Francesco Mastriani – Il mio cadavere

2186

Editore Polidoro
Anno 2021
Genere Giallo
366 pagine – brossura e epub
Prefazione di Vittorio Del Tufo


Polidoro Editore ha riportato in libreria dal 9 novembre “Il mio cadavere” di Francesco Mastriani, con la colta prefazione di Vittorio Del Tufo. Il romanzo fa parte della collana Altro Parallelo che la casa editrice ha deciso di dedicare alla riproposta di particolari opere di autori dell’Ottocento e del Novecento italiano. Il libro, che godette negli anni di grande popolarità, fu pubblicato per la prima volta a puntate sull’Omnibus nel 1851 e in unico volume nel 1852 e in seguito ristampato più volte.
Considerato da molti critici il primo giallo con forti sfumature noir scritto in Italia e che dipana una trama tipica dei feuilleton dell’epoca (vedi gli scritti francesi di Sue), coinvolse subito i lettori del settimanale napoletano suscitando grande interesse e godendo di immediato successo.
Una corposa storia di amore, passione e delittuosa perversione.

Napoli 1826: Daniel Fritzheim, alias Daniel de’ Rimini, è un giovane e talentuoso maestro di musica, talmente assetato di ricchezze e di successo da essere disposto a tutto anche alle peggiori bassezze, pur di riuscire. Cresciuto dallo “stradiere” Fritzheim che l’ha accolto come un figlio dopo averlo strappato bambino dalla strada, appena ha avuto i mezzi per farlo, pervenutigli come regalia dalla sua misteriosa famiglia d’origine, ha voltato le spalle a coloro che l’avevano adottato abbandonando la misera casa che l’aveva visto crescere. Assunto come maestro di musica di Emma, bellissima e ricca ereditiera, l’unica figlia del duca di Gonzalvo a capo di una potente famiglia spagnola trasferitosi nella capitale borbonica, si è innamorato di lei e sogna di esserne riamato.
Ma cosa dovrà mai osare per colpire il cuore di una ragazza corteggiata da tutti e con Napoli ai suoi piedi? Neppure la morte del suo padre adottivo e benefattore e lo strazio della figlia maggiore Lucia, che per anni ha illuso, farà cambiare il suo spietato atteggiamento di una virgola. Senza rimorso, Daniele abbandonerà la poveretta che, dopo la morte dei genitori, si è ritrovata, con quattro fratelli affidata solo al buon cuore di un pio religioso Padre Anselmo.

Una storia che mette tanta carne al fuoco e porta in scena sei protagonisti: un giovane maestro di musica innamorato, un bella ereditiera spagnola, una dolce ragazza crudamente ferita nel profondo del suo cuore ma costretta a fare da madre ai propri fratelli dopo la scomparsa dei genitori, un ricco duca spagnolo in fuga da un passato tormento, e un baronetto inglese milionario che, in virtù delle sue immense fortune, ha sempre condotto una vita viziosa in giro per il mondo ma oggi si ritrova preda di una spaventosa ossessione: il terrore di risvegliarsi nella tomba, vittima di una morte apparente.

Per non parlare degli altri personaggi che calcano il palcoscenico. Chi sono i Cavalieri del firmamento? Solo una comitiva di giovani spagnoli di alta società e ricchi, che andavano di notte in cerca di avventura o peggio? E chi è in realtà l’onnipresente e misterioso Maurizio Barkley? Mentre lo svilupparsi della storia prospetta mutamenti e addensa nubi, cosa mai legherà queste vite, che sembrano così lontane tra loro? Vite, narrate sullo sfondo della Napoli del 1826, che nello scorrere della storia dimostreranno di avere molto in comune con un morto, dal quale il musicista intende trarre grande profitto, dopo aver siglato un patto spaventoso.

«Romanzo innovativo, cupo e terribile, Il mio cadavere svela la potenza narrativa di Mastriani, definito il romanziere del popolo e considerato da Matilde Serao il precursore della narrativa di denuncia», spiega Vittorio Del Tufo nella prefazione. «Per Benedetto Croce, Mastriani appariva al popolino napoletano come il suo filosofo, educatore, consigliere e vindice. Nei suoi racconti sono ancora parole del grande filosofo si sente vivo sdegno contro gli oppressori e pietà per le vittime; ma nessuna adulazione verso il popolo, presentato com’è nella sua rozzezza e ignoranza, e spesso nella sua abbiezza e perversità».
Per poi concludere dicendo: «Rileggere Mastriani oggi, a oltre duecento anni dalla nascita, significa tuffarsi non solo in un genere letterario che conta oggi (soprattutto a Napoli) innumerevoli epigoni, ma anche in un mondo che è stato il nostro, e ci appartiene ancora. Un mondo di deboli e diseredati, e di figure malinconiche le cui silenziose scie continuano ad attraversarci, come fantasmi del passato».

Un romanzo giallonoir vero e proprio e infatti, nel corso della narrazione, ci imbatteremo in un omicidio premeditato, ma una storia in cui l’imbalsamazione del cadavere dell’ucciso e la macabra condanna, comminata all’assassino, di custodirne il cadavere per nove mesi rimanda con decisione al genere gotico, di Poe e Stevenson. E in linea con il personaggio di musicista affidato a Daniele de’ Rimini nomina Rosina e Lindoro personaggi de Il barbiere di Siviglia di Rossini ai quali aggiunge tanti rimandi alla lirica dell’epoca, vedi: le soprano Giuditta Pasta, Isabella Colbran, Teresa Giorgi, il leggendario tenore Giovan Battista Rubini.
Mastriani si compiace di inserire nel suo romanzo anche riferimenti filosofici: «Per mala ventura, quasi tutti gli amici di Edmondo (il baronetto inglese), al par di lui, erano seguaci di quella paradossale filosofia alemanna, che tanto contribuì a stravolgere le idee e a gittarle nel vacuo della ragion pura, parodia della ragion naturale … ci fu la moda di filosofare alla Kant come vestire alla francese. Insomma mentre la Germania delirava con Hegel e con Fichte, l’Italia ragionava con Galluppi».
E nel libro mi colpisce sia la previsione di Mastriani «della possibilità che ha la scienza di estendere i limiti della vita umana». …«quando la scienza avrà scoverto il modo di rendere l’uomo più valido contro i perpetui assalti della morte, e più comune la vita centenaria», che i suoi precisi riferimenti a Pietro Manni (Terni 1788-Roma 1839), medico e ostetrico italiano che scrisse un Manuale pratico per la cura della Asfissie e Giuseppe Tranchina (Palermo 1797-1837).
Come accennato all’inizio, il romanzo ha avuto in seguito numerosissime ristampe, in particolare una di queste nel 2010. Ha approfittato di una specie di lifting, restauro, o svecchiamento che dir si voglia a cura dello scrittore Divier Nelli.

Patrizia Debicke


Lo scrittore:
Francesco Mastriani (Napoli 1819-91) scrittore italiano, drammaturgo e giornalista. Fu autore popolarissimo di romanzi d’appendice (se ne contano oltre un centinaio), nei quali ritrasse le miserabili condizioni di vita del popolo napoletano attraverso la narrazione di vicende torbide, spesso derivate dalla cronaca: La cieca di Sorrento (1852), I misteri di Napoli (1875), I vermi (1862-64), La sepolta viva (1889). Ebbe a modello l’opera di E. Sue, ma tentò di prendere spunti anche dalle cronache parigine di Balzac.