272 pagine – brossura e epub


Siamo a Milano ma è una Milano diversa da quella che conosciamo: fredda e grigia, fatta di pulviscolo e polvere, di mura alte a circondare gli ambienti dei ricchi dai poveri e con Il Profeta a tiranneggiare su tutti.

Ritorni, per le strade che conosci, ma che da tempo si sono fatte più tristi, orlate di rovine. Cenere sotto i piedi, una polvere sottile che rende tutto grigio.

È in questa città che Nigredo si trova a dover indagare, più o meno ufficiosamente, su un gruppo di cadaveri che sono comparsi improvvisamente: chi sono quelle donne tutte uguali? Sono corpi umani o solo cavie? E cosa sappiamo delle cose e delle loro sofferenze?

Cerca il tatuaggio.
La voce dei morti continua a tenerti compagnia.
Il primo groviglio di panni è seguito da altri mendicanti. Stracci e cartacce mescolati in un complesso costume di scena.

Accanto a lui, Olivia, falsaria, col suo taxi che sarà allo stesso tempo anima gemella e angelo protettore, grazie al legame profondo che lega i due personaggi: il dolore – che fa da perno al romanzo – che la giovane sa e deve provare, e che cerca di soffocare con pastiglie magiche, sarà il dolore di Nigredo, il dolore della sua città.

– Dove corri, Olivia?
A cercare la città che eravamo.

Come mai stanno morendo? E perché qualcuno cerca di insabbiare queste morti? Nigredo e Olivia si troveranno insieme, legati più che mai, ad indagare in una città e in un caso oscuro in cui la morte potrebbe in realtà essere l’unica salvezza.

Tre cavie diverse.
Tre rune del possesso.
Tre codici.
Uno solo.

Nicoletta Vallorani ci regala un romanzo distopico che più che noir potrebbe definirsi fantascientifico, nonostante lei sia la prima a non voler iscrivere le sue opere all’interno di una etichetta. I temi trattati sono potenti e destabilizzanti: la violenza sulle donne e i rapporti di classe in una città diventata ormai brutale. Il tutto è condito da uno stile assolutamente personale e riconoscibile che potrebbe essere definito quasi ‘visivo’ perché il lettore spesso si ritrova a essere effettivamente gli occhi di Olivia.
Scritto in prima e seconda persona, il ritmo è fortemente cadenzato da frasi brevi e spigolose tanto da dare al lettore l’impressione di essere continuamente pungolato, fino quasi a provare effettivamente un dolore fisico. Così il lettore diventa protagonista, si ritrova a camminare al buio di Milano, fuori dalle mura, tra i poveri, i Topi e i reietti: rimane avvolto, diventa parte del romanzo, e si lascia trasportare in ambienti che non esistono ma che si riescono bene a immaginare.

Nonostante io non sia una appassionata di fantascienza, ho apprezzato particolarmente questo libro perché porta il futuro, l’attuale irrealtà, su un piano vicino a noi, al mondo in cui viviamo. I personaggi, anche quelli invisibili, prendono forma – e mutano – davanti ai nostri occhi, e possiamo toccarli, condividere le passioni e i mali. E al termine della lettura, anche il lettore sarà un puzzle di ciò che è stato e di ciò che sarà. Quando ho iniziato a leggere questo romanzo, credevo di avere davanti a me un noir, distopico sì ma pur sempre noir, e invece ho trovato molto di più, lasciandomi anche sedurre da un genere e una scrittura che non conoscevo, rimanendo piacevolmente colpita.

Adriana Pasetto


La scrittrice:
Nicoletta Vallorani scrive fantascienza dall’inizio degli anni ’90, e questo fa di lei una veterana del settore, nonostante la sua ostinazione nel considerarsi sempre pronta a crescere.
Lettrice onnivora e docente di Letteratura inglese e angloamericana all’Università degli Studi di Milano, ha esordito con Il cuore finto di DR (Premio Urania nel 1993, tradotto in Francia da Rivages), per poi continuare a scrivere seguendo la doppia pista del noir e della fantascienza. A La fidanzata di Zorro, il primo di quattro romanzi “nomadi” (come tematiche e come editori: Marcos y Marcos, Einaudi, VerdeNero), è stato assegnato il Premio Zanclea nel 1996, e la serie è stata pubblicata in Francia da Gallimard. Le madri cattive (Salani – Petrolio, 2011), un romanzo scomodo e difficile sull’infanticidio, si è aggiudicato il Premio Maria Teresa Di Lascia nel 2012.
Nicoletta Vallorani vive a Milano con molte contraddizioni.