Stefano Brusadelli – Gli anni belli

928

Editore La Vita Felice / Collana Contemporanea
Anno 2022
Genere Narrativa
248 pagine – brossura e epub


“La sezione D.
Era stata una classe uguale a milioni di altre.
Fatta di uomini e donne ai quali era capitato di trovarsi radunati nella stessa aula senza che ciò fosse stato frutto di una loro scelta, e che poi erano stati seminati nel mondo, a sopportare ciascuno la fatica del proprio esistere.
Col passare degli anni una classe, i volti dei compagni più o meno sfuocati nella memoria, diventano un pensiero che accende la commozione, o la nostalgia”.

Credo che quasi tutti, pensando agli anni della scuola, mettano in moto la macchina dei ricordi: possono essere vaghi o decisi, commoventi – un primo timido amore, magari non ricambiato, un’amicizia speciale – o dolorosi – un compagno di scuola morto a vent’anni, divenuto nel ricordo quasi un mito (esperienza personale). Ma quegli anni sono comunque un’era, un punto fermo nella vita; un periodo irripetibile.
Mi sono dunque accostata a questa storia di compagni di scuola con grande aspettativa – chi non ricorda il film “ Il grande freddo”: stesso argomento?
Mi sono ritrovata proiettata in una storia cupa, di rancori e di odio. Sì, proprio di odio.
Giovanni Tribolato è il protagonista principale della vicenda. Tribolato: nomen omen, si può affermare, senza timore di esagerare.

È un sovraintendente di polizia, il nostro uomo, vedovo, incattivito dalla solitudine e dai malumori, che emergono a poco a poco, come un veleno che entri attraverso le fessure, senza la possibilità di fermarlo. Un veleno che appesta tutto ciò che incontra, uomini e oggetti.
Tribolato ha un unico figlio, Adamo, che si è fatto prete: un giovane dolce, paziente, positivo, che cerca senza risultato di fare breccia nel cuore arido del padre.
Chi, che cosa, abbiano ridotto così quest’uomo è storia lunga ed emergerà lentamente durante tutta la narrazione.
Un giorno, Tribolato viene contattato da un vecchio compagno di scuola superiore, Peretti: una vittima, anzi “la” vittima della classe, allora. Sgraziato, timido, poco curato nell’igiene, Peretti era tartassato da tutti, specie i più forti e sottoposto a ogni tormento, senza che mai si ribellasse o cercasse di ricambiare. Per questa sua debolezza, Tribolato lo odiava e ancora non lo sopporta.
Peretti gli racconta di essere pedinato, non sa da chi. In un secondo tempo denuncia un furto alquanto singolare: La sparizione di tutte le foto di classe, che erano per lui un oggetto quasi sacro, legato ai ricordi!

Nello stesso tempo racconta al sovraintendente di essere rimasto – lui , la vittima – in contatto con buona parte dei compagni, di sapere le loro storie: chi è diventato commercialista, chi avvocato, chi sfasciacarrozze, chi commerciante di mobili, chi è morto in un incidente..
Tribolato lo deride, non gli crede, lo maltratta, incurante della sua gentilezza. Non crede che questi fatti accaduti siano significativi.
Dopo alcuni giorni uno dei compagni, il commerciante di mobili, viene trovato ucciso col cranio sfondato, e il poliziotto è tra coloro che devono occuparsi dell’indagine.
Da questo momento in poi gli eventi diventeranno sempre più drammatici, intercalati da vicende personali dei protagonisti, fino ad un epilogo a sorpresa. Grossa sorpresa!

La parte psicologica del romanzo è preponderante.
I ricordi che tornano prepotenti ad affacciarsi nella mente di Tribolato non hanno altro risultato che alimentare il suo rancore – che pare davvero senza fine – e renderlo sempre più abbrutito, cattivo, privo di qualsiasi senso morale e di pietà verso il prossimo. Vedere in chiunque un nemico da attaccare, da ferire, è una sofferenza anche per chi legge, soprattutto se si ignorano le cause di tanta meschinità.
Spesso mi è accaduto di scrivere, di qualche romanzo, ”è una discesa all’inferno”.
Qui no. Questo è tutto un inferno. Un personaggio simile al protagonista, quasi unico nella sua negatività, mi ha lasciata senza parole. Eppure trapela qua e là – piccoli frammenti – qualche sorta di riflessione, di pentimento quasi, della persona; ma sono lampi, perché Tribolato è convinto che il mondo intero ce l’abbia con lui e pensa di doversi difendere con l’aggressività. Il figlio stesso , in seguito ad eventi drammatici che lascio al lettore, cercherà di aprire una breccia in quella scorza di ferro arrugginito, e anche qui ci saranno sorprese.

A questo punto i lettori si chiederanno se con tanto male, tanta cattiveria, valga la pena di accostarsi a questa storia.
Io rispondo affermativamente, perché la trama è movimentata e accattivante e il riscatto finale tra le varie sorprese comunque arriverà, eccome. Anche gli happy end devono essere sudati fino all’ultima pagina!
Mi sono però domandata più volte, durante la lettura (quasi frenetica, per sapere il seguito) come abbia concepito l’autore un personaggio così negativo nella sua totalità.
Stefano Brusadelli, di cui avevo letto per il Blog “ Gli amici del venerdì” si rivela nuovamente un ottimo narratore di interni. L’introspezione psicologica è in ogni pagina del romanzo. La Roma che fa da contorno al tutto è anch’essa molto ben descritta, triste, meno conosciuta, senza luoghi turistici, ma certamente più vera. E accompagna le varie vicende, come una giusta colonna sonora.
Nuova prova dell’autore: promossa.

Rosy Volta


Lo scrittore:
Stefano Brusadelli è nato a Roma il 13 febbraio 1955. Ha lavorato per molti anni nei giornali, tra cui “Il Mondo” e “Panorama”, occupandosi in prevalenza di politica italiana. Ora scrive sulla “Domenica” del “Sole 24 Ore”. Nel 2010 ha pubblicato per Vallecchi Piccole atrocità, una raccolta di racconti ambientati nella Capitale. Il suo primo romanzo, I santi pericolosi, è uscito per Mondadori nel 2013 e ha vinto il premio Crovi per il miglior esordio nel genere noir. Nel 2015 ha pubblicato Le ali di carta (Palombi), cinquanta incontri con personaggi italiani che parlano del loro “libro della vita”.