José Carlos Somoza – Uno studio in nero

1692

Editore Alter Ego / Collana Spettri
Anno 2021
Genere Giallo
408 pagine – brossura e e pub
Traduzione di Francesca D’Annibale


Ci sono personaggi letterari che divengono talmente importanti da sostanziarsi quasi in esseri reali. I luoghi che li vedono protagonisti nei racconti vengono ricreati o se ne cerca con bramosa necessità un surrogato esistente. Entrano nel parlare comune, vengono presi a riferimento, citati, associati pressoché a qualsiasi cosa. Tanti ne fanno usi svariati e gli scrittori li usano come si fa con il prezzemolo. Alcuni sono validi cuochi e sanno esaltarne la presenza senza eccederne. Altri sono pessimi mantecatori e ne abusano in modo improbabile. Così è per la figura di Sherlock Holmes che avrete letto e visto in mille declinazioni. Quando un libro ne tratta, come per altri tópoi letterari, io ne vengo attratto come le falene alla luce con il rischio – alla stessa stregua del lepidottero preso ad esempio – di finire bruciato dalla mia stessa curiosità. Sarà anche questo il caso? Seguitemi per scoprirlo…

Anne McCarey viene da Portsmouth, una città portuale del sud dell’Inghilterra, e lì torna per un lavoro che ha trovato quale infermiera in una residenza privata di salute mentale. Lei è la nostra protagonista e narratrice, con quell’espediente della prima persona che è molto coinvolgente: nell’incedere del romanzo, mentre leggiamo, sentiamo distintamente la sua voce femminile descriverci le vicende con il taglio, la qualità, la cultura, la personalità e l’età della narratrice. Dalle sue parole percepiamo distintamente il suo stato sociale, la sua formazione il suo ruolo. È una donna pratica Anne, rispettosa perché le è stato insegnato, preoccupata poiché vive una relazione amorosa con un manesco marinaio. Anne è anche molto brillante e ben poco avvezza alle sottigliezze, lei vive di praticità quotidiana. Ecco perché, quando viene incaricata di seguire il fantomatico Signor X – eccentrico ospite della Clarendon House – tra i due si sviluppa un particolarissimo rapporto. Da un lato lei, dall’altro quest’uomo di cui non viene mai svelato il nome, ricco di qualità intellettuali sopra la media così come di manie e stramberie. Questo rapporto diventa una trama parallela per nulla banale e che mai si sovrappone a quella del romanzo, fatta di dialoghi aspri, situazioni stravaganti e battibecchi che fanno sorridere. Sembra quasi di assistere ad una pièce teatrale.
Altro personaggio che compare a complemento è il giovane e galante medico Arthur Conan Doyle, la cui presenza non è casuale, ma mai supplente o prevaricante sul duo. Arthur e il Signor X dimostrano di avere anche loro un rapporto particolare, un’amicizia profonda e il dipanarsi della vicenda creerà – in un modo che lascio scoprire al lettore poiché decisamente ben fatto – i prodromi per la nascita della figura di Sherlock Holmes.

Come dicevo in apertura, essere ispirati da Conan Doyle o, soprattutto, da Sherlock Holmes è facile, ma è molto meno facile utilizzare quell’ispirazione per creare qualcosa di originale, diverso e coinvolgente. Non conoscevo Somoza come scrittore, ma sono rimasto affascinato dal suo stile (grazie anche ad un’ottima traduzione di Francesca D’Annibale). Ha creato un personaggio completo – Anne McGarey – la cui profondità e presenza ha permesso di generare e di rendere completo il personaggio del Signor X. Potrebbe sembrare che il giallo – perché c’è un giallo, un omicidio in piena regola – sia stato risolto grazie alle incredibili capacità del Signor X, ma l’iterazione costante con Anne si dimostra fondamentale per concludere felicemente la vicenda.

C’è una prosa molto limpida, chiara, che dimostra una notevole conoscenza della parola poiché l’autore non deve sperticarsi per cercare elucubrate vie per descrivere, ma vi porta con facilità e senza sforzi nei luoghi e nei momenti in cui la vicenda si manifesta, facendovi percepire distintamente sentimenti e sensazioni, odori, colori e l’intera scena con forte consapevolezza. La parte investigativa è molto legata ai tópoi cui siamo abituati, ma evidentemente non è il fondamento del libro. Somoza la usa per darsi lo spunto per parlare dei suoi personaggi e soprattutto di quello Sherlock Holmes – a cui è legato fin da bambino – del quale riesce a dare una genesi incredibilmente fantasiosa e creativa. Libro da leggere. Assolutamente.

Michele Finelli


Lo scrittore:
José Carlos Somoza è nato a L’Avana, Cuba, nel 1959. La sua famiglia si è trasferita in Spagna quando lui aveva solo un anno, ed è lì che vive tuttora. Psichiatra di formazione, ha vinto numerosi premi con i suoi romanzi, che sono stati pubblicati in trenta Paesi. In Italia ha già pubblicato Clara e la penombra (Frassinelli, 2005) e L’esca (Mondadori, 2011).