Ottavia Niccoli – Morte al filatoio

1186

Editore Vallecchi
Anno 2021
Genere giallo storico
176 pagine – brossura e epub


Bologna, novembre 1592.
Il burbero sacerdote don Tomasso, direttore dell’Ospizio di San Biagio che accoglie e aiuta pellegrini e poveracci, si ritrova in casa, tra gli altri personaggi ai margini della società del periodo, un bambino che afferma di avere visto, nel filatoio nel quale lavora, il cadavere di una ragazzina. Don Tomasso si precipita a controllare, ma la morta non c’è; compare invece il giorno dopo, poiché il canale che scorre nei sotterranei del filatoio passa anche per San Biagio. Un esame fatto sul corpo svela fatti interessanti sugli ultimi giorni di vita della giovane.
Nel frattempo, lo stesso don Tomasso finisce coinvolto nelle indagini su un caso di diffamazione denunciato da una tale Violante, recente vedova, che viene anonimamente accusata di avere avvelenato il defunto marito: il notaio Martini, amico del sacerdote, gli chiede aiuto, anche perché gira voce che la donna fosse l’amante di un prete conosciuto da don Tomasso.
Ottavia Niccoli, docente di storia in pensione, ci accompagna nella Bologna della fine del sedicesimo secolo con garbo e attenzione, a volte addirittura spiegandoci il significato di alcune espressioni che potrebbero risultare oscure a molti. Si tratta di una tecnica poco comune, ma sicuramente piacevole da leggere e chiara.

La storia è avvincente, con le due “indagini” che scorrono parallele e sembrano voler attirare a sé, in concorrenza tra loro, tutte le energie del sacerdote protagonista. Ma a rendere questo romanzo memorabile sono i personaggi. Anzitutto, naturalmente, il protagonista don Tomasso, sacerdote burbero ma di buon cuore (espressione un po’ scontata ma in questo caso assolutamente appropriata) con un passato misterioso che, pagina dopo pagina, cominciamo a scoprire; rimane impresso anche Gian Andrea, uno dei due bambini che si rifugiano a San Biagio, il tipico “cinno” (si fosse a Napoli direi “scugnizzo”) scaltro e curioso, spericolato e intelligente.

Ciò che rimane più impresso, tuttavia, è l’ambientazione. La Bologna di quell’epoca prende vita tra le pagine, tra persone della classe meno abbiente e negozianti che sembrano prendere vita. Naturalmente, la preparazione professionale dell’autrice come docente universitaria di storia la ha aiutata a conoscere profondamente la società di quei tempi. Ma poi è intervenuta la sua capacità come scrittrice, anche se questo si tratta del suo primo romanzo, per fare vivere così bene il teatro nel quale i suoi burattini agiscono.

Di recente, ho letto un articolo che spiega come, in un romanzo davvero ben scritto, il lettore finisce per immaginare che i protagonisti abbiano una vita piena anche quando non sono sulla pagina. Ecco, in questo romanzo non sono solo i personaggi principali che evidentemente, quando l’autrice non sta parlando di loro, sono impegnati a fare le loro cose, ma anche quelli minori, addirittura quelle che in un film chiameremmo le comparse come, per nominarne uno, il mercante cui Gian Andrea rubacchia un po’ di cibo…
Devo però confessare una cosa. Questo romanzo mi ha appassionato e attratto tanto, ma il finale mi ha lasciato un po’ freddo.
Ovviamente non vado ad anticipare le soluzioni dei due casi, mi limito però a dire che il modo in cui si raggiungono le soluzioni mi è sembrato un po’ forzato.
Tuttavia, questo è un romanzo per il quale, forse più di molti altri, vale la massima “Non conta la destinazione, ma il viaggio”. Si tratta – mi ripeto – di un libro, semplicemente, bello. Interessante e ottimamente creata l’ambientazione, vivi e accattivanti i personaggi, avvincente la storia.
In breve: se volete perdervi per un po’ nella Bologna di fine ‘500, quella dei poveracci che vivono alla giornata, con una guida d’eccezione come don Tomasso (e, dietro ai suoi occhi, Ottavia Niccoli), “Morte al filatoio” è un’ottima scelta.

Marco A. Piva


La scrittrice:
Ottavia Niccoli, già docente alle Università di Bologna e Trento, è autrice di saggi su Rinascimento e Riforma editi da Einaudi e Laterza, noti e tradotti a livello internazionale. Morte al filatoio è il suo primo romanzo.