Abir Mukherjee – Morte a Oriente

949

Editore Sem
Anno 2021
Genere Giallo
384 pagine – brossura e epub
Traduzione di Alfredo Colitto


È il 1922. Il capitano Wyndham, inglese, da cinque anni vive e lavora in India. La sua dipendenza da oppio lo costringe a recarsi in un monastero induista ad Assan, un luogo isolato tra le colline a tre giorni dalla vita caotica e multicolore della città.
Appena arrivato in stazione gli sembra di scorgere una figura che appartiene al suo passato. Un uomo conosciuto a Londra, quando era un giovane agente, che aveva cercato di ucciderlo e che lui credeva morto.
Da questo punto partono le due narrazioni che si alternano tra le pagine di questo giallo scritto abilmente da Abir Mukherjee, quarto romanzo della serie legata ai personaggi del capitano Wyndham e del suo sottoposto Surrender-not-Banerjee.
Infatti mentre il capitano si trova al monastero un altro ospite sparisce e poi viene trovato senza vita in circostanze strane, lasciando sospettare che dietro la sua morte si nasconda ben altro.
Intanto il capitano ci riporta ad una delle sue prime indagini nella Londra del 1905 quando una giovane donna che conosceva viene trovata uccisa dentro la sua camera nella casa dove viveva e amministrava gli affitti per conto del proprietario.

“che i nostri guai son quasi sempre causati da chi è come noi, non da chi è diverso.”

“Morte a Oriente” è un giallo che si avvicina all’idea classica del genere, portandoci dentro a quello di uno dei delitti che vengono chiamati della camera chiusa e che stimolano la mente del lettore a formulare ipotesi e a cercare indizi che avvicinino alla soluzione del caso.
Scopriamo le differenze tra un giovane Wyndham che ancora si muove con circospezione nelle indagini ma che già dimostra un forte intuito e la fermezza e la costanza necessarie per portarle avanti. E un Wyndham più maturo che dimostra il coraggio di affrontare la dipendenza e le debolezze per tornare ad appartenersi, ad essere se stesso, riuscendo nonostante il periodo delicato, ad indagare insieme al suo sottoposto che questa volta è titolare dell’indagine, su un omicidio che sembra legarsi al suo passato.

“Ho notato” disse Surrender-not mentre risalivano la collina in direzione del club “che ovunque lei vada muore qualcuno.”

Un romanzo incentrato sul tema della diversità, sulla discriminazione verso gli stranieri, sia nell’ Inghilterra di ieri che nell’India del presente narrativo. Sugli emarginati. Sull’orrore e la solitudine che si nasconde tra le pareti di una casa. Sulla paura che provoca ciò che non si conosce e che spinge alla violenza.

Che cosa significa essere dominati? Come lo si può spiegare in un giallo? Abir Mukherjee deve fare i conti principalmente con questi due aspetti della narrazione per costruirci attorno la giusta ambientazione e il giusto stile. E allora il salto mortale è lasciare Calcutta, caotica e snervante e seguire gli stati d’animo del suo incantevole protagonista e costruirgli addosso un luogo adeguato alla sua nuova condizione da disintossicante. Ma non basta perché la condizione di “dipendenza” in questo romanzo va oltre l’essere umano e diventa universale. Essere dominati da un impero straniero o dall’oppio, dunque, sono stati esistenziali che si confondono e si sovrappongono. Lontano da Calcutta ci sono le colline di Assam, solo all’apparenza quiete e isolate, in realtà scosse da sentimenti di rivolta e anticolonialismo che porteranno di lì a breve l’intera nazione a essere un mondo nuovo tra il pacifismo gandhiano e l’insurrezione armata.

Se all’interno del giallo il lettore comprende che tutte le ambientazioni hanno una origine anche interiore, allora, potrà anche capire che per raccontare tutto questo Abir Mukherjee deve necessariamente affidarsi a un linguaggio quasi parlato che permette in alcune pagine una ironia voluta e ricercata. Una visione stilistica che possa avvicinare in maniera trasversale anche chi non sempre ama confrontarsi con il genere, un “rubare” alla scrittura cinematografica alcuni tableaux per far imprimere nelle mente di chi legge il qui e ora che tanto spesso si perde nei gialli a vantaggio dell’azione pura. Ed ecco il talento, il non voler essere solo un giallista, ma uno storico in modo semplice e accattivante, un narratore di mondi e di tempi che prende a pretesto un genere per superarlo e perfezionarlo.

Federica Politi e Antonia Del Sambro, “Due nel mirino”


Lo scrittore:
Abir Mukherjee, giovane autore scozzese di origine indiana, è ritenuto “l’astro nascente del romanzo giallo storico” dal “Times”. Ha scalato le classifiche con una serie di gialli ambientati nell’India degli anni Venti. Con SEM ha pubblicato L’uomo di Calcutta (2018), Un male necessario (2019) e Fumo e cenere (2020), scelto dal “Sunday Times” come uno dei 100 migliori romanzi gialli e thriller di sempre.